Blocco del foglio stanco

Non sono più sicura di quello che voglio, forse non l'ho mai saputo davvero. Sono in crisi per colpa dei non-risultati ottenuti e della cronica condizione di non-status, fino a far fatica pure a scrivere, perché ogni blocco che si rispetti è innanzitutto un blocco artistico. Ebbene, ho deciso allora di scrivere del blocco stesso.

Intendiamoci, non è il blocco del foglio bianco che mi affligge, anzi, semmai io ho sempre avuto il problema contrario. Ecco, allora possiamo parlare di blocco del foglio stanco. Stanco di accumulare tante, troppe idee che non trovano considerazione. Temo anzi che queste troppe idee si siano andate ad ostacolare e intasare a vicenda, nel corso del tempo... o forse si è trattato semplicemente di una mancanza di fiducia? Me lo domando perché quando lavoro su una nuova idea puntualmente una vocina dentro di me sussurra maligna: perché lo fai? Tanto non servirà a niente, ti ignoreranno anche questa volta... E quanta rabbia mi fa dover ammettere che la vocina aveva ragione. Guai azzardarsi a proporre, qui. Devo rimanere buona buona al mio (non) posto.

Ecco sorgere così il più bizzarro dei conflitti interiori, divisa fra l'impellente bisogno di scrivere, esprimermi, realizzarmi, e l'altrettanto impellente bisogno di stabilizzarmi, temprarmi, trovare questo maledetto ruolo che da sempre mi tormenta... Assurdo, proprio da una stupida riflessione su quale fosse il mio ruolo ne nacque un progetto, il Tealtro, che oggi arranca come quasi tutte le altre cose della mia vita, eppur ancora resiste cercando nuova linfa per crescere.
Presa dalla frenesia di dover fare qualcosa, di reperire un ruolo, anche uno qualsiasi e non necessariamente quello che mi piace, ho cominciato a trascurare il mio serbatoio creativo. E in questi giorni sta succedendo qualcosa.

Le opere che avevo lasciate sospese in un limbo, ora rivendicano attenzione: ho tutti i personaggi in sciopero generale dentro di me. Si sono coalizzati, e ovviamente i personaggi di Damazerico del settore romanzi sono i leader della protesta, ma anche nel settore sceneggiature si ribolle di rabbia; hanno fatto un blocco proprio stamattina, a braccia conserte, iracondi. Qualcuno stringeva in mano dei fogli bianchi, quasi a voler sventolare lo spettro della disoccupazione.
Ho dovuto metterli in cassa integrazione, pur considerandoli come figli, ma d'altronde ero in perdita economica: i bilanci da tempo non quadrano più. Se gli affari non miglioreranno sarò prima o poi costretta a licenziare qualcuno, magari partendo dal settore racconti o quello canzoni, cercando di non toccare i prestigiosi settori workshop e romanzi. Oppure si potrebbe valutare l'ipotesi di cessione dell'attività. Per evitar tutto questo l'unica speranza è inglobare un socio d'affari che porti nuove risorse, in attesa di trovare degli acquirenti affidabili.
Così mi sono accordata col sindacato interiore (inconscio): abbiamo stabilito una scadenza entro la quale dovrò trovare un socio, oppure valutare seriamente l'ipotesi di cessione, per evitar di lasciare i personaggi in mezzo ad un foglio bianco.
Non so se rendo l'idea.

E allora, che dite? Devo continuare?

-- continua --
(...forse... ) 

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