29 giugno

Cara Giulia,
oggi è un giorno speciale, compi due anni!
Lo so, lo so, non puoi leggere questa lettera, ma sento comunque il bisogno di scriverla, quasi fosse il mio di compleanno… Perché quella notte sono nata anch'io con te, in un nuovo ruolo che sarà per sempre, quello di mamma.
Ah, quella notte di luna piena. Mi sentivo pronta, eppure nulla andò come l'avevo previsto… La prima grande prova non furono i dolori delle contrazioni, ma l'accettare il cesareo. Dovetti per il tuo bene, anche se non volevo, perché ero impreparata a quell'evenienza che non avevo minimamente preso in considerazione… Ricordo tutto, non si dimentica così come si suole pensare. Ricordo il freddo della sala operatoria, il senso d'impotenza, lo stuolo imponente di infermieri e dottori attorno a me, le braccia bloccate, le parole dolci sussurrate dall'ostetrica per tentare di placare la mia agitazione, la sensazione terribile al momento della tua nascita, suona strano dirlo, che non era dolore vero e proprio ma peggio! Senso di svuotamento, come se ti stessero strappando via da me... E così era, in effetti… Poi ti sentii piangere. Mi tranquillizzò sapere che eri nata e che stavi bene. 
E poi, Dio mio, ti ho vista per la prima volta.
Non potevo prenderti, maledette braccia bloccate, ma ti diedi un bacio fugace sulla testolina piena di capelli. Ricordo il mio primo pensiero, nitido, quando ti ho vista: sei bellissima. Se nella vita non mi ero mai veramente sentita all'altezza di niente, cavolo, tu hai spazzato via di colpo qualsiasi senso di insicurezza, qualsiasi presunto fallimento avessi accumulato fino a quel momento. 
La mattina successiva fu il tuo papà ad avere l'onore di tenerti per primo, per me fu bello guardarvi.
Che dire, poi, della nostra prima coraggiosa notte insieme... Acconsentii per farti stare con me, anche se non avevo ancora latte da offrirti. Ti giuro che non dormii neanche mezzo secondo, quella notte. Tu avevi fame e piangevi in continuazione. Io affrontai la situazione con quella forza misteriosa che affiora nelle neo-mamme, nonostante i dolori. Quella fu la mia notte di, ehm, tirocinio. E che tirocinio.
Poi il latte arrivò: altri dolori! Non me li aspettavo, meno male che stalkerare le ostetriche fu utile per farmeli passare e, soprattutto, per farmi spiegare come funziona l'allattamento. La mia vicina di letto, lo ricordo bene, dovette rinunciare ad allattare per problemi lavorativi. Così va il mondo, spesso le mamme non sono in condizione di affrontare al meglio il loro ruolo. Io per fortuna riuscii a gestire bene il mio corpo, trasformatosi nel frattempo in latteria ambulante (a proposito: sono talmente incredibili le potenzialità del nostro corpo che i complessi adolescenziali vanno dritti nel dimenticatoio).
Ma devo confessarti, Giulia, la mia più grande difficoltà di quel primo periodo; non le notti in bianco, non la stanchezza, non i chili in più, nemmeno i dolori del cesareo, bensì l'isolamento... Il diradarsi delle amicizie, degli aperitivi, della matita sugli occhi, del buon profumo, del vestito elegante. Non posso mentirti su questo, Giulia, è stata dura. Se ho evitato la famigerata sindrome post-partum lo devo all'aiuto della nostra famiglia. E' stato importante, fondamentale direi, il contributo di nonni e zii. E poi il tuo papà, te l'ho già detto? Hai un papà splendido. Si è dato tanto da fare, ha sopportato tutti i miei sbalzi d'umore senza batter ciglio, si è preso cura di te ogniqualvolta potesse. Sono comunque pronta a scommettere che sono tanti i papà che si danno da fare per aiutare le loro compagne durante il puerperio.
In primavera tornai poi a lavorare, mentre tu entravi al nido. Anche questa è stata una scelta, coi suoi pro e i suoi contro, ma sono contenta del beneficio che ti ha portato, a dispetto dello sforzo economico. 
In futuro, Giulia, spero di poter vivere i miei molteplici ruoli nel migliore degli equilibri possibili… perché tu hai diritto ad avere una madre serena. Non si smette di essere donne quando si fanno figli, e si continua a essere donne anche senza diventare madri. In ogni caso bisogna essere forti, reggere l'urto di ogni domanda fuori luogo, come ad esempio quando fate il secondo?; tante volte ci si dimentica di partire dalle domande semplici. Come stai? Hai bisogno di qualcosa? Come ti senti?; una neo-mamma impara il suo ruolo sul momento, le persone a lei vicine dovrebbero supportarla sempre. Giulia, non per tutte è così. Riteniamoci fortunate per ciò che abbiamo avuto dunque, la mamma potrà sempre recuperare le cose cui ha dovuto rinunciare.
Di tutte le scelte che ho fatto nella vita, avere te è stata la scelta più bella. I sacrifici sono evidenti, io e il tuo papà siamo molto più stanchi di prima... Ma anche molto più felici.
Perché la felicità sta nelle piccole cose, ancorché faticose.
I nostri mini-musical la sera nel letto, in attesa del papà.
La tua voracità quando mi vieni in braccio per mangiare quel che sto cercando di mangiare io.
Le tue risate quando io o papà ti riempiamo di baci facendoti il solletico.
Le tue esultanze, i tuoi uao colmi di sincero stupore.
Il tuo venire a curiosare cosa faccio se vado in un'altra stanza, anche in bagno naturalmente.
Le tue paroline, ora quasi frasi. 
Piccola bimba boccolosa dagli occhi azzurri, ti voglio un bene infinito.
Tanti auguri amore mio,
la tua mamma scrittrice
 

