Il fascino di scrivere lettere

Chi di voi scrive (e/o riceve) ancora lettere a mano?

So che può sembrare anacronistico, ma credo che la cara vecchia lettera abbia ancora un suo fascino, oltre che una preziosa funzione che nessun messaggino istantaneo potrà mai eguagliare.

La lettera ci consente di svelarci all’altro, un altro ben selezionato verso cui scegliamo di aprirci, magari inaugurando una relazione epistolare utile a entrambi per co-indagare reciproci sentimenti, aspirazioni, malesseri.

Da adolescente ne scrivevo tante di lettere, uscendo così dalla dimensione individuale del diario per aprirmi agli altri. Il potere di queste due pratiche insieme è immenso!

Piccola curiosità a tema: nel mio primo romanzo Damazerico” feci partire la vicenda proprio da una misteriosa lettera, grazie alla quale i personaggi protagonisti riescono a riunirsi... in un’ambientazione distopica in cui nessuno le scrive più, ovviamente.

Sono curiosa di conoscere le vostre esperienze: le scrivevate, le scrivete ancora? Ma, soprattutto, che emozioni vi portano le lettere, sia scritte che ricevute? Vi aspetto nei commenti

Un laboratorio tira l'altro

Attraversare il ponte, incontro di venerdì 5/4
 

UN LABORATORIO TIRA L’ALTRO

Venerdì ho ‘varato’ il laboratorio Attraversare il ponte, dedicato ai valori e ai processi decisionali.

Nelle prime chiacchiere, le partecipanti mi hanno raccontato che nel frattempo hanno coltivato la pratica del diario dal precedente incontro, pur non tutti i giorni. Che meraviglia vedere i loro quadernoni belli pieni di inchiostro!

Da Il diario provvede ad Attraversare il ponte, però, è stato un bel salto.

Valori e processi decisionali sono roba tosta, ma la condivisione in gruppo è stata ancora più fluida e spontanea.

Il testo di riferimento 86400 è stato impeccabile. Dice bene Mazzucchelli, nel libro, quando afferma che i valori siano il sistema operativo più importante e sottovalutato che esista!

Conoscere i propri valori significa conoscere a fondo sé stessi, tappa fondamentale per riuscire a orientarsi nel delicato momento delle scelte.

È difficile, lo so, ma il diario è lì a nostra disposizione, sempre, come sostegno e specchio interiore.

Vorrei concludere la primavera con una replica di questo incontro, per dare ad altre persone la possibilità di lavorare sulla propria interiorità. E andare poi oltre. Che un laboratorio tira l’altro.

Questo percorso sta prendendo forma in maniera inaspettata, anche se sto cercando di curarlo un passo alla volta. Senza fretta. Ecco perché il pezzo successivo (che virerà verso i nostri sogni…) si farà attendere. 

A conclusione di ogni incontro lascio ai partecipanti una dispensa, che contiene i riferimenti teorici più importanti dell'incontro stesso, ma non solo; le parti finali di questo materiali (bibliografia, breve filmografia e playlist di canzoni) sono piaciute molto! Io mi sono divertita a comporle, e pure sbizzarrita, anche se dietro c’è comunque un discreto lavoro che rende il materiale assai originale.

A cosa ricorri quando devi prendere una decisione? Ti affidi ai tuoi valori, ai tuoi diari, ai tuoi cari, o all’istinto? Oppure vai nel panico? In ogni caso, se il laboratorio ti incuriosisce, scrivimi!


Fascette... alternative

 

FASCETTE… ALTERNATIVE

Le fascette sui libri sono, di solito, altisonanti e celebrative. I toni entusiastici cercano di attrarre il lettore attraverso numeri da capogiro, veri o stimati che siano. Tizio, un autore da millemila copie. L’opera che ha stupito milioni di lettori. Il libro vincitore del tal premio letterario.


