Quando torneremo fuori

Quello che stiamo vivendo in queste settimane è talmente desueto che nemmeno le mie vecchiette ricordano una situazione così durante la guerra, quando almeno si poteva uscire (parole loro). Perché in fondo c'è la consapevolezza che una guerra si può fermare per volontà umana, un virus no. Ci vuole tempo per debellarlo. Tanto tempo.
Barricati in casa e privati di tante cose che un tempo erano consuetudini, e che oggi son diventati privilegi, siamo costretti a fare i conti con noi stessi. E con la bilancia.
Almeno ci fossero gli Avengers.
Ah no, è vero, si infetterebbero pure loro.
Bel casino.
All'inizio questa cosa del divano pareva pure figa, ora comincia a pesarci. Vero?
Perché non siamo fatti per restare sul divano. Eppure dobbiamo resistere. Resistere in una trincea di abbondanza e apatia.
Sono dell'idea che questo isolamento collettivo - passatemi l'ossimoro - possa servirci per ripensare a tutto. Al nostro modo di stare al mondo che, diciamocelo, era quantomeno discutibile. 
Dobbiamo dimostrare a noi stessi di aver imparato ogni lezione di questa quarantena.
Quando torneremo fuori ricordiamoci innanzitutto che la vita è preziosa.
Ricordiamoci che gli infermieri e i medici meritano ben più di 100 euro nella busta paga di marzo.
Che ogni categoria di lavoratori è preziosa e merita le giuste tutele.
Che bisogna privilegiare i negozi sotto casa piuttosto che Amazon.
Che ogni caffè al bar dovremo assaporarcelo per bene.
Che ogni occasione sarà buona per rivedere un vecchio amico o un parente.
Che è meglio imparare a riconoscere la bellezza delle cose piuttosto che continuare a lagnarsi di tutto. (Che a me mancano pure i pullman strapieni!)
Che le Olimpiadi sono bellissime ma possono tranquillamente aspettare.
Che poter andare al museo sarà stupendo.
Che le mani possiamo continuarcele a lavare.
Che i pullman possiamo continuare a disinfettarli, non sarebbe male.
Che la scuola ha un ruolo fondamentale in una società civile e va valorizzata.
Che i bambini avranno il sacrosanto diritto di scorrazzare liberi per tutti i parchi d'Italia.
Che viaggiare e vedere posti nuovi sarà una benedizione del cielo.
Che tra Paesi, come tra persone, bisognerebbe cooperare invece di competere.
Che delle guerre possiamo anche farne a meno, in futuro. 
E ricordiamoci, per favore, di tornare a occuparci dei cambiamenti climatici, ma sul serio...
...Che del mondo siamo ospiti, non predatori.
Ecco, penso che quando torneremo fuori dovremo essere più consapevoli del valore immenso delle nostre vite.
Davvero immenso, è che purtroppo prima non lo sapevamo.
Quando torneremo fuori, allora, ricordiamoci di respirare profondamente la vita.




Come divertirsi in quarantena

Da brava animatrice professionale ho deciso di elencare qui di seguito alcune idee per non annoiarvi in casa, evitando al contempo di gozzovigliare davanti alla TV o al PC tutto il giorno. Adoro i flash mob ai balconi ma non è che possiamo stare cinque ore in balcone a cantare l'inno d'Italia, no?!
Queste piccole idee seguono un principio educativo molto semplice ma geniale: attraverso il gioco si possono fare tante cose, e nel frattempo il pomeriggio vola senza pesarci troppo.

Caccia al tesoro.
Cosa c'è di meglio di una cara vecchia caccia al tesoro? Mamme, nascondete tutti i dolci che avete in casa per motivare i piccoli ma anche gli adolescenti (e, perché no, i mariti!) a cercare gli indizi altrimenti salteranno la merenda! Una variante educativa: provate a mettere indizi e indovinelli che abbiano a che fare con la storia e la geografia, per esempio. In tal caso la merenda dovrà essere proprio buona.