Manuale del provetto sognatore

"Sognare è dirigersi laddove nessun altro osa andare"

Domanda a bruciapelo: credete nei vostri sogni?
Scusate, se volete qualcosa di meno imbarazzante vi chiedo quanto pesate.
E' che non siamo abituati a questo genere di domande, di cui peraltro mi sono già occupata in un post precedente, ricordate?
Torniamo alla domanda iniziale, però. Magari riformulata per bene.
Nonostante tutto, avete ancora speranza di realizzare i vostri sogni?
Lo so, non è facile. In questo Paese, poi...
Quali che siano i vostri sogni, ci sono due grossi ostacoli al giorno d'oggi. Il primo è l'appiattimento: spesso siamo costretti a ridimensionare le nostre ambizioni, vuoi per l'età, vuoi perché non abbiamo un soldo, vuoi per pigrizia… Il secondo è l'omologazione: la società in cui viviamo ci vende gli stessi modelli, come se la ricetta per l'auto-realizzazione fosse uguale per tutti. A lungo andare ci si ridimensiona, o si finisce per desiderare le cose che desiderano gli altri, fino ad arrivare al punto di non sognare più. Si arriva così a vivere nell'abitudine di una quotidianità confortevole ma sempre uguale.
Se credete che sognare sia una roba da ragazzini o perditempo, provo a riformulare ancora meglio la domanda iniziale: amate ciò che fate quotidianamente?
Per sognare ci vuole esercizio, soprattutto in età adulta, quando si è ormai perso l'entusiasmo tipico della gioventù. Vi propongo dunque il manuale del provetto sognatore, un breve compendio pieno di domande (le risposte, per quanto confortanti, non vi servirebbero) che vi aiuterà a cambiare quel tanto che serve il vostro sguardo. Prima di correggere la rotta bisogna sapere dove si vuole andare.