E se, invece, la fascetta ci parlasse del libro che abbiamo fra le mani, del perché dovremmo leggere quella storia? Fascette responsabili, insomma.


Non potendo avere né le une né le altre, mi sono divertita a immaginare delle fascette autoironiche per i miei libri.

Non mi dispiacerebbe proporle in una futura presentazione per far ridere il pubblico!


Ma non solo. Ho cercato di andare oltre la facile battuta: nella seconda cover ho inserito, infatti, una fascetta fittizia che fornisse un’informazione autentica sulla mia opera.


…Ci ho messo davvero 11 anni a pubblicare L’amore provvede, e potrebbe non essere nemmeno il mio record!


Quanto alla fascetta responsabile: ne lascio una da completare… se ti fa piacere, scrivila tu ✍

Su LinkedIn sono già uscite fuori alcune belle idee: un romance che va oltre le apparenze; un romance che esce fuori dagli schemi; un romance che era inedito.



Se ti ho incuriosito, trovi il romanzo qui: www.amazon.it/Lamore-provvede-Elisa-Cugliandro-ebook


DIRITTI DEL LETTORE: QUALE AGGIUNGERESTI?

 


DIRITTI DEL LETTORE: QUALE AGGIUNGERESTI?


Nelle ultime settimane abbiamo visionato ogni singolo diritto del decalogo di Pennac, esplorandone le varie sfumature, ma… manca forse qualcosa?


Il decalogo va bene così com’è, sia chiaro, però mi sono divertita a immaginare un diritto... supplementare.


Vi propongo dunque un potenziale diritto del lettore che, ne sono certa, piacerebbe ad alcuni e molto meno ad altri: il diritto di leggere più libri contemporaneamente.


Se un lettore può sentirsi libero di non leggere, di saltare le pagine, di leggere dove e cosa gli pare, perché mai non dovrebbe sentirsi libero anche di leggere più opere insieme?


Io, lo confesso, ogni tanto lo faccio. Non è una routine, ma nemmeno un qualcosa che evito. Una buona combinazione potrebbe essere un saggio al mattino e un romanzo rilassante la sera, ma ognuno può agire come meglio crede. Essendo comunque roba per lettori esperti, forse non è un diritto così inclusivo come quelli del decalogo.


Si conclude qui questa rubrica sui diritti del lettore, che è cresciuta di lunedì in lunedì anche grazie ai tuoi commenti e contributi.


Ti capita di leggere più libri contemporaneamente?

C’è un qualche altro diritto che aggiungeresti?

Progetto Tealtro

 


PROGETTO TEALTRO

Oggi ricorre il decimo anniversario del primissimo workshop del Tealtro.

Il Tealtro è stato un mio (folle) progetto sperimentale. Uno dei tanti ;)

Dieci anni fa, però, avevo molte meno competenze di oggi. Eppure, mi lanciai in quel progetto senza sindrome dell’impostore, desiderosa sola di sperimentare qualcosa di nuovo. In questo, devo dire, mi aiutò l’antecedente esperienza in terra francese, dove mi ero presentata ancora più sprovveduta…

Il primo workshop che proposi era surreale: i partecipanti dovevano autoassegnarsi un ruolo in un ipotetico musical, che avrebbero messo in scena successivamente. Ebbene, quel workshop è a tutti gli effetti l’antesignano di Attraversare il ponte, in salsa ludico-teatrale.

In totale ideai 8 workshop. Cambiavo il tema dell’incontro, passando dalla moda all’horror, dalla distopia ai sogni, dalla musica al cinema… Il tutto molto divertente, ma ancora acerbo. L’anno successivo si unì in co-conduzione una psicologa, che alzò subito il livello, dando modo ai partecipanti di scendere più in profondità di loro stessi.

Il progetto andò avanti per 15 mesi, durante i quali coinvolsi circa 30 partecipanti per un totale di 14 incontri, in diverse realtà locali torinesi.

