Paese scosso


Terremoto.
Scossa di magnitudo 6 sconvolge il Paese e fa crollare la casa, la scuola (ma quella crolla già da sola...), la chiesa.
Vaticano scosso. Maggiordomi in versione spie sovietiche carpiscono segreti e se li rivendono. Parlamento scosso. Onorevoli delegittimati del loro potere continuano ad esercitare il medesimo tenendosi stretti ogni sorta di privilegio. Borse scosse. Spread e titoli e azioni più demolitori e spaventosi delle profezie Maya e dei film horror. Calcio scosso. Giocatori indagati, partite vendute, sistema marcio, ma tutti innocenti. Nazionale scossa. Salta la partita di Parma, risparmiando peraltro spiacevoli imbarazzi alla squadra. Chi ha voglia di cantarlo, l'inno?
Governo di tecnici scossi. E il terrorismo e il terremoto, e l'articolo diciotto e la disoccupazione, e la corruzione e l'evasione, chissà quali mosse fare. Riempire le casse... Cittadini, voi pagate le tasse.
Giovani scossi. Affranti, attaccati, sfruttati, vivono con creatività. Campare con trecento euro del rimborso del tirocinio, sopravvivere a somministrazione di contratti a tempo determinatoafinire, continuare a sognare nonostante tutto una casa, una famiglia, una vita degna.
Italiani scossi. Cassintegrati, disoccupati, esodati, precari, stagisti, imprenditori soffocati dai debiti, operai morti in un capannone di San Felice, sfollati ora neo-cittadini di Tendopoli in un Paese a forte rischio sismico da sempre e mai che si riesca a fare qualcosa prima che le sciagure colpiscano...
Paese scosso. Quante minacce, quante bombe, quante crepe, quante miserie. 
Ripartiamo da queste macerie. L'Aquila. Genova. Brindisi. Emilia.
Ricostruiamo.

28/5/10_Clé de Soul: souvenir

(somme e dovute spiegazioni in italiano le trovate sotto) ;)

J'étais anxieuse. Et excitée. Et incrédule. Vraiment j'étais sur le point de réaliser un rêve? Oui.
En effet c'était presque incroyable pour tout le monde: après toutes les difficultés passées, ça ressemblait impossible de voir un grand résultat comme ça.
Je me souviens, on était à la Maison des Fêtes, et chacun était occupée à faire quelque chose pour la comédie. Ah, la comédie. Quelle fatigue, quelle emprise.
La chose la plus belle de ce jour-là fut sans doute l'hommage du public à la fin du spectacle, avec des applaudissements qui nous récompensèrent de tous les moments difficiles.
Je me souviens tout. Et tous. Je me souviens quand Lydia, au début de mon SVE, me dit "oui, tu peux le faire". Je me souviens du groupe décors, du grand support de Stéphane et Camille, de l'Hallelujah de Maiwenn et Alexandra, des danses d'Arina, de l'arrivée de Marie et Pierre-Jean et Sarah et Vinciane, des costumes d'Isabelle, de l'idée de l'affiche d'Eléna, de la performance de Madina le 28 mai, du monologue de Pierre-Soleil au publique, de l'aide des volontaires du spectacle...
J'ai préparé cette vidéo pour rappeler notre aventure... Et pour vous dire encore merci après deux années!
A la prochaine




TRACKLIST VIDEO:  Hallelujah (Jeff Buckley),  Freestyler (Bomfunk MC), Son lelele (André), La camisa negra (Juanes), Frozen (Madonna), Offeso (Niccolò Fabi), Buoni o cattivi (Vasco Rossi), Uprising (Muse), La France des couleurs (Idir), Dancing (Elisa), Uprising.

Per i non-francofoni, il succo è questo: stavo ricordando le sensazioni di quell'incredibile esperienza in Francia, due anni fa. Ero volontaria SVE presso la Mapar nella bellissima Bretagna, e proposi un progetto quasi paranormale: realizzare un musical in un piccolo territorio, senza chissà quale esperienza, senza chissà quali referenze. Soltanto armata di forza di volontà. E 'sti ca**i, l'ho fatto per davvero! Fu corsa contro il tempo, fu terribile fatica, fu quel che volete, ma ci siamo riusciti. Si tratta, insomma, di una di quelle piccole grandi imprese che sovvertono il concetto di impossibile.
Se vi state chiedendo "avrà provato a proporlo anche qui il musical?" La risposta è: certo, più volte. Ho tentato in questi due anni di farne un progettone europeo, ma ogni volta finiva prima di cominciare. Ora sto riorganizzando le idee per un musical a dimensione locale (quindi più fattibile in termini di risorse e finanziamenti). A chi potrebbe interessare un progetto del genere, in via del tutto ipotetica (e fare un musical non significa solo essere bravi a ballare, cantare e recitare)? Vi va di contattarmi? Certo, direte voi, non ci sono finanziamenti né risorse dalle quali partire. Ma nemmeno in Francia li avevo quando cominciai...
To be continued (!)

 http://www.youthweek.eu/cle-de-soul-inclusion-through-music


gioie e amarezze (calcistiche)