MANUALE DEL PROVETTO SOGNATORE IN 10 PRATICI PUNTI

1. Prova a conoscere te stesso. Scambiati due chiacchiere interiori, ponendoti domande scomode del tipo mi piace il mio lavoro?, mi diverto per davvero quando esco con gli amici?, dedico abbastanza tempo alle mie passioni?, lo faccio perché mi piace o solo per i soldi?, perché il primo passo da fare è quello della consapevolezza: capire cos'è che non va nella tua quotidianità. Sii sincero però, è con te che stai parlando!  
2. Analisi dei bisogni. Presa consapevolezza, ora devi capire dove vuoi dirigerti. Non devi affannarti a trovare le risposte, ma devi riuscire a porti le domande giuste, ancorché scomode: Cos'è che mi renderebbe felice? Chi sono io veramente? Quali sono le mie vere inclinazioni? Cosa mi manca in questo momento che vorrei disperatamente?
3. Dai bisogni ai sogni. Perché i tuoi sogni diventino realtà è necessario che siano sensati, ben strutturati e fattibili. Non è che puoi investire su qualsiasi scemenza l'io interiore ti espone! Proseguiamo, allora, con l'esercizio delle domande. Come posso concretizzare le mie idee?, Esiste un modo per migliorare le mie giornate?, C'è qualcuno che può sostenermi in questo percorso? Conosco un esperto al quale chiedere supporto? Qualsiasi aiuto esterno non farà che migliorare i tuoi progetti, ma ricordati che non devi sentirti inadeguato, troppo vecchio o troppo giovane. Sognare si può a qualunque età! 
4. Primo ingrediente magico: la Pazienza. Non basterà sudare, dovrai aspettare. Se hai fretta, stai pur certo che non farai molta strada. Quanto sono disposto ad aspettare perché il mio sogno si realizzi?, Saprò attendere pazientemente il raccolto di quanto appena seminato? La scalata sarà dunque lunga, e faticosa: non ci si improvvisa esperti in qualcosa, in nessun campo, per questo occorrerà del tempo. Se invece volete barare imboccando scorciatoie fate pure ma... scalare l'Everest sarà un merito che tutti vi riconosceranno, farvici trasportare in braccio no. 
5. Secondo ingrediente magico: la Resilienza. Viviamo in un mondo arduo per gli aspiranti sognatori: durante il percorso dovrai far di necessità virtù, traendo beneficio nei momenti più difficili. A volte siamo così persi nel nostro egocentrismo che non siamo disposti ad accettare che il nostro sogno venga contaminato dall'esterno. Di solito nulla va come lo si pianifica, le sorprese sono all'ordine del giorno. Il teatro della vita funziona così, pieno di colpi di scena. C'è qualcosa che posso modificare nel mio modus operandi?, Posso proseguire il mio progetto in maniera alternativa?, Potrò accettare che il mio progetto si modifichi, senza lasciare che il mio egocentrismo prevalga?
6. Avvertenze. Ricordati che viviamo in una società competitiva, dove i modelli sono standardizzati, omologati, dove l'aspettativa sociale vorrebbe rifilarci dei percorsi di vita- pacchetti già preconfezionati. Compiacere queste pressioni che ci arrivano da ogni direzione non farà che aumentare il nostro grado di insoddisfazione. Perché la nostra società diventi un po' meno competitiva e, per esempio, più comprensiva, c'è un solo modo: cominciare noi stessi a non giudicare gli altri quando hanno il coraggio di portare avanti delle scelte apparentemente sconsiderate, rischiose, impopolari. Mi sforzerò di non giudicare i sogni altrui?, Riuscirò a trarre forza e ispirazione dai successi degli altri, lasciando da parte l'invidia?
7. Esempio autoreferenziale. Ho redatto questo manualetto perché conosco bene la materia di cui scrivo. Questo non fa di me un'esperta in niente, ma le linee guida sovrastanti sono autentiche. Anche scomode, lo so, ma sognare non fa rima con facile. Negli anni mi sono buttata in mille mirabolanti progetti, e infatti conosco bene la frustrazione che si prova a ogni caduta, ma il vero fallimento sarebbe stato non provarci, mettendo a tacere le mie voci interiori. Le domande che mi hanno aiutato a stare meglio sono state: Sentimi un po', sono te stessa... Hai davvero intenzione di lasciare in un cassetto tutta quella roba che hai scritto? Cosa farai quando sognerai nuovi incipit? Chi l'ha detto che non puoi essere mamma, lavoratrice e scrittrice?
8. Allora, che ne dici? Vuoi provare a realizzare i tuoi sogni?
9. E allora che ca**o aspetti?
10. Sei ancora qui a leggere? Fila!

