La vita è un susseguirsi di prime volte

Poliedrici.
Dovremmo imparare ad essere più poliedrici. Perché concentrare l'attenzione su una cosa soltanto? La vita è talmente bella e variegata, val la pena di esplorarla in tutte le sue sfacettature! La vita in fondo è un susseguirsi di prime volte, è una ricerca continua di nuove immagini, suoni, odori, sensazioni. Una conoscenza sostanzialmente infinita a nostra disposizione.
Spesso chi si concentra su una sola cosa non vede altro. Non riesce a uscire dal suo mondo, a vederlo dall'esterno, e alla fine ne resta invischiato.
Pensate a Usain Bolt, l'uomo più veloce della Terra, che ha dichiarato di voler cambiare specialità, di voler provare i 400 metri, il salto in lungo, addirittura il calcio. Lui che è il miglior velocista al mondo sui 100 e 200 metri. E per parlare di una comune mortale... Pensate a me, sempre alle prese con mille ambizioni e progetti, io e tutto il mio folto ornamento di parole e sogni e speranze. Ma dovete sapere che una passione aiuta l'altra; non potrei scrivere nulla se non facessi nulla oltre a scrivere; non potrei vivere senza raccontare né raccontare senza vivere, insomma. Mi sono già rassegnata da tempo... Combatterò su molteplici fronti, per molteplici traguardi, senza troppi sconti, forse senza troppi sguardi, ma insisterò. E lo farò attraverso i tempi e i ritmi che la vita scandirà per me. Correrò il rischio di rimanere inconcludente e fumosa. Anzi, correrò e basta.
Perché accantonare i propri interessi per dedicarsi ad una cosa sola? Non si può scegliere tra bere, mangiare e dormire: per il nostro benessere abbiamo bisogno di bere, mangiare e dormire. 
La vita è un susseguirsi di occasioni, di prime volte. Non è mai tardi per. Non vi possono essere soddisfazioni se non si possiede il coraggio di provare, cambiare, sperimentare. Rischiare. Rischiare di misurarsi con un'esperienza nuova, quale che sia.
Tradotto nella pratica questo post, questo ennesimo groviglio di parole, significa: arricchiamo il nostro tempo. Per esempio, muovendoci di più. Non intendo solo fare sport... Proviamo a scandire nuovi ritmi per il nostro corpo, lui ce ne sarà grato: tre piani di scale anziché il solito ascensore, una camminata, una biciclettata sotto gli alberi anziché un altro viaggio in auto, un po' di ginnastica dolce... Queste sono tutte cose tranquillamente fattibili, senza bisogno di ricorrere a piste di atletica, palestre o piscine. Basta davvero poco.
Altro esempio: impariamo a fare quello che ci fa stare bene e ci appassiona senza preoccuparci dei giudizi. Impariamo a divertirci e a colorare giornate altrimenti monotone.
Vi piace dipingere? Cantare? Ballare? Fare la verticale? Costruire navi in bottiglia? Piantare peperoncini in balcone? Giocare a ping pong? Suonare la batteria? Correre sotto la pioggia? Beh, e che state aspettando? Ancora qui a leggere questo blog, siete? Forza ragazzi, uscite! Uscite tutti quanti allo scoperto!

Serie A: si riparte!

Si riparte.
Passato il tripudio olimpico, riecco il campionato di serie A. E si riparte con l'allenatore della squadra detentrice del titolo in tribuna. Accanimento contro la Juve, gridano i tifosi bianconeri. Le parole urlate da Conte farebbero presagire alla sua innocenza, ma nessun giornalista potrebbe accusare/assolvere dacché non vi sono prove inconfutabili. L'unica certezza è che in campo ci sarà una sola squadra favorita, una sola da battere. Le altre inseguono.
La Juventus può anche permettersi di avere Conte in tribuna, la squadra è forte e quest'anno può contare su una panchina cresciuta in quantità e qualità. Dettaglio importante. Il modulo 3-5-2 è stato vincente l'anno scorso, ma la Juve è squadra camaleontica, capace di giocare senza problemi col 4-3-3 o qualsiasi altro modulo anche in partita in corso. La Vecchia Signora si è rinforzata in tutti i reparti (mancherebbe solo più un attaccante) e mostra dei giovani interessantissimi come Paul Pogba... fate attenzione a lui, poiché diverrà un campione. Pazienza se non parte come titolare, d'altronde quello juventino è il centrocampo più forte del mondo, almeno sulla carta. La difesa bianconera poi si è arricchita con l'esperienza di Lucio, la sorpresa del giovane Marrone e la crescita di Bonucci, mentre l'attacco ha perso capitan Del Piero ma ha riaccolto il figliol prodigo Giovinco, quest'anno alla prova decisiva. Se esplode, per gli avversari saranno dolori. Nel pre-campionato si è messo in mostra anche Asamoah, un altro grande acquisto di Marotta. Potenzialmente, Massimo Carrera ha a disposizione una squadra da scudetto, ai blocchi di partenza non v'è dubbio. Poi si sa, il campionato è lungo e le sorprese non mancheranno di certo.