Lo ammetto, è stata una domenica amara.
Da juventina ci speravo. La coppa Italia, al di là dello scudetto, aveva un certo valore, dopo anni di digiuno. Il fascino di una finale nella capitale - già vetrina della mitica finale di Champions League '96 - l'inebriante euforia di sollevare un trofeo, la soddisfazione di fare il double... Già.
Tralasciamo le analisi tecnico- tattiche, qui il punto è uno solo: bisogna saper perdere. Specie dopo un anno in cui la Juve di Conte ha abituato i propri tifosi a vincere, vincere, pareggiare al massimo. E invece domenica 20 maggio hanno gioito altri. I napoletani dopo anni di digiuno, senza dimenticare le bellissime feste di Toro e Pescara. Commoventi gioie.
Peccato per chi ieri sera all'Olimpico ha (non)pensato bene di fischiare l'inno di Mameli, fischiando così il proprio inno, la propria patria, se stessi praticamente. Poco importa se i fischi erano rivolti ad Arisa, ai politici, agli avversari. Peccato per Lavezzi che non abbraccia Barzagli nel minuto di raccoglimento, rimanendo così staccato dal cordone. Peccato per Quagliarella che entra e rifila una gomitata all'avversario, rimediando un cartellino rosso. Peccato anche per quella parte di tifoseria granata che è andata oltre ai classici sfottò, arrivando a infrangere le vetrine dello Juve Store (forse per ricambiare l'altro ignobile assalto bianconero al negozio del Toro? Occhio per occhio?). Peccato per chi continuerà a protrarre all'infinito la polemica sulla terza stella, ventidue o ventitré, ventotto, trenta, ognuno veda quanti scudetti vuole, non credo sia così importante. Meglio perdere due titoli perché revocati piuttosto che vincerli a tavolino.
Ma domenica mi sono anche commossa. Mi sono commossa nel vedere la festa del Pescara, che torna dopo vent'anni in serie A. Mi sono commossa per l'addio di Del Piero dopo 19 anni di bianconero. Mi sono commossa pure per il rigore di Drogba, calciato con grande sicurezza, ultimo gesto prima di sollevare il trofeo più prestigioso e salutare i propri colori.
E ora l'Europeo. Potremmo far finta che le rivalità sportive non esistano; potremmo provare a stringerci attorno alla Nazionale di Prandelli, una Nazionale fragile, giovane, sorprendente. Difficile, davvero difficile fare pronostici. Ma Giovinco e Balotelli faranno furore. Azzardo una scommessa su di loro. La Formica Atomica e il Bad Boy, perché no?

Epoca stanca

Epoca stanca
esplodono bombe
bandiera bianca
dopo l'ecatombe.

Epoca logora
violente vele spiegate
nel mar Disprezzo
vagano disperate
sospinte dal vento Ribrezzo.

Epoca esausta
di ordigni e scontri
sulla piazza
deflagrano gli incontri.

Epoca distratta
da frivoli dettagli
era assuefatta
da continui abbagli.

Epoca stanca
di raccoglier brandelli
lungo la strada
colpita da manganelli
di discordia.

Eppure
Epoca di svolta
potrebbe essere
occasione per deporre
sovrani d'assedio
Epoca di rimonta
potrebbe divenire
occasione per porre
idee nuove come rimedio.

racconto camaleonte (puntata finale)

Eccoci giunti all'epilogo. Concludo l'esperimento del racconto camaleonte mescolando i generi finora trattati. Era la prima volta che mi cimentavo con un racconto simile, e devo dire che è stato un esperimento interessante...
E voi che ne pensate? Quale puntata avete gradito di più? Buona lettura finale =)

L'OROLOGIO DI ANDREA

Gran finale (cocktail di generi)

Tempo.
Non c'era più tempo per William.
“Fermo! Butta via quell'intruglio! Aspetteremo l'arrivo dell'ambulanz...”
“Ma non farà mai in tempo! Lascia che lo curi io!”
“No, sei solo un guaritore ciarlatano, signor Becco!” ribatté l'ispettore, che lo conosceva da tempo.
“Mi chiami per nome. Io sono Stam.”
“Già Stam, chiudi il becco” ironizzò Maria Catena, appena entrata. Era ancora libera e desiderosa di vendetta. Difatti, puntò subito la pistola contro Andrea. L'ispettore a sua volta la puntò contro di lei. Gennaro fece irruzione e puntò anch'egli la pistola, contro Stam, che per tutta risposta estrasse una cerbottana con tanto di ago velenoso.
“Bene, ma che bel quadretto! Ah ah ah!” sogghignò Maria Catena.
Nel groviglio d'armi, Andrea fece finta di niente e avvicinò il pentolino con la pozione alle labbra di William.
“Ferma! Non fare niente!” gridò Maria Catena.
A quel punto l'ispettore fece un gesto ai suoi uomini appostati a pochi metri; subito fecero entrare nella baita il padre di Andrea, con una valigetta in mano. L'uomo sorrise a sua figlia, poi si rivolse ai sequestratori: “ho trovato i soldi. Cinquantamila euro. Non sono quanto avevate chiesto, ma è una buonuscita più che dignitosa.”
Maria Catena gli fece cenno di lanciare la valigetta, puntando freneticamente l'arma contro tutti. Quando l'aprì e scorse le banconote, abbassò la guardia. Andrea non perse tempo: incoraggiata con lo sguardo da Stam, verso la pozione sulle labbra di William. “Forza tesoro, forza!”
Maria Catena non si curò più di loro: corse in direzione del giardino, unica possibile via di fuga, mentre Gennaro, troppo lento, venne prontamente bloccato dall'ispettore Pompiere. Egli ordinò ai suoi di inseguire la fuggitiva, ma Stam gli fece cenno di no. “Troverà brutte sorprese là fuori.”
Ma William non si risvegliava. Andrea scoppiò in lacrime, fra le braccia del padre ritrovato. “Papà, William non è come gli altri! Lui mi ha salvato! Io... lo amo...”
Nell'udire tali parole, William riaprì lentamente gli occhi; le sorrise flebilmente. Stam gli fece ingerire il resto della pozione. “Si è ripreso ma ha bisogno di cure.”