Spazio recensioni- Cecità di J. Saramago

Cecità, di José Saramago, 1995 
Edito da Feltrinelli   

"Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che, pur vedendo non vedono"

Immaginatevi cosa accadrebbe se nel mondo dilagasse, inspiegabilmente, un’epidemia di cecità. Questo è lo scenario apocalittico che è scaturito dalla penna dello scrittore portoghese José Saramago, non a caso premio Nobel alla letteratura nel 1998. Cecità è un romanzo sconvolgente per la crudezza della narrazione, che non fa sconti a nessun personaggio.

In una imprecisata metropoli si diffonde – improvvisamente e senza spiegazioni razionali – un’epidemia: si tratta di una cecità desueta, il cui sfondo appare bianco latte anziché nero tenebra. Il Governo decide di internare tutti i malati dentro un manicomio, non a caso qui non-luogo simbolico di perdita della ragione, al fine di contenere la diffusione del 'mal bianco'.

Trasformarsi in egoisti disposti a tutto è purtroppo facile in una situazione estrema, guardare alla cronaca dei fatti crudeli che avvengono nel mondo, dove si uccide anche solo per divertimento o per noia (l’elefantessa in India è il caso più eclatante del periodo), però Cecità mostra come il tutto parta dall’alto: un Governo appena appena citato all’inizio che decide di eliminare il problema dei malati nel più sbrigativo dei modi, sacrificando il benessere individuale per una presunta sicurezza nazionale, calpestando quindi qualsiasi bisogno primario. Ma la cecità è come un’onda inarrestabile che a un certo punto del romanzo spazza via anche queste ultime considerazioni, facendo precipitare il mondo nel caos come spesso accade nelle storie di zombie, solo che qui è un maestro della letteratura a descriverlo.

La seconda parte della trama scorre ancora più coinvolgente: si cambia scenario, ma la crudezza non diminuisce. Quando nessuno è più in grado di provvedere a nessuno si regredisce a uno stato primordiale di massa, mentre persino gli animali domestici mutano il loro comportamento, in una descrizione realistica e per questo agghiacciante.

Le varie ambientazioni appaiono raccapriccianti attraverso tutti e cinque i sensi, quand’anche inquietanti nella seconda parte del libro, tanto da poter fare impallidire l’intero genere horror: qui la paura è così concreta e verosimile da facilitare l’immedesimazione.

I personaggi sono fragili, pronti a macchiarsi di qualsiasi nefandezza pur di mangiare, ma anche sorprendenti laddove fanno prevalere pietà, buonsenso, gentilezza, persino amore. Non c’è dubbio però che Samarago dipinga una società alla deriva e apparentemente senza speranze, se non fosse per gli unici due occhi che ancora riescono a illuminare un poco la via.

Le analogie con l’epidemia attuale di Covid-19 non mancano, anche se qui la cecità collettiva può essere interpretata e trasposta alla nostra cosiddetta normalità: accecati siamo da una luce fortissima, che ci impedisce di vedere le cose per quello che sono, tanto da perderne il valore.