Avrei voluto proseguirlo, farne addirittura un lavoro, ma le circostanze mi portarono decisamente altrove. Ed è stato giusto così: dovevo maturare.

Il punto, però, è che da qualche parte dovevo pur cominciare.

Spesso si pensa solo alle qualifiche del professionista, ai suoi titoli e quindi in generale alla teoria, ma senza dimensione pratica non si fa esperienza del mondo. Insomma, per realizzare un progetto non basta studiare: bisogna buttarsi e sperimentare, senza complessi. È solo sperimentando (e sbagliando) che si impara!

E difatti, seppure in maniera caotica, disordinata e caciarona, il Tealtro è stato un progetto fondamentale per me.

Cosa ne resta oggi?

Tanto. Non solo perché nel frattempo ho acquisito titoli, metodi e quant’altro, ma anche perché molti dei semi piantati allora risiedono ancora nei miei attuali laboratori - meno teatrali eppure più efficaci e centrati sui bisogni della persona.

Se ti va di scoprire te stesso, ti aspetto al prossimo laboratorio Attraversare il ponte.

IL DIRITTO DI TACERE

 


IL DIRITTO DI TACERE


“Le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere. E nessuno è autorizzato a chiederci conto di questa intimità.”

 

Il celebre decalogo dei Diritti del lettore si chiude con questo diritto che è un invito a una non-azione.


Fin dai tempi della scuola siamo abituati a dire qualcosa su quanto letto: dalla scheda libro alla recensione sui social, fino al più semplice parere… Eppure Pennac ci ricorda che, dopo aver finito di leggere un’opera, possiamo avvalerci del diritto di tacere.


Possiamo non avere qualcosa da dire.

Non dimostrare a tutti i costi di aver capito quanto si è letto.

Non accelerare i tempi di “digestione” di un libro.

Possiamo, insomma, tenerci per noi le nostre intime sensazioni.


Questo decimo diritto è prezioso perché ci ricorda che non siamo tenuti a rendere conto per forza di quanto letto, compreso, interpretato.

Tacere è un diritto di cui dovremmo avvalerci senza problemi né sensi di colpa.


Il decalogo è finito, ma io ho preparato un ultimo approfondimento (lunedì prossimo) con cui chiuderò questa rubrica dalla quale ho imparato moltissimo, soprattutto grazie ai vostri preziosi interventi.


Quanto senti tuo il diritto di tacere?

C’è un libro che ti ha lasciato senza parole?

E i romanzi prendono vita



--- PRESENTAZIONE A TRINO VERCELLESE, 14 MARZO 2024 ---

Questa è stata una settimana pazzesca per “L’amore provvede”. Ieri ho presentato entrambi i romance a Trino Vercellese, nella rassegna “Mangiare parole” condotta dal bravissimo Raffaele Borghesio. Anche stavolta ho condiviso la serata con un collega autore di grande esperienza, Fulvio Di Sigismondo. È stata una gran bella presentazione!


E pensare che lunedì sono arrivate le prime valutazioni su Amazon a una stellina… Di quelle brutali, senza recensioni scritte. Per un’opera auto-pubblicata non è proprio il massimo.


In presenza, però, è tutta un’altra storia.

Perché si ha l’opportunità dell’incontro.

E i romanzi prendono vita.

Leggendoli a voce alta (come suggerisce Pennac).


Cantando e suonando “Close your eyes”, proprio come fa Chiara nella storia.


Ascoltando il feedback di una lettrice soddisfatta, in particolare, della parte diaristica del primo atto.


Firmando dediche, spacciando segnalibri e ampliando il pubblico attorno alla serie.


E poi, verso casa, distrutta di stanchezza, ascoltando “Iris” che passa in radio.


Ecco, scelgo di essere grata per quanto di bello sia accaduto attorno ai libri, ma scelgo anche di accettare con serenità le cose che non posso controllare.


Vi lascio, infine, un breve contributo sonoro!


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