Maria Catena stava addentrandosi sempre più nel giardino, quando notò che dal prato crescevano banconote. Prese a raccoglierle con foga, ma nel farlo percepì una presenza.
Un uomo le stava dinanzi; il suo viso era pallido. Spettrale. Agghiacciante.
“Perché mi hai fatto questo?”
Era il signor Girolamo, l'uomo sequestrato mesi prima cui aveva tagliato un dito per convincere la moglie a pagare il riscatto. Maria Catena lasciò cadere la valigetta e urlò dalla paura. Tentò di trovare una via d'uscita dal giardino, che nel frattempo aveva preso le sembianze d'uno scantinato. Tutte le vittime da lei sequestrate cominciarono a materializzarsi e a venirle lentamente incontro... La donna urlò più forte ancora; poi svenne e cadde a terra.
L'ispettore udì le sue grida. Ma Stam gli disse: “è meglio che vada a recuperarla io, non è un bel posto in cui metter piede.”
I poliziotti lo lasciarono fare e si concentrarono sul povero William; l'ambulanza stava fortunatamente arrivando.
“Andrea, non so se ti rivedrò ancora, perciò...” sibilò William.
“Sì che mi rivedrai!”
“Anche se mi salvassi, lo sai quanti anni di carcere...”
“Te le caverai. E comunque, io ti aspetterò!” disse Andrea, baciandolo sulle labbra. Lui lanciò un'occhiata al suo polso nudo. “E il tuo orologio?”
“L'ho gettato nella pozione e si è fuso. L'ho fatto per te! Era il ricordo di mio fratello... Da due anni mi struggevo di sensi di colpa, perché guidavo io l'auto sulla quale lui perse la vita... Dopo l'impatto, l'orologio di Dani era rimasto integro. Lo presi con me, per scandire il mio tempo e non dimenticarlo.”
William le sorrise un'ultima volta, poi venne caricato sull'ambulanza e portato via. Andrea udì il suono incessante della sirena mentre Maria Catena, ancora tramortita, veniva ammanettata.
“Mi dica ispettore, con un cognome così, come mai non ha fatto il pompiere?”
“Si guardi il suo di cognome, signor Stam Becco.”
“Io non mi permetto di parlare!” esclamò Andrea, con un sorriso.
“Tesoro, pensavo di trovarti spaventata e sotto shock, e invece ti ritrovo sorridente e innamorata” constatò suo padre. 
Andrea gli sorrise, poi si tastò il polso. Strano non avere più il suo orologio... Era come esser svincolata dal tempo. Ora, finalmente, poteva vivere il suo
tempo.

100 best rock songs ever (part 2)


Eccola, la seconda e ultima parte!
Come per la prima parte, anche qui le posizioni sono indicative, relative; la cosa importante era citare i gruppi e gli artisti che hanno segnato non solo il rock, ma la musica in generale, amalgamando frammenti delle loro più celebri canzoni tutte insieme. Preparate i fazzoletti per la top ten ;)
Buona visione!

Racconto camaleonte (quinta puntata)

Ci avviciniamo alla fine. Adesso la storia prende una piega fantasy, surreale, mistica, nell'esercizio letterario più complesso fra tutte e cinque le puntate.

L'OROLOGIO DI ANDREA

Quinta puntata (magia)

Dannazione.
William ansimava di dolore, e Andrea non sapeva che fare, quella ferita era spaventosa...
“Qualcosa per lui puoi fare” si pronunciò qualcuno. Il qualcuno che li aveva tirati dentro la baita con velocità e destrezza superiori al normale.
Andrea lo squadrò: un uomo sulla sessantina dal singolare pizzetto bianco e gli occhi color verde smeraldo. “Mi chiamo Stam. Sono un alchimista. Benvenuta nella mia dimora.”
“Ma... i poliziotti fuori... e lui è ferito... chiamiamo un'ambulanza!”
“Ragazza mia, qui siamo in montagna, l'ambulanza impiegherà ventidue minuti e diciotto secondi solo per arrivare qui.” disse lui guardando l'orologio. “Perciò, credo proprio che William abbia bisogno di una pozione risanante.”
“Come sai il suo nome? E come fai a dire che l'ambulanza...”
“L'ha chiamata l'ispettore. Ma non farà in tempo. Ora ascoltami Andrea: lui ha bisogno di questa mia pozione. Io posso guarirlo.”
Andrea era troppo sconvolta per contraddirlo. Anche fosse stato un ciarlatano, non avrebbe potuto peggiorare la situazione del suo amato, cui restava poco tempo. Ma come mai nessuno faceva irruzione nella baita?
“So a cosa stai pensando”, proseguì Stam, “non fanno irruzione perché ho disseminato trucchetti e trappoline varie attorno alla baita. Abbiamo poco tempo a disposizione però, quell'ispettore è in gamba. Posso preparare la pozione per William, ma ho bisogno del tuo aiuto. Andrea, mi ascolti?”
“Shh... sì.”
“Ho bisogno che tu vada nel giardino sul retro a cogliere due rose bianche. Attenta: è un giardino allucinogeno, raccogli i fiori e non dare ascolto a nessuno. Nemmeno a loro.”
Andrea lo guardò stranita, poi si convinse a farlo quando udì il lamento di dolore di William. Così si precipitò fuori, mentre Stam cominciava a preparare l'intruglio.
Andrea uscì sul retro; si ritrovò in un giardino normale, almeno all'apparenza. La ragazza individuò le rose bianche e si chinò per coglierle, scoprendo ch'esse parlavano. “Aspetta fanciulla, quanta fretta!”
Andrea sussultò di paura. Le rose parlanti erano proprio il colmo dopo sequestri, scantinati, sangue e pallottole. “Prima di coglierci vorremmo raccontarti una storia.” La ragazza si ricordò di quanto Stam le aveva detto: non dare ascolto a nessuno. Perciò strappò con foga due rose, nonostante queste continuassero a parlarle.  “Beh, non importa, dovrai ascoltarci lo stesso!”
“Andrea...” si sovrappose un'altra, flebile voce. Un ragazzo alto e moro le comparve dinanzi. “Andrea, perché?”
Quel ragazzo era il suo defunto fratello maggiore. Andrea esitò. Aveva colto i fiori che le servivano, ma non poté resistere: avanzò verso di lui, scorgendo alle sue spalle un'autostrada. Quella stessa in cui egli aveva perso la vita. “Dani... sei proprio tu!”
Andrea si bloccò a guardarlo commossa. Poi udì alle sue spalle l'urlo di disperazione di William. “Mi dispiace, devo andare.” La ragazza si voltò, ma qualcun altro le stava dinanzi: sua madre, con una valigia in mano e suo padre, in lacrime. I fiori continuavano a infastidirla. I genitori a guardarla. Il fratello a chiamarla. Finché Andrea non decise di mettersi a correre: era l'unico modo per uscire da quel giardino. Corse, corse fino a inciampare rovinosamente. “Ti avevo detto di non dare ascolto a nessuno! Presto, sta morendo” le disse Stam mentre l'aiutava a rialzarsi.
L'alchimista fuse le due rose bianche nel pentolino dentro cui chissà cosa ribolliva.
“Ci siamo quasi, manca solo un ultimo ingrediente. Perché la pozione sia efficace, devi sacrificare qualcosa di tuo. Il tuo orologio Andrea, devi...”
“Il mio orologio? E perché? Assolutamente no! È troppo importante!”
“Proprio perché è importante ci serve. Devi sacrificarlo. Coraggio, buttalo dentro.”
“Qualunque cosa ma ti prego, non l'orologio! Appartiene a Daniele!”
William stava per perdere i sensi.
“Santi numi, Andrea! Gli resta pochissimo, salvalo! Butta dentro questo dannato affare!”
“Non posso!”
“Hai già perso Daniele, vuoi perdere anche lui? Liberati dalle tue paure e dai tuoi sensi di colpa!”
In lacrime e al culmine della disperazione, Andrea si decise e si portò una mano sul polso. “E va bene...”
Proprio allora, l'ispettore Pompiere irruppe nella baita intimando a tutti di alzare le mani.
Dannazione.