Ciò che mi ha subito colpito di questo libro è però lo stile narrativo dell’autore, decisamente fuori dagli schemi: personaggi privi di nome proprio, protagonista compresa, dialoghi senza le consuete virgolette e inglobati all’interno della voce narrante, frasi lunghissime con pochi privilegi di pausa, punteggiatura arida (i punti interrogativi ed esclamativi non sono contemplati), tempi verbali alternati, eppure il testo funziona e inchioda alle pagine come pochi. Di tutti i romanzi che ho letto in vita mia, nessuno somiglia a Cecità sotto questi aspetti. Le descrizioni sono minuziose, realistiche, in certi passaggi insopportabili. Saramago ha uno stile difficile, originale e inimitabile. La forza della trama è potente, fin dalla prima immagine del semaforo rosso, una sorta di presagio nella vita del personaggio- paziente 1, come l’avremmo chiamato in questi tempi. Da menzionare con lode il sapiente uso dell’ironia, sparsa qua e là, talvolta velata, in modo da non contraddire i toni cupi della narrazione stessa.

Una considerazione sul finale: senza fare spoiler, credo che un lettore esperto potrà indovinare precocemente la conclusione del romanzo, ma si tratta senza dubbio di un finale ben costruito e coerente con la storia.

Avvertenza: il libro non è adatto ai lettori sensibili, i contenuti sono forti ed espliciti, quasi insopportabili in alcuni passaggi. Attenzione: il libro non è nemmeno adatto ai lettori occasionali e/o scostanti: frasi, periodi, capitoli sono ben più lunghi dello standard, potreste fare molta fatica. In tal caso potete ripiegare sul film, Blindness, non l’ho visto ma dal trailer sembra essere fedele al romanzo.


  Narrazione (coinvolgimento e svolgimento della trama) ...DA PREMIO NOBEL
  Linguaggio (grammatica, sintassi, ricchezza del lessico) SUPER!
  Stile/ originalità (quanto l'autore sia riuscito a distinguersi) ...DA PREMIO NOBEL
  Personaggi (evoluzione, caratterizzazione, dialoghi) SUPER!
Copertina e quarta di copertina (presentazione esteriore del libro) OK

Che lettore sei?

Che lettore sei? Uno di quelli che abbandonano facilmente dopo poche pagine? O, al contrario, un purista ostinato che deve sempre e comunque arrivare a conclusione? Ami la caccia al dettaglio, oppure ti lasci subito trasportare dalla fantasia? Vai a periodi, leggi in biblioteca, fingi di aver letto molti libri... o cos'altro?! Leggi questi profili semi-seri qui sotto e scopri a quale ti avvicini di più. 


BARONE RAMPANTE
Aperte le pagine di un libro ti auto-proietti in un'altra dimensione e guai a chi prova a fermarti o a dirti di fare altro! Sei un purista del romanzo, lo devi vivere come un'avventura mozzafiato empatizzando al massimo coi personaggi. Vorresti rimanere arrampicato sull'albero della fantasia per sempre, invece di provare quella forte nostalgia quando giungi al finale... E dunque non ti resta che bramare un seguito, anzi, un'intera saga.
Consiglio: hai una capacità notevole di immedesimazione, forse hai anche affinità col teatro? Comunque sia bisogna passare oltre, magari innamorandoti di un nuovo libro. Se proprio la nostalgia non se ne va, scrivi una bella recensione sul romanzo che ti ha rapito così tanto: sarà il tuo rito di congedo. Forse.

DON CHISCIOTTE
Sei un esperto di avventure letterarie, ne hai vissute così tante attraverso i tuoi adorati personaggi che spesso affronti la vita reale come se fosse un romanzo; sei sognatore e ottimista, troppo per sopportare il cinismo del mondo... Ecco perché ami immergerti in un'avventura esotica a caccia di tesori, quando in realtà stai semplicemente andando alla fermata del pullman. 
Consiglio: devi affrontare il cinismo del mondo reale, senza però abbandonare la tua indole spensierata e naif, basta giusto diventare un po' Sancho Panza.

