R-ockdown

To rock= dondolare, oscillare


Proprio di oggi è la notizia che una libreria apre a Torino.

Una libreria. Apre. In piena pandemia. Sull'orlo del lockdown! Questa, se volete, è follia. Oppure una ventata di speranza che spira su di noi.

Se leggete l'articolo (sull'edizione cartacea odierna de La Stampa Torino) apprenderete che ad aprirla è un archeologo: l'Indiana Jones dei nostri tempi ha dichiarato di aver realizzato il suo sogno.

Ha realizzato il suo sogno... Nonostante la realtà.

Stiamo barcollando sull'orlo di un precipizio, noi singoli così come noi comunità, per questo ci stanno ordinando di restare fermi dove siamo. Paralizzati dove siamo. In questo momento l'oscillazione è tale da non permetterci di camminare correttamente, ma si può sempre dondolare...

Dondolare per avere una parvenza di equilibrio, senso del ritmo in una quasi danza che ci fa sentire vivi, stralcio di movimento nel momento in cui ci dicono di restare fermi. Dondolare non vuol dire negare il pericolo, e nemmeno comportarsi da incoscienti: significa provare a trarre giovamento da una situazione di stallo che potrebbe alla lunga danneggiarci comunque. Dondolare per restare caldi e tonici, per non perdere l'abitudine, magari canticchiando una canzone (of course, una canzone rock).

Rockdown letteralmente vorrebbe dire dondolare giù. Che suona abbastanza strambo, quindi perfettamente adatto alla situazione; Se il lockdown indica il confinamento e la serranda collettiva abbassata, il rockdown può indicare un movimento inusuale, ritmato, pulsante, sebbene prudente e limitato, come resiliente forma di r-esistenza.

Nella vita di tutti i giorni si può tradurre con: prendersi cura di sé, del prossimo e del posto in cui abitiamo. Indossare la mascherina, certo. Ma anche acquistare nelle botteghe sotto casa, vivendo il nostro quartiere come se fosse il nostro villaggio... Questa piccola cosa, fattibile anche in zona rossa, sosterrebbe i piccoli imprenditori e contribuirebbe a costruire un microcosmo di solidarietà fra cittadini. Al contrario, qui pare che il massimo dell'interazione possibile fra concittadini sia il controllarsi a vicenda a mo' di sceriffi. E pensare che cordialità e gentilezza sono praticabili anche a distanza di sicurezza.

Fintanto che abitiamo zone rosse, o aspiranti tali, questo è ciò che possiamo fare. (Sforzarci di) prenderci cura di noi stessi e del prossimo.

Ma non basta. Né rimanere paralizzati, né dondolare, né camminare incuranti di tutto. Bisognerà poi scuotersi. Quando sarà finita l'emergenza non saremo più paralizzati, né dondolanti, eppure non potremo tornare a camminare incuranti di tutto ciò che ci circonda, non ce lo possiamo più permettere: l'emergenza sanitaria del Covid-19 ha messo bene in evidenza ciò che palesemente non funziona, ma ha anche riordinato le nostre priorità. 

E allora, se stiamo imparando la lezione, proviamo a ripensare le nostre città! Affinché in futuro si possa parlare solo di zone verdeggianti.   

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