Mini-musical.
Su una trama arcinota oppure inventata, improvvisate una scenetta con coreografia nel salotto di casa! Potete anche truccarvi, indossare costumi e montare scenografie con quanto vi suggerisce la fantasia. Se siete una coppia potete improvvisare la parodia di qualche celebre scena d'amore. Se poi siete abbastanza coraggiosi filmate il tutto e giratelo agli amici. Infine festeggiate con la merenda.

Gara di pulizie.
La cosa più noiosa del mondo, e per la quale adesso non abbiamo più scuse, può trasformarsi in un momento divertente? Certo che sì! Assegnate un'area o una stanza della casa a ciascun componente della famiglia, datevi un tempo ristretto ma non troppo (dieci minuti per esempio) e poi mettete a confronto il riordino: chi sarà stato bravo potrà godere di doppia porzione di merenda.

Giochi da tavolo.
Vanno tutti bene quelli che avete a casa: i classici come Monopoli possono tenervi occupati anche per pomeriggi interi… Prediligete giochi stimolanti per il cervello, ma se avete Twister va bene lo stesso. Naturalmente super merenda per chi vince il gioco.

Nascondino.
Ho provato a giocare con mia figlia di 20 mesi, e ha funzionato! Certo, in modo molto blando e pasticciato, ma ci siamo divertiti. Perché è un grande classico che non tramonta mai. Come suggerimento supplementare, darei un premio al nascondiglio più originale - anche per evitare di correre in casa - a base di doppia razione di merenda.

La guida del museo.
Questa è una cosa di mia invenzione. Vi do lo spunto, a voi il compito di svilupparlo come meglio credete. Allora... fate finta che la vostra casa diventi un importante museo, e che ogni membro della famiglia a turno debba fare la guida di una stanza. Per ogni 'reperto' bisogna inventare una storia divertente, del tipo "qui giace il calzino sporco di Peppino; il suo compagno non è mai stato ritrovato ma questo esemplare è giunto fino a noi seppur in stato di decomposizione…", "ecco una rara confezione di Amuchina, oggetto considerato introvabile e che la nostra famiglia gelosamente custodisce", e robe così! Scatenatevi con l'ironia! A fine visite, naturalmente, doppia razione di merenda per la miglior performance.

Come avrete notato ogni idea si conclude con la merenda. Niente di più motivante.

E se vivete da soli?
Bel casino. Potete però approfittarne per leggere un buon libro o una rivista in balcone, coccolati dal sole e da una bibita rinfrescante, in fondo è quasi primavera… insomma, anche da soli bisogna prendersi massima cura di se stessi pensando a fare il proprio dovere- cioè stare a casa. Fatelo, perché molti altri tra cui la sottoscritta devono andare a lavorare con tutti i rischi del caso. Perciò state a casa.
E andrà tutto bene.

In attesa dell'alba

In meno di una settimana la situazione è precipitata. Ci siamo ritrovati tutti chiusi in casa, con un pericolo sempre più crescente. Mi sono chiesta cosa accidenti potessi scrivere.
Tutte le cose importanti già le sapete, ma credo che in questo momento serva sentirsi vicini, anche se distanti. Allora ho scritto una canzone, che dedico all'Italia e agli italiani in questo momento difficile. Un monito di speranza che vi regalo con tutto il cuore. 
In attesa dell'alba non è una canzone protetta da copyright (anche perché l'ho composta in questi giorni!), si tratta semplicemente di un qualcosa di spontaneo che ho piacere di condividere. Mi sono dovuta arrangiare in tutti i sensi: qui sul blog posso pubblicare solo il ritornello e non il video intero, che potete però reperire sulla mia pagina facebook https://www.facebook.com/elisafaresol o sul mio profilo Instagram (elisa_faresol).
Se qualche musicista/ cantante più bravo e più attrezzato di me volesse reinterpretarla può farlo, chiedo solo di citare la fonte, cioè me :)




Io comunque sono già contenta così: erano quasi tre anni che non componevo più canzoni, perché era troppo frustrante lasciarle nel cassetto... più frustrante dei romanzi, tanto per farvi capire... ma in questa occasione non ho avuto esitazioni. Restiamo uniti. In attesa dell'alba. 