DOTTOR JEKYLL E MR. HYDE
Sei un tipo di lettore bipolare: ci sono periodi in cui saresti capace di leggere l'intera biblioteca nazionale, e periodi invece in cui non riesci a concludere nemmeno una pagina, per i più svariati motivi: lavoro, bambini, palestra, stanchezza, pulizie di primavera... O tutte queste cose messe assieme. 
Consiglio: probabilmente i tuoi 'periodi no' coincidono con situazioni molto stressanti in cui tutto quello che desideri è un divano in cui sprofondare, specie se sei una mamma lavoratrice. E' comprensibile che tu non abbia voglia di leggere! Sarebbe bello però che provassi a ritagliarti uno spazio settimanale dedicato solo alla lettura, proprio per rilassarti, basta evitare di prefiggerti obiettivi troppo onerosi: le saghe da 1000 pagine non fanno per te, meglio cose più brevi. Non ti preoccupare: nelle situazioni più disperate basteranno anche solo le vignette della Settimana Enigmistica.

EBENIZER SCROOGE
Sei un bibliofilo incallito, possessore di una libreria ricca, ordinata e suddivisa con un tuo preciso criterio; non perdi tempo a infoltire la tua collezione, di cui diventi ogni giorno più geloso. Quando però vengono a trovarti amici e parenti, guai se solo osano avvicinarsi al tuo prezioso tesoro! Perché la tentazione è che poi ti dicano: "bello questo! Me lo presti?", ponendo in te enormi problemi di etica e autocontrollo. 
Consiglio: ami leggere e su questo non ci piove, il tuo problema è il possesso. Per uscire da questa dimensione prova a essere tu quello che chiede libri in prestito agli altri, così da allargare ancora l'orizzonte della tua libreria. E poi, scusa, se ti chiedono libri in prestito significa che hai buongusto, no?

FRODO
Quando incominci un libro, il tuo obiettivo è arrivare fino in fondo. Il che è un problema quando il libro in questione non si dimostra esattamente coinvolgente, ma tu sei un integralista ostinato e lo vuoi portare comunque a termine… Magari lo brucerai tra le fiamme di Mordor, ma prima devi finirlo! Postfazioni e note comprese! Ne va del tuo onore di lettore.
Consiglio: se un libro non ti piace, la cosa più naturale del mondo sarebbe quella di chiuderlo. Se fosse una ragazza che scopri non essere più interessante come alla prima impressione, continueresti a frequentarla? Può capitare che un tal romanzo non faccia per te. Eccezione fanno i libri scritti dagli amici o dai parenti: quelli ti toccano proprio. Come a Frodo toccò sorbirsi l'opera di zio Bilbo...

HERMIONE GRANGER
Leggi ovunque e comunque, passeresti le giornate in biblioteca, ne sai di qualunque argomento/ autore/ saga. Conosci tutti i classici, ti diletti anche con la saggistica, non sei mai sazia di sapere. Risolvi i tuoi problemi attraverso le avventure dei protagonisti da te tanto amati, quasi avessi una bacchetta magica. Gli altri ti chiedono consigli di lettura, però… capita che poi si dimentichino di invitarti alle feste e agli aperitivi, trattandoti da creatura asociale.
Consiglio: non ti devi vergognare della tua passione, piuttosto dovresti trovare un modo di condividerla, che ti faccia magari guadagnare un po' di popolarità. Se non sei ancora una bookblogger è il momento di diventarlo! 

MADAME BOVARY
La noia è il pericolo che t'aspetta dietro la prossima pagina. Vorresti leggere tanto, magari la copertina ti attrae sul serio, ma una volta cominciata la lettura ti accorgi che non fa per te. Hai paura di deludere l'amico o il parente che ti ha prestato quel volume, così fai finta di niente e ne acquisti un altro più attraente. Passi da un volume all'altro senza riuscire a mantenere quella travolgente passione da aspettativa iniziale quando leggi la trama e visioni la copertina, senza riuscire a beneficiare di un legame duraturo e soddisfacente con nessun libro, alimentando così una notevole pila sul comodino.
Consiglio: probabilmente stai inseguendo il genere letterario sbagliato se ti annoi così, o non hai ancora trovato quello giusto per te. Prova a cambiare completamente: se ti annoi col bestseller idolatrato da tutti, prova un titolo di nicchia; se la storia d'amore non va prova col fantasy o viceversa; infine, prova a non caricarti di troppe aspettative - magari riflessi di libri bellissimi letti vent'anni fa - e cerca di aprirti al gusto di una nuova esperienza.

MARCOVALDO
Hai una sincera passione per i libri, ma sempre le tasche vuote, tanto da guardare con desiderio e insoddisfazione le vetrine dello store del centro... Alla fine ti riduci a rileggere qualche vecchio libro trovato in casa fra gli scaffali impolverati, o al massimo ad acquistare qualche libretto rimediato fra le bancarelle. Le pubblicità sui vari canali mediatici che segui ti mettono però l'acquolina in bocca su nuove edizioni, tomi da collezione e titoli freschi freschi: non ti resta che attendere la lista dei regali di Natale.
Consiglio: biblioteca! Semplice, no? In attesa di avere un salario che ti permetta di toglierti qualche sfizio, non ti resta che quest'ovvia ma spesso trascurata soluzione. Una tessera gratuita e un accesso a migliaia di titoli. E se proprio vuoi un volume da tenere sempre con te, beh, potresti sempre diventare uno scrittore.

PINOCCHIO
In giro sostieni di aver letto questo e quel capolavoro, citi trame e frasi estratte da Wikipedia, ami bazzicare ovunque ci siano eventi, presentazioni, fiere, ma in realtà leggi poco e niente, forse per noia. Tuttavia non ti va di fare brutta figura, quindi ti inventi di aver letto tutti i classici della letteratura mondiale. Sei magari un buon oratore e questo ti aiuta a rendere credibile la tua tesi.
Consiglio: agli altri puoi raccontare quello che ti pare, ma il punto è che cosa vorresti davvero aver letto per poterne fare sì un vanto legittimo? Riflettici su, e poi prova a leggere (sul serio) il libro che più ti ha incuriosito. Se sarai stato bravo, allora potrai pensare di recuperare gli arretrati.

SHERLOCK HOLMES
Sei un tipo di lettore pignolo, sempre alla ricerca di un dettaglio o indizio o refuso fin dalla prefazione. A metà libro devi essere già in grado di sapere chi è l'assassino e il suo movente, altrimenti ti arrabbi con te stesso! In più, trovi in media almeno 2-3 refusi per libro. Se individui un errore grammaticale, poi, lo racconti indignato a tutti. Già che ci sei analizzi anche la quarta di copertina per vedere se corrisponde alle potenzialità del libro.
Consiglio: se hai un occhio così clinico, forse sei un editor o un editor mancato. O, peggio ancora, uno scrittore emergente che insegue il mito della perfezione. Rilassati, sei bravissimo in ogni caso! E un errorino può sempre capitare a tutti, ricordatelo. Prova a goderti il libro che hai fra le mani senza troppo giudizio, aprendoti alle emozioni che l'autore ha trasmesso.

SUPERMAN
Leggi in maniera compulsiva, due o anche tre libri per volta, divori saghe a colazione e saggistica a merenda. Non ti fermi mai, magari recensisci quel che hai letto, o leggi le recensioni dei libri appena letti, o entrambe le cose, o recensisci le recensioni... insomma: sei una macchina da guerra che suscita ammirazione negli altri.
Consiglio: attento Superman, la kryptonite è in agguato e si chiama stanchezza. Nel tuo caso più che la stanchezza fisica dovresti temere la perdita di interesse. Leggere a grandi ritmi può essere controproducente anche per un esperto come te, forse gioverebbe una bella pausa: vai al mare e portati  didietro le parole crociate o i fumetti.

                                                    

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