100 best rock songs ever (part 1)





Cari amanti del rock e della musica in generale,
ho deciso di postare sul blog due speciali video-classifiche sulle canzoni che hanno fatto la storia del Rock.
Premessa: questa è una classifica, non la classifica! D'altronde di hit parade ne è pieno il web... Io ho cercato di rendere questa TOP 100 più ricca possibile, citando tanti gruppi e artisti (e spesso scegliendo un solo brano per rappresentarli). Ma ricordatevi che ogni posizione è abbastanza indicativa... Non prendetemi troppo sul serio ;)
Piuttosto, gustatevi questo primo video alla ricerca di emozioni e ricordi e ritornelli e melodie immortali...
Al classic rock degli anni 60-70-80 ho mescolato qualcosina di più contemporaneo. "Rock" poi, può essere mille cose, può toccare un'infinità di sottogeneri. Il beat, il pop-rock, il metal, il grunge, il punk, il glam rock, l'alternative... Ho cercato di citare un po' di tutto o quasi, senza risparmiarmi sulle ballads indimenticabili. 
In ogni caso si accettano suggerimenti e segnalazioni, il blog è fatto apposta.
Buona visione!
PS: per pura casualità in questo video immagini e tracce audio non sono completamente sincronizzate, ma l'effetto finale non mi dispiace, pertanto ho deciso di lasciarlo. Che ne pensate?

Racconto camaleonte (quarta puntata)

Ora la trama decolla e ci proietta fuori, con rocamboleschi inseguimenti a stravolgere ruoli, personaggi, alleanze.

L'OROLOGIO DI ANDREA

QUARTA PUNTATA (azione)

Insieme.
Voleva stare insieme a lei. Ma che avrebbe detto al padre? Salve, sono il sequestratore di sua figlia? William continuava a tormentarsi da diversi minuti ormai. No, non poteva stare con lei. Ma poteva liberarla.
Mentre Maria Catena ragionava su una qualche estrema soluzione, William uscì senza avvertimenti, precipitandosi giù per le scale; spalancò la porta dello scantinato con una fretta infernale e trascinò Andrea fuori. "Presto, dobbiamo andarcene subito. Tuo padre non ha trovato i soldi e io temo che loro possano farti del male!"
La ragazza rabbrividì. Lui le diede un bacio per farle forza. Ma d'un tratto spuntò Andrea. Il sequestratore. "Ehi, dove la stai portando? Il capo mi ha appena ordinato di sfregiarla per convincere il padre a pagare... Ma se preferisci, Willie, puoi farlo tu!" esclamò l'uomo con un ghigno.
William, furioso, gli si scagliò contro, colpendolo in pieno viso con una serie impetuosa di pugni; Andrea cadde a terra stordito. La ragazza lo guardò un momento, poi gli strappò dal polso il suo orologio. William la invitò a correre: avevano pochissimo tempo... Gennaro stava già scendendo le scale, attirato dai concitati rumori.
Frattanto, l'ispettore di polizia Luigi Pompiere stava facendo irruzione nella struttura coi suoi uomini. Appena entrati i poliziotti ingaggiarono una battaglia ferro e fuoco con Maria Catena. Gennaro, uditi gli spari, tornò indietro per aiutare il suo capo, lasciando così tempo e modo ai due innamorati di scappare; sul retro v'era una via di fuga in effetti, ben conosciuta da William.
Ma v'erano poliziotti sparsi ovunque. Questo i due fuggiaschi non lo sapevano; quando uscirono dal retro udirono solo urla intimidatorie e colpi di pistola, che li spaventarono e li indussero a proseguire la corsa, inoltrandosi nella vicina boscaglia.
"Ispettore, uno di loro è uscito dal retro con l'ostaggio!" urlò un poliziotto.
Luigi Pompiere interruppe la sparatoria, fino a quel momento vana, per precipitarsi fuori - la vita dell'ostaggio prima di tutto - permettendo così a Gennaro e Maria Catena di fuggire anch'essi. Andrea invece si trovava ancora a terra tramortito: i poliziotti lo trovarono e lo ammanettarono subito.
William e Andrea continuavano a correre nel bosco, senza meta, finché avvistarono a poca distanza una singolare baita, assai misteriosa. Lei avrebbe voluto rifugiarsi lì dentro, lui invece esitava.
"Li hai visti i poliziotti? Forse dovremmo consegnarci."
"Ma ti arresteranno!" esclamò la ragazza.
"Questo è inevitabile, tesoro..."
Andrea si strinse a lui. D'un tratto si udirono altri colpi di pistola: William la tirò giù a terra. "Presto! Strisciamo verso la baita!" La ragazza così fece, ben attenta che il suo prezioso orologio non si graffiasse. Pochi metri. Mancavano pochi metri, ormai.
"Fermo! Alzati e lasciala andare!" urlò l'ispettore Pompiere, che scaltro li aveva individuati e raggiunti.
I due fuggiaschi si alzarono lentamente, mano nella mano. E fu allora che William intravide con la coda dell'occhio un altro, ben più grande pericolo imminente... Con uno scatto istintivo, egli si piazzò a mo' di scudo umano davanti ad Andrea, e venne raggiunto da una pallottola all'addome.
Era stata Maria Catena a colpirlo; fallito l'obiettivo sequestro, la donna aveva deciso di far fuori l'ostaggio, come soleva fare quando le cose andavano storte. Ma fra vittima e pallottola s'era messo di mezzo l'amore.
Nel vedere William gravemente ferito, Andrea gridò di disperazione, provocando lo stupore dell'ispettore.
I poliziotti ingaggiarono una seconda battaglia ferro e fuoco contro Gennaro e Maria Catena. Qualcuno provò ad avvicinarsi al ferito in fin di vita, ma qualcun altro più lesto aprì la porta della misteriosa baita situata a pochissima distanza, e vi trascinò dentro Andrea grondante di lacrime, e William grondante di sangue. Ma nonostante tutto, ancora l'uno accanto all'altra.
Insieme.