La squadra che la Juve deve temere più di tutte è la Roma. Non tanto per il suo organico, quanto per il suo allenatore. Zeman farà grandi cose, sebbene la rosa a sua disposizione non sia ancora da scudetto. Le milanesi invece partono sfavorite: il Milan ha venduto i suoi due più grandi fuoriclasse anziché vendere Pato, che per non smentirsi si è subito procurato il primo infortunio. L'Inter parte con qualche innesto interessante, ma avrà quantomeno bisogno di tempo per costruirsi. Napoli e Udinese daranno fastidio là davanti, pur avendo perso alcuni giocatori importanti. Senza scordarsi di Lazio e Fiorentina, la viola da temere anch'essa più per il suo allenatore - Montella - che per la rosa.
Sarà interessante poi vedere come se la caveranno le prestigiose neopromosse Toro, Sampdoria e Pescara, se sapranno fare qualche passetto in più della semplice salvezza. 
Dunque si parte. E speriamo che si parli di derby, di gioco, di giocate e non di scommesse, francamente per chi ama lo sport è un tantino nauseante. Fateci divertire!

Al fuoco!

Questo Paese scotta.
Arde. Brucia.
Dicono che l'Italia sarà salva nel 2013. Se si parla di salvezza vuol dire che il baratro non è così tanto lontano. E non ci vuol molto a rendersene conto, neppure in tempi vacanzieri, col Paese in ginocchio che non si fa mai mancare l'emergenza di stagione; in estate, gli incendi.
Dicono anche che l'autunno sarà difficile. Rovente. Un altro rogo si prepara all'orizzonte? Cosa brucerà quando le foglie inizieranno ad ingiallire e a cadere al suolo?
Intanto, l'estate è bollente. Forse batterà quella record del 2003.
Bruciano le foreste, ardono i pensieri, bruciano i rifiuti, ardono i diritti.
No, non è soltanto la temperatura più calda dell'anno la ragione di tante fiamme.
Chissà perché, ad un tratto la terra comincia a bruciare. Ettari di verde in fumo. E gli addetti ai soccorsi, la forestale, i vigili del fuoco a sfidare i tagli e le riduzioni dei mezzi pur di domare i roghi.
Fuochi che divampano per noia, sfida, crudeltà, pazzia, disattenzione. E non bastavano gli incendi dolosi che minacciano boschi e raccolti e persone, nell'estate già bollente di suo li si creano pure, i roghi. Penso al problema dei rifiuti, alla loro eliminazione attraverso prassi incendiarie fai-da-te, oppure mediante comodi inceneritori. Sono entrambe due soluzioni estreme nate da presupposti errati; il problema andrebbe risolto innanzitutto cominciando a pensare a come produrre meno rifiuti, e a come riciclare quelli prodotti.
Ma non impariamo mai. Incendi, roghi e, complice la crisi economica, auto-roghi disperati di persone che le fiamme se le vestono addosso, lasciandosi divorare pelle e anima dal fuoco. Succede per davvero, non è un film. E in qualunque stagione.

Fortunatamente esiste anche un fuoco buono. Si tratta di un fuoco speciale che arde dentro di noi, l'unico fuoco che non distrugge né ustiona ma riscalda, illumina, alimenta di energia e volontà la nostra anima. Ecco, è da quello che dovremmo attingere, per farci trovare pronti, proprio come quei vigili del fuoco che lottano anche senza mezzi adeguati pur di vincere gli incendi.

E allora riprovaci

Eccoti
imprecare a terra tra rabbia e asfalto
un altro sogno mancato
un altro obiettivo fallito
un altro progetto che lento è svanito
sotto il tuo sguardo saturo e stanco
sei grinta sopraffatta da rammarico
sei in balia del tuo stesso tentar vano
in una mesta ballata che ti fa andar piano
strano
sei rallentato eppure rialzi la testa
giacché gettar la spugna è pratica indigesta
e allora riprovaci
meglio rischiare un'altra volta
meglio sferrare un'immediata contromossa
e allora riprovaci.
Ricomincia questa scalata
più impavido e rapido di prima
continua malgrado il fiatone
e vedrai più vicina
la cima.
E quando sarai dinanzi ad una nuova grande occasione
anziché ripeterti che non puoi sbagliare
prova a suggerirti di fare meglio che puoi
prova a non giudicare
prova a ignorare i tuoi limiti e poi
sprigiona la forza che hai dentro
e non avrai il peso del rimpianto.

