Un vero finto evento

"Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso.." - Gigi Proietti
Stasera ci sarà la finta presentazione di Damazerico. Qualcuno è rimasto un po' spiazzato da questo evento. Più che comprensibile. Passi una presentazione, ma una finta presentazione?! Perché? A cosa serve? E' vera o è un bluff?


Fingere, far finta di. Proviamo a guardarne il significato da un diverso punto di vista: fingere come immaginare, inventare, inscenare, simulare, giocare un ruolo, tendere al vero. E' il senso dell'evento. In fondo è nato tutto da un equivoco (uno di una lunga serie) che preannunciava oggi, mercoledì 30 ottobre, come la fatidica data per la presentazione di Damazerico. Un piccolo dettaglio - mancavano i libri - mi impediva di rispettare tale data, se non che, ripensandoci bene, tutto quadrava perfettamente.

Il romanzo non parla forse di democrazia, nonviolenza e partecipazione? Ah già, voi non potete saperlo non avendolo ancora letto... Beh, nel volume si parla di democrazia intesa come partecipazione attiva e di nonviolenza come strumento creativo per la risoluzione dei conflitti. E allora, ecco l'occasione giusta per lanciare il libro! Nel senso metaforico s'intende... E comunque è più probabile che quando arriverà sarete voi a lanciarmelo, dietro. Ma, prima, voglio proporvi una serata la cui finalità è la partecipazione collettiva. Detta in altri termini, sarà una sorta di anteprima, ma anche un evento propedeutico alla serata "vera" di presentazione, per ricercare persone-personaggi da mandare in scena. L'alternativa, se non parteciperete, è che sia io autrice ad occuparmi d'ogni cosa, col probabile risultato di una presentazione noiosissima in cui la scrittrice fa un one woman show leggendo e parlando e promozionando a mo' di televendita. Però io dei bla bla bla compulsivi non so che farmene, ritengo sia mille volte più interessante avvalermi della vostra collaborazione. Questo non significa montare un musical - non ancora, perlomeno! - ma semplicemente giocar tutti un piccolo ruolo. E il pensiero di poter arricchire le serate (quella vera e quella finta) di tante voci diverse mi rallegra. Insomma, evento finto ma non falso. Fotocopie anziché libri. Attori anziché spettatori. O forse attori è troppo. Allora siate SPETTATTORI. Un po' guardate e un po' fate teatro. Facciamo finta che. Se non altro l'attesa sarà più divertente.

Info su:  https://www.facebook.com/events/1431024920442357/

Cari futuri lettori

Cari futuri lettori,
vi scrivo perché per un'impaziente come me non è facile stare in una situazione di stand-by, in cui non si può far altro che attendere. Allora scrivo. Scrivo dell'attesa. Non so quanta pazienza abbiate voi, miei cari e potenziali lettori, ma io mi ero già stufata a settembre. Del 2011. Sì, due anni fa già ribollivo sulla sedia in attesa di finire e poi inviare in giro il manoscritto di Damazerico. Già. E pensare che nel romanzo ho scritto che bisogna aver pazienza.

Ah già, oggi compio gli anni. E un commento mi sorge spontaneo: nulla va come previsto. Nel bene e nel male. Perché se è vero che è così difficile aspettare, bisogna anche dire che il tempo fa maturare nuove idee. Nel mio caso poi, le idee non mancano di certo. Non mi sono mai mancate. Insomma, per dirla in altri termini sto lavorando per voi, per preparare al meglio la presentazione e non solo; c'è infatti una certa complessità attorno a questo libro, che significa tanto lavoro ma anche tante possibilità in più. La musica fa parte di questa complessità, poiché all'interno del romanzo ho scritto una canzone che proporrò il giorno X (speriamo sia presto questa X!)

Nonostante tutta l'inventiva di cui dispongo, però, mi chiedo se sarò all'altezza... Nel dubbio, magari metterò i tacchi. E se cado farò una capriola. Una caduta di stile. Anzi no, una caduta con stile. Suona meglio.

A presto, cari futuri lettori. Come regalo di compleanno vi chiedo qualche altro momento di pazienza. Come dice il mio editore: si va piano, ma si va.