Racconto camaleonte (terza puntata)

Ci siamo. La nostra storia prima thriller poi a tinte rosa sta ora per subire una trasformazione comica che sovvertirà, forse, gli equilibri della stessa!


L'OROLOGIO DI ANDREA

TERZA PUNTATA (ironia)

Pazzesco.
Mentre s'avviava alla porta, William si voltò un'ultima volta verso di lei, ignorando però lo scalino che era sempre stato lì, inciampando. "Che figura..." pensò, mentre Andrea scoppiava a ridere. "Ma insomma, che hai da ridere? Ricordati che sei sotto sequestro!" esclamò l'uomo. Poi la guardò con tenerezza. "Ora vado, tesoro. Devo parlare con gli altri. A dopo. Un bacio."
William salì le scale e incrociò il suo capo; colto da paura, l'uomo inciampò un'altra volta. "Oh, si scivola di brutto su questi gradini, ah ah ah!" Ma il capo restò serio. Lui riprese: "ehm, vi devo parlare con urgenza."
William, teso e preoccupato, riunì tutta la banda in una sala al piano superiore della struttura. Temeva soprattutto la reazione del capo, che difatti lo interrogò subito. "Allora Willie, che c'è?"
"C'è un problema. Mi sono innamorato."
"Mi fa piacere, ma a noi che ci frega?"
"Mi sono innamorato di Andrea!"
Sgomento e preoccupazione scesero in sala. Il povero Andrea cominciò a sudare freddo, scioccato. Maria Catena scoppiò a ridere, sostenuta da Gennaro.
"Willie, io... Non l'avevo capito, giuro. Ehm, però vedi..."
"Ma no, idiota! Che hai capito? Andrea la prigioniera!"
"Perché, si chiama Andrea? Ah ah ah!" esclamò Andrea.
"L'hai sequestrata e nemmeno sai come si chiama. E poi, saranno belli i vostri di nomi!"
"Sì caro Willie, ma tu forse non sai come fa di cognome. Suo padre è un imprenditore, e la sua azienda si chiama come lui, Maschio. Perciò la tua ragazza si chiama Andrea Maschio! Ah ah ah!" ribatté Andrea.
William non sapeva se crederci o no. Possibile che i suoi genitori le avessero messo un nome così con un cognome così?
"Beh, se ti vuoi divertire con lei fa pure, qual è il problema?" disse Gennaro.
"Il problema è che si è già divertito, li ho beccati mentre si baciavano" intervenne Andrea.
"Cosa? Ti sei fatto la prigioniera?"
"Ci siamo soltanto baciati, capo! Però ne sono innamorato..."
Andrea e Gennaro scoppiarono a ridere. Maria Catena restò seria. "La conosci da tre giorni e ne sei innamorato... Attento Willie, qui comando io e non ho intenzione di perdere centomila euro. E bravo, pure in faccia ti sei fatto vedere! Potevi almeno baciarla tenendoti il cappuccio sugli occhi."
"Oppure potevi baciarla al buio" suggerì Andrea.
Ad un tratto William adocchiò il prezioso orologio al polso di Andrea. L'Andrea sbagliato. "Quello è l'orologio di Andrea!" sbraitò.
"Bella scoperta, lo porta lui..." disse Gennaro.
"No, Andrea la ragazza, accidenti! Devi ridarglielo. Dai, ridaglielo, fammi fare bella figura."
Andrea non aveva nessuna intenzione di disfarsene. Glielo fece capire con un signorile gesto dell'ombrello. Senza alternative, William provò a corromperlo. "Dai, ti do una parte della mia parte!"
"Okay, allora voglio ventimila."
"Scordatelo, diecimila."
"Quindicimila, prendere o lasciare."
William fece un cenno con la testa. "Quindicimila euro per un orologio? Dì un po', chi abbiamo sequestrato, Claudia Schiffer?" ironizzò Maria Catena.
William si compiacque del fatto che stesse andando meglio del previsto. Ma lo sguardo del capo diceva tutto: vuoi fare il tenero cucciolone con lei fa pure ma da quello scantinato fetido non si muove finché il vecchio non sgancia il grano. Tutto molto chiaro.
Andrea era sul punto di consegnargli l'orologio, ma proprio in quel momento squillò il telefono: era il padre della ragazza. Maria Catena parlò con lui per un paio di minuti, poi riattaccò isterica. "Questo è fuori! Dice che ne ha trovati solo settemila di euro! Ne avrei trovati di più io se avessi venduto la mia collezione di Topolini... Sto perdendo la pazienza! Richiamalo tu: digli che se non paga entro un'ora, sua figlia la rivedrà a pezzettini."
William si fermò ad analizzare un attimo la situazione: aveva partecipato a un sequestro di persona, si era innamorato della persona in questione che portava un nome ambiguo, era stato deriso dai compagni e ora la sua Andrea rischiava grosso. E lui che avrebbe dovuto fare? Tradire qualcuno, per forza. Un ruolo non proprio invidiabile, il suo.
Pazzesco.

TRAILER

Ecco il trailer di un film prossimamente in uscita...

Un improbabile video trailer goliardico e autoironico per ridere un po', ispirato a quelli di Maccio Capatonda! Perdonate la qualità non eccelsa di immagini e audio, ho dovuto arrangiarmi con i mezzi rudimentali a mia disposizione ;)

ConTE siam diventati un NOI



Udine, 5 maggio 2002. Udinese- Juventus 0-2. A Roma, Lazio-Inter 4-2.
Trieste, 6 maggio 2012. Cagliari- Juventus 0-2. A Milano, Inter-Milan 4-2.

Qualche simpatica analogia c'è, fra l'incredibile scudetto di quel 5 maggio di un decennio fa e quello appena vinto.
Alzi la mano quale tifoso in estate avrebbe scommesso di vincere lo scudetto, a Trieste, da imbattuti, con la miglior difesa, con pochi infortuni, dopo le annate disastrose e recenti.
L'artefice di questo successo è senza dubbio Antonio Conte, maniacale stratega, perfezionista, ma soprattutto comunicatore. Perché è lui che ha trasmesso la mentalità vincente a una squadra fino all'estate scorsa allo sbando. Si deve a lui la consacrazione di giocatori - Marchisio e De Ceglie - svezzati nel vivaio bianconero, si deve a lui la crescita di altri come Bonucci e Pepe.
Conte ha saputo fare di necessità virtù. Ha preso la rosa che aveva, e l'ha fatta germogliare. Conte, così affezionato al modulo 4-2-4, modificato più e più volte fino a giungere all'impensabile ma funzionale 3-5-2, illuminato da un immenso Pirlo, faro e ispiratore di questa squadra.
La Juve è meritatamente campione d'Italia (in attesa di capire se riuscirà a fare il double il 20 maggio), nell'annata del nuovo stadio. Perché se metti piede nello Juventus Stadium non puoi non rimanere a bocca aperta. Mentre gli stadi italiani cadono a pezzi (si pensi all'inagibilità del Sant'Elia di Cagliari, o al pessimo manto erboso di San Siro che è costato qualche infortunio di troppo, o in generale alla distanza fra pubblico e campo tipica dei nostri impianti) la Juve si è dimostrata all'avanguardia concependo e credendo in un progetto ambizioso e dispendioso, ottenendo infine una cornice di pubblico unica e spettacolare.

Questa è stata la vittoria del Noi.
Eppure il Milan ha un tasso tecnico superiore, la stessa Juve di Capello possedeva più valore se si confrontano i singoli. Appunto, se si confrontano i singoli. Guardiamo i reparti bianconeri: difesa imperforabile, dopo un'annata colabrodo, centrocampo epico con magicPirlo- principinoMarchisio- guerrieroVidal e attacco camaleonte con un tandem diverso quasi ad ogni partita.
E poi, metti una leggenda vivente come Del Piero in naftalina e chiedigli se vuole entrare all'80' per "dare una mano": lui entra e risolve la partita. Metti il più grande portiere del mondo, Buffon, che dopo la colossale papera contro il Lecce viene perdonato e coccolato e sostenuto. Metti uno come Vucinic, fischiato e sottotono ad un certo punto della stagione, e continua a tenerlo in campo perché ad un certo punto della stagione comincerà a segnare gol spettacolari e decisivi. Metti uno come Borriello, fischiato e fuori forma, che però lavora zitto zitto, entra a Cesena e segna il gol partita. Metti uno come Barzagli, campione del mondo dimenticato troppo in fretta e comprato per due soldi... Ora è il centrale più forte d'Italia. Metti - e mi permetto di menzionarlo - uno come Marrone che avrà anche avuto poco spazio, ma ormai è pronto per fare il salto di qualità, giacché la qualità non gli manca (ricordate quel suo assist delizioso contro l'Atalanta?)
Metti uno spirito di sacrificio e di cattiveria agonistica collettiva in campo, metti guerrieri come Vidal e Chiellini. Unisci questa forza da provinciale al peso della maglia, al peso della storia, ti ritroverai a festeggiare uno scudetto.
Difficile dire se questa Juve potrà ripercorrere le orme della Juve di Lippi. Di certo questa Juve è diversa, nuova, travolgente. È la Juve dei Giaccherini, piccoli grandi giocatori che corrono per 90 minuti sospinti da tifosi, allenatore, cuore, per un solo obiettivo: vincere.
Ora, si continui a correre, correre. Le parole e le polemiche lasciatele agli altri. Noi continuiamo a correre...

PS: se proprio dobbiamo privarci di Del Piero perché così è deciso, almeno si provveda a sostituirlo degnamente. Che ne dite di quel piccoletto di Beinasco che a Parma sta facendo magie? Che ne dici Marotta, lo riportiamo a casa?  



Racconto camaleonte (seconda puntata)

L'esperimento letterario prosegue con una trasformazione importante: l'inizio-thriller viene qui ribaltato da un risvolto sentimentale.
 
L'OROLOGIO DI ANDREA

SECONDA PUNTATA (amore)

Sorpresa.
La ragazza non si sarebbe mai aspettata la visita di un altro malvivente incappucciato così presto; questi entrò nello scantinato, portando con sé un vassoio colmo di cibo. V'era qualcosa di straordinariamente bello nel suo portamento, tanto che la giovane sentì svanire lentamente la paura: aveva tutta la sensazione di trovarsi dinanzi una sorta di delinquente gentiluomo, giacché costui stava trattandola con umanità.
"Da quanto sono qui?"
"Da quasi sei ore. Adesso è sera. So che gli altri ti hanno un po' spaventata, mi dispiace."
La ragazza, incredula, cominciò a rifocillarsi, incurante del fatto che lui le stesse accarezzando le guance, ma senza malizia. E in quel contatto avvertì tutto il suo calore, così confortevole dopo tanto buio. "Grazie..." sibilò la giovane.
"Posso chiederti come ti chiami?" chiese lui, dal retro del suo cappuccio.
"Andrea. Ma per favore non chiedermi come mai porti un nome da maschio?"
I due si concessero addirittura una risata, nonostante i ruoli di vittima e carnefice.
"Io sono William. Vedrai che andrà tutto bene Andrea, ti libereremo presto. Ora fammi vedere un po' questa ferita..." L'uomo le medicò il labbro violato con dolcezza. Poi perse il controllo di sé: rimase inchiodato a guardarla. Nemmeno Andrea seppe spiegarsi il perché, ma perse anch'ella il controllo: gli sfilò il cappuccio senza ch'egli opponesse resistenza, e rispose al suo sguardo. I suoi occhi erano azzurri e immensi.
"Dio, ma sei bellissimo!" esclamò la ragazza, fuori da ogni più razionale considerazione.
"Ti prometto che non ti accadrà niente di male. Ora però devo proprio andare" disse lui, quasi imbarazzato.
"Non mi lasciare qui, è un posto orrendo!"
"Tornerò presto da te." William si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte. Poi si rimise il cappuccio in testa e tornò ad essere il suo sequestratore.
Andrea rimase sola ad affrontare buio e silenzio per tutta la notte, ma il pensiero di lui le fece forza.

Il mattino seguente William tornò nello scantinato. Appena lo vide, la ragazza sussultò di gioia.
"Ciao Andrea. Stai bene? Tuo padre sta cercando i soldi per pagare il riscatto. Gli ci vorrà un po'. Ma non aver paura."
"Con te vicino non ho più paura. Mio padre ha soltanto me, pagherà. Prendetevi tutto, ma vi prego, restituitemi l'orologio. Per me ha un valore inestimabile."
"Farò il possibile per riportartelo." William la strinse forte a sé per qualche istante.
Durante la giornata l'uomo scese altre quattro volte nello scantinato, portando sempre una scorta di cibo e acqua. Tal andirivieni destò però qualche inevitabile sospetto fra i suoi compari.
Il giorno successivo William tornò a trovarla, confuso e ardente di desiderio. "Andrea, io sento qualcosa per te. Lo so che sembra assurdo, tu sei il mio ostaggio, ma..."
Dieci secondi. Dieci infuocati secondi a guardarsi e a sfiorarsi le mani. Finché William non si sporse in avanti alla ricerca delle sue labbra. Lei lo guardò ancora per un lungo istante, poi si lasciò baciare. Ma qualcuno nella penombra li stava spiando.
"Willie, sei impazzito?"
William si sentì gelare. "Posso spiegarvi tutto" rispose tremante.
Il suo compare si allontanò incredulo, mentre lui stringeva ancora Andrea fra le braccia. "Ti riporterò l'orologio, e ti riporterò a casa. Ora però devo spiegar loro le cose prima che finisca male!"
La ragazza non lo trattenne. Indietreggiò dilaniata dall'emozione ancora viva di quel bacio proibito. S'era invaghita di un criminale. L'ultima cosa al mondo che avrebbe potuto aspettarsi. Ecco come si sentiva.
Sorpresa.

Racconto camaleonte (prima puntata)

Vorrei lanciare un esperimento che si chiama "racconto camaleonte". Pubblicherò un racconto a puntate, la cui particolarità è di avere un genere dominante che cambia ad ogni episodio. Per ben incominciare ho scelto un inizio thriller.
Vi svelo le parole guida dei prossimi episodi: amore, ironia, azione, magia, e poi ci sarà il gran finale...
Spero possa piacervi, è una cosa assolutamente sperimentale oltre che inedita! Buona lettura ;)

L'OROLOGIO DI ANDREA

PRIMA PUNTATA (paura)