London 2012_epilogo

                                                         London 2012, cala il sipario.
Jessica Rossi e Massimo Fabbrizi
La staffetta giamaicana: imbattibile
L'Olimpiade si chiude ed è tempo di bilanci. Si parla molto di numeri. Abbiamo confermato grossomodo il medagliere di Pechino vincendo 28 medaglie (una in più),  di cui 8 ori, ma molte cose non hanno funzionato nella spedizione azzurra. Al di là dei numeri infatti, non c'è da sbandierare troppo i nostri successi. Senza i trionfi nelle discipline come tiro a volo o tiro a segno, senza le armi e i combattimenti insomma, sarebbe stato un medagliere molto magro. L'atletica è stata salvata dal bronzo di Donato, il nuoto ha collezionato solo figuracce e polemiche, il commissario tecnico del canottaggio è stato licenziato dopo i risultati mediocri, mentre le squadre hanno reso discretamente, ma non certo benissimo. Riflettere. Riflettere su come mai le altre nazionali siano più competitive, o su come mai non riusciamo a portare nemmeno una staffetta o un atleta in finale nelle gare di velocità, o su come mai l'Italia del calcio non ci fosse, dacché il pallone è sacrosanto sport nazionale.
Fatico non poco a condividere il nostro non-sistema, che non riesce a portare lo sport nelle scuole, cosa gravissima. Per diventare atleti ci si deve arruolare nell'esercito o nei carabinieri o nelle fiamme gialle azzurre eccetera, altrimenti non si ha la possibilità economica di dedicarsi allo sport. Perché non è così popolare, né così ambito. D'accordo, l'atletica leggera (come pure la scherma o il canottaggio) è sacrificio ma, come ha affermato Fabrizio Donato, è anche divertimento santo cielo, si tratta di uno sport, mica di una tortura!
Sistema italico a parte, qualcuno è comunque riuscito a compiere l'impresa: Daniele Molmenti, Jessica Rossi, Carlo Molfetta, perfetti sconosciuti che hanno davvero incantato, specie la Rossi che ha colpito 99 piattelli su 100 stabilendo il record mondiale. Le medaglie che abbiamo vinto sono state tutte sofferte, sudate, bellissime. E talvolta sono state sfiorate, mancate. Perché c'è anche l'Italia del Fuori podio. C'è la piccola Vanessa Ferrari, cui è stato negato il bronzo per un cavillo del regolamento. C'è Tania Cagnotto, giù dal podio per 20 centesimi. E c'è mancato poco che la 47enne Josefa Idem portasse a casa una medaglia, ma il suo quinto posto è stato comunque fantastico.
Josefa Idem
I giochi olimpici a volte assumono la dimensione di un gigantesco circo fatto di vessilli e coccarde e medaglie e sponsor. Ma altre volte emozionano invece nelle piccole cose, nei momenti fuggenti e memorabili, come l'atleta che si stira durante la finale ma anziché fermarsi finisce la corsa zoppicando, o l'atleta che perde la sella e resiste fino al traguardo vincendo una medaglia, o ancora, il campione che si infortuna nella corsa ad ostacoli ma vuol finire la sua gara comunque. Bolt e Blake saranno anche gli uomini più veloci del pianeta, gli uomini copertina di queste Olimpiadi. Ma. Come ha detto Schwazer, la vita non è solo vincere medaglie. E ci mancherebbe, Alex. Tu che volevi andare più forte per non essere da meno, tu che hai distrutto soprattutto te stesso, tu che adesso devi ricominciare da zero. Come atletica, nuoto e canottaggio azzurri. Forse sarebbe ora di smettere di pompare i vincitori vestendoli da dei e denigrare i vinti - magari ex vincitori - vestendoli da perdenti, dacché nello sport si vince e si perde, come nella vita, ma la felicità nessuno la può misurare attraverso numeri, né podi, né allori. E allora, viva le lacrime di Vanessa Ferrari e il rammarico di Roberto Cammarelle, viva Ruggero Pertile giunto decimo nella maratona maschile, viva il campione Liu Xiang che si è infortunato nei 110 ostacoli e che ha terminato la gara saltellando e baciando un ostacolo, viva Thomas Daley, viva Niccolò Campriani, viva Tyson Gay, viva Elena Isinbayeva, viva i fiorettisti azzurri, viva Mo Farah, viva Elisa Rigaudo settima nella marcia che promette scintille a Rio, viva chi sugli spalti si è emozionato, e magari ha pensato: anch'io voglio correre così... Viva lo spirito olimpico, viva i record del mondo, viva i quarti, i quinti e i trentasettesimi posti.   