Elogio del ritardatario

Il ritardatario è un individuo bizzarro che, quando esce di casa, è già nei guai, e già ha un buon motivo per correre: provare vagamente (o vanamente) ad arrivare in orario.
Il ritardatario è colui che non coglie l'attimo ma lo raccoglie un attimo prima che svanisca via. O, più semplicemente, il ritardatario è uno che per definizione deve correre e basta.
E lui corre, corre, mentre gli altri, i Puntuali, assaporano il piacere - o la seccatura, dipende dai punti di vista - dell'attesa. Il ritardatario si fa desiderare.

Il ritardatario è un essere imperfetto. Non rispetta i tempi. Non è preciso né rigoroso. Però è testardo. Ci prova, a rimediare. Perciò s'infila le scarpe e corre, corre, corre. Non molla mai, il ritardatario. Sa che gli serve una strada alternativa, una scorciatoia, per far presto. Se fosse un mondo più paziente, non ne avrebbe bisogno. Invece deve correre. Ha i suoi tempi, però si deve adeguare a un mondo che va troppo veloce. Come faranno a esser tanto precisini, i Puntuali? Che scocciatura arrivar per ultimi. Ma l'obiettivo è arrivare, non far come gli Assenti che preferiscono non presentarsi e risparmiarsi così la brutta figura. Dunque all'avventura. Si mette in gioco e corre, il ritardatario, in quella grigia giungla di cemento, frettolosa e spietata. Che avranno poi da fare di importante, tutti questi Puntuali.

Nonostante tutto, il ritardatario non è un tipo inaffidabile. E' soltanto un po' insicuro. Ma non è vinto. In fondo sa che il tempo lo tiene in gioco ancora, giacché esso squalifica solo chi rinuncia. Il ritardatario non conosce tale parola - rinuncia? - poiché è nella sua indole provarci, correre, correre il rischio. Cocciuto egli va incontro al suo destino, alle conseguenze: sa che dovrà recuperare il tempo perduto, sa che dovrà farsi perdonare, e dimostrare che no, non è un tipo inaffidabile. E' che a volte ci si sveglia tardi. Si rimane assopiti, il bip bip della sveglia è soltanto fastidioso frastuono che disturba il sonno, condizione di quiete, riparo, ristoro. Il ritardatario non sarà un virtuoso, ma da un certo punto di vista pare un sognatore.

Solo perché ci ho creduto

"Era in ritardo. Tanto per cambiare."
Così inizia Damazerico.
Il romanzo che sto per pubblicare.
Ricordate il post che inaugurò questo blog? "Scusate il ritardo", s'intitolava. Ebbene, il mio libro non poteva mica essere da meno... Difatti arriverà in ritardo, e dopo svariati imprevisti, intoppi peraltro facilmente reperibili lungo un sentiero atipico e tortuoso. Che le strade dritte sanno di noioso.

Iniziato nel 2011, il mondo di Damazerico ha preso lentamente sostanza e forma attraverso quei personaggi e quel progetto di Rivoluzione Cortese che hanno travolto la mia realtà, avviando una metamorfosi profonda. Scrivevo nel libro che bisognava essere pazienti, per poi comportarmi esattamente all'opposto, divorata dalla fretta. Ma, nell'istante in cui ho scelto di narrare questa storia, avevo già imboccato il sentiero del mutamento. E ho dovuto imparare molto. Non solo tecniche narrative (dacché mai avevo scritto storie così lunghe, né tantomeno frequentato corsi o lezioni che mi dicessero come fare). Ho dovuto tirar fuori ciò che avevo dentro, e svuotarmi poco alla volta. Perché scrivere significa scavare nell'anima. 

Damazerico segna il mio esordio nella narrativa, e chi l'avrebbe mai detto? Era un sogno quello di scrivere e pubblicare un libro, 'soltanto' un sogno. Mi si è avverato sotto gli occhi quando ero ormai talmente abituata a battagliare da non realizzare che ce l'avevo fatta sul serio... E tutto questo è successo solo perché ci ho creduto. Dal primo all'ultimo istante. Solo perché ci ho creduto. 

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