Buio.
La ragazza aprì gli occhi ma non v'era che buio intorno a lei. Si sentiva indolenzita, la nuca le doleva molto. Freddo. Sentiva freddo, mentre cercava di ricordare cosa le fosse accaduto, ma un fastidioso e sinistro rumore la distraeva: non era che l'insistente gocciolare di un vecchio tubo... Doveva trovarsi in uno scantinato. La giovane cominciò a sospirare rumorosamente. Non scorgeva niente e nessuno. Si tirò le ginocchia al petto, passandosi una mano sul polso, alla ricerca dell'orologio che non c'era. Si tastò allora i lobi alla ricerca degli orecchini, niente. Non aveva con sé i suoi effetti personali, questo fu abbastanza per farla singhiozzare affannosamente, nella morsa inquietante del buio. Non v'erano dubbi: era stata sequestrata. La paura divampò feroce in lei, circondata dal rumore pesante delle gocce, dall'odore nauseabondo di quell'ambiente umidiccio, dall'oscurità atroce che le annullava la vista e al contempo le acuiva gli altri sensi...
Ad un tratto la giovane udì dei passi frenetici avvicinarsi. Passi pesanti, scostanti, tremendi. Poi una chiave girò lenta, e un rumoroso cigolio riecheggiò in tutto lo scantinato. La porta si aprì e lasciò filtrare un cono di luce tenue. La giovane indietreggiò fino all'angolo più lontano, cercando di abituare gli occhi al poco di luminosità, e il battito del cuore alla presenza umana. Due uomini incappucciati avanzarono in silenzio verso di lei. "Chi siete? Che volete da me? Che volete da me!" gridò disperata.
Per tutta risposta uno dei due uomini le tirò uno schiaffo violento che le fece sanguinare copiosamente il labbro.
"Zitta devi stare!" rispose il compare. Poi l'altro impugnò una fotocamera digitale e, senza avvertimenti, scattò in sequenza tre fotografie alla poveretta che rimase abbagliata a tal punto dal triplice flash, da cadere distesa sul freddo pavimento.
"E ora vedremo se paparino pagherà!" disse l'uomo, sogghignando.
Un pensiero aleggiò nella testa della ragazza quando l'uomo che reggeva la fotocamera le si avvicinò. Troppo. Temeva potesse farle del male, temeva potesse...
La ragazza inarcò il corpo alla ricerca di un riparo che non c'era. Il malvivente scoppiò a riderle in faccia, poi sollevò il polso per dare un'occhiata al suo orologio. "E' un bel modello, ti dispiace se lo tengo io?" disse sfociando in un'irritante risata. La giovane non ebbe la forza di protestare, nonostante il valore immenso che aveva per lei quell'orologio.
I due sequestratori si avviarono alla porta senza fornire ulteriori spiegazioni, soltanto continuando a ridere.
"No, no! Vi prego, non mi lasciate qui! Non mi lasciate qui!" urlò istintivamente la giovane scattando in piedi. Avrebbe preferito correre il rischio di restare con loro, piuttosto che giacere abbandonata in quel posto immondo.
I malviventi la bloccarono con un ghigno e la spinsero a terra. "Spiacente bellezza, disposizioni del capo, tu resti qui! E fai la brava!" sentenziò l'uomo che le aveva sottratto l'orologio.
I due si avviarono alla porta, confabulando tra loro, incuranti delle urla isteriche della ragazza, che inerme osservò la tenue luce dissiparsi. Rimase sola, tremante e disperata, immersa in un silenzio agghiacciante.
Buio.

Scusate il ritardo


Era ora. Una scrittrice incallita come me non poteva non avere un blog.
Allora, chiariamo subito il significato del nome... Sono stata manesca per tanto tempo, metaforicamente. E dunque, ho pensato fosse buona idea intitolare il blog a ciò che ero e, contemporaneamente, a ciò che sto scegliendo di diventare, ben rappresentato dal gioco di parole: che la mano esca allo scoperto.
Perché da quando ho scoperto chi sono, chi sono veramente, e da quando ho deciso di seguire tale indole di scrittrice-giornalista-cantautrice, ho dovuto dire “ciao ciao” alla strategia dell’alzabarriere. Perché? Avevo voglia di godermi il panorama intorno ;)
Questo blog nasce dal bisogno-diritto-dovere di esternare e condividere con tutti voi articoli, musica, proposte, link, post su vari argomenti, sorridendo laddove possibile, confortando e conferendo coraggio (perché no) e lanciando proposte laddove necessario. I tempi saranno anche brutti, ma rimaniamo artefici del nostro destino!
Erano mesi che volevo farlo, ma qualcosa mi tratteneva. Io stessa. Un blog, e a che serve? Tanto non lo guarderà nessuno. Tanto non cambierà niente. Non cambierà mai niente. E infatti non è cambiato niente. Son cambiata io...
Ho iniziato a scrivere storie, e qualcosa dentro di me iniziava a cader giù, ad ogni parola, ad ogni passaggio. Ne avvertivo forte il rumore, senza capire. Poi ho cominciato a cogliere la mia contraddizione. Vivevo e avevo sempre vissuto in un modo, ma scrivevo e predicavo tutt’altro. Che fare, allora? Fidarsi di ciò che si è sempre stati, ciò che è nella propria natura, ciò che si è sempre scelto di mostrare? Oppure abbandonare, abbandonarsi, creare una rottura profonda con se stessi seguendo l’inconscio? Beh… Ho optato per la seconda, mi fido molto di più dell’Elisa scrivente. E così il rumore si è fatto più forte, più forte, e son crollate giù barriere e maschere e muri e silenzi. Non vi dico che grande macello a terra... Cocci dappertutto. Sto ancora pulendo. Combino sempre qualche disastro!
Rompere con se stessi però non è così facile – non si può certo dire: non ti voglio più vedere! – anche se il mio sguardo è diverso, è nuovo, riflette una bellezza che mi è sempre appartenuta. Me ne sono accorta un po’ tardi, sì… Adesso intendo sfruttare queste capacità che mi sono state date, che ho dentro da sempre. E dire che l’ho sempre saputo. Ma ero troppo impegnata a fare a pugni col mondo, da vera manesca, per accorgermene prima. Ora sono pronta a parlare, a vivere, a far tutto senza filtri né maschere. Man esca. Dunque, scusate il ritardo.

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I BUONI PROPOSITI DEL LETTORE

Vorrei cominciare questo nuovo anno condividendo i buoni propositi... del lettore. Molte persone, infatti, mettono fra i buoni propositi qu...