IN ATTESA DELL’ALBA
Musica e parole di Elisa Cugliandro- 2020
Ci han detto di chiudere- chiudere
e correre- correre
fino a casa
in attesa dell’alba.
Calma- calma
ci vuole calma
per guarire il Paese
e tornare a fare spese
sembrava normale, scontato e invece…
Spengo la luce, tutto fuori tace
non posso fare più quel che mi piace
perché incombe la quarantena
allora aspetto a casa la primavera
come sospesa, in attesa…

Rit.
E CI SARÀ IL TEMPO
PER RIPRENDERE OGNI ABBRACCIO
OGNI BACIO, OGNI SGUARDO LASCIATO A METÀ
E CI SARÀ IL TEMPO
PER STRINGERSI LE MANI
E SENTIRSI UN PO’ PIÙ UMANI
CHE BELLO SARÀ

Ritrovarsi in piazza
senza più distanza
e una folla intorno che parla e scorrazza
ora invece serve darci un po’ speranza
ognuno dalla propria stanza…

Rit.
E CI SARÀ IL TEMPO
PER RIPRENDERE OGNI ABBRACCIO
OGNI BACIO, OGNI SGUARDO LASCIATO A METÀ
E CI SARÀ IL TEMPO
PER STRINGERSI LE MANI
E SENTIRSI UN PO’ PIÙ UMANI
CHE BELLO SARÀ
CHE BELLO SARÀ

Cosa vuoi fare da grande?

"Cosa vuoi fare da grande?"
Non so voi da piccoli, ma io ero anche partita bene con le intenzioni! A memoria ricordo che la mia prima risposta a questa fatidica domanda fu la maestra. Ecco, avessi mantenuto quell'idea... invece venne presto il turno del voglio fare la minatrice. Sì, sul serio! Volevo prendere un piccone, spaccare le rocce e trovare così rubini e smeraldi… Poi l'ambizione crebbe, influenzata dalla trilogia di Indiana Jones: voglio fare l'esploratrice.
Dalla pubertà in avanti ebbi invece nella testa quello che solitamente è maschile: il pallone. Diventare una calciatrice di Serie A. Ma presto capii che bisognava cambiare. Perfetto, voglio fare la rockstar! E la cabarettista (erano gli anni del boom di Zelig Circus in TV). E la sceneggiatrice teatrale. Facciamo attrice di musical, performer completa. E poi la bibliotecaria. E la cooperante nel Terzo Mondo- per quest'ultima mi iscrissi sul serio a Sviluppo e Cooperazione.
Finché venne il tempo del voglio fare la scrittrice. Che mi sa non è ancora passato...
Quando iniziai a scrivere Damazerico mi convinsi che quel libro avrebbe spaccato. Nell'attesa di poter sfondare, provai a ripiegare su giornalista, progettista e persino cantautrice. Se ho sfondato poi qualcosa, non era certo nel senso che intendevo io.
E ora?
Beh, ora in un certo senso posso fare tutte queste cose...
Perché sono un'animatrice! Oggi sono una cabarettista, domani una ballerina di samba e mazurca, poi una bibliotecaria factotum, nonché chitarrista; posso insegnare, esplorare, cantare, documentare... Posso insomma dare libero sfogo alle mie inclinazioni che, come vedete, sono tante e ingombranti.
E voi?
Sarei curiosa di sapere cosa vole(va)te fare da grandi.
Non credo proprio lavorare al call center.
Forza, lasciatemi nei commenti uno stralcio della vostra storia! Cosa volevate fare, se ci siete riusciti, se avete fatto un minestrone peggio di me, oppure se ci state ancora provando.
Io vi dico già bravi.
Bravi se avete tenuto duro pur di continuare a inseguire i vostri sogni.
Bravi se avete dovuto rinunciarvi per necessità, ripiegando su altro.
Bravi se dentro di voi ancora persistono i progetti che vi eravate immaginati da piccoli...
Ma attenzione: se il nostro sogno è quello di volare, si rischia di passare la vita a fare miseri saltelli per riuscirci... Non bisogna per forza rinunciare però, basta cambiare punto di vista. Perché in fondo noi non sogniamo tanto di volare in sé, quanto staccarsi da terra per godersi la vista. Non possiamo volare?
Proviamo a scalare.

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