Fabrizio Donato nel salto triplo
I PODI AZZURRI PIU' EMOZIONANTI
3. Il salto triplo di bronzo di Fabrizio Donato... che soddisfazione  e che grinta a 36 anni!
2. L'argento in volata di Sartori e Battisti nel due di coppia... e la Federazione che non credeva in loro!
1. L'oro a squadre nel fioretto femminile del Dream Team, che già aveva monopolizzato il podio nella gara individuale: Vezzali, Di Francisca, Errigo, Salvatori... semplicemente leggendarie!

lo sport è molto di più

la maratona sotto la pioggia
Onore a missile Bolt, ai fiorettisti italiani, a Andy Murray e a tutti coloro che hanno vinto nella giornata di domenica 5 agosto, ricca di medaglie. Vorrei però proseguire sulla scia del precedente post "Fuori podio", evitando di parlare troppo dei vincenti. Onore dunque anche a Tania Cagnotto e a Valeria Straneo, quest'ultima ottava nella maratona a 36 anni. 

Non tutti gli atleti sono star da copertina. Non tutti si chiamano Phelps, Serena Williams, Bolt, Pellegrini. Ve ne sono tantissimi che non saliranno mai su un podio olimpico, che rimarranno senza sponsor e senza guadagni milionari, atleti ai quali non rimarrà che la passione per lo sport praticato e basta. Tralasciando le primedonne che sguazzano in vasca o in pedana o in pista con presunzione e arroganza, e tralasciando pure i taciturni fenomeni extraterrestri che polverizzano i record, vorrei soffermarmi su questi atleti, normali, battibili, umani. Cui ogni tanto riesce il miracolo. Chiedere ai nostri Sartori e Battisti, scaricati dalla Federazione e finora unici a vincere una medaglia per il canottaggio azzurro.
Lo sport è sacrificio. Fatica. Sudore. Non è solo doping, gossip, scandalo, trionfo, podio, oro, doppio oro, record del mondo. Quello è materiale per i media. Ovvio, i quinti e i decimi posti non fanno notizia, a meno che non appartengano a Pellegrini, Williams, Bolt, Phelps. In tal caso è uno scandalo astronomico. La gogna mediatica sembra non accontentarsi mai, esige medaglie e trionfi. Esige il rispetto del copione. Che vinca il campione.
Gli atleti umani sgobbano quanto i campioni per sudarsi il loro quinto o decimo o quarantaduesimo posto. Ogni disciplina richiede una preparazione rigorosa. Si tratta di unire il talento alla scelta. La scelta di inseguire un sogno a cinque cerchi.
Lo sport si pratica col corpo e si vince con la testa. Talvolta, col cuore. Il talento non è tutto e il sacrificio di una vita intera può anche non bastare per vincere una medaglia. Quello che filtra però dai titoli dei giornali è banale e riduttivo. Non è un problema delle Olimpiadi ma in generale del mondo dello sport, trasformato in una macchina da soldi e sponsor. Celebrare le vittorie è giusto, ridurre lo sport a oro-argento-bronzo-record del mondo è inaccettabile. Avete seguito la maratona? Una gara così intensa, complessa e affascinante si può ridurre ad un mero discorso di tre metalli?
Kemboi e Benabbad in trionfo
Due immagini vorrei contrapporre alla sbornia da podi. La prima: dopo la finale dei 3000 siepi, il keniano Kemboi e il francese Mekhissi-Benabbad che si tolgono le divise e festeggiano, si abbracciano e ridono. Una bellissima immagine. Ah, sì, per la cronaca hanno vinto l'oro e l'argento. La seconda: Oscar Pistorius che corre. Per la cronaca ha chiuso ultimo la semifinale dei 400. Onestamente, chi se ne frega. Lui ha corso coi normodotati. Ha buttato giù una barriera.

Mi auguro che lo sbandierare trionfi mediatico possa servire almeno da stimolo per la gente. Spero che bambini, giovani, adulti vengano colti da improvvisa voglia di correre; via, in palestra, in piscina, in pista, in pedana, a combattere. A combattere.
Lo sport insegna le regole di vita, il rispetto dell'avversario. Insegna a credere in se stessi, a tacere e a mirare in alto. Insegna a gioire così come a rialzarsi dopo aver perso la gara della vita. Insegna a praticare una disciplina non per essere il migliore, ma per essere migliore.

Fuori podio

Fuori podio. Sfuma il sogno.
L'atleta campione favorito primo nel ranking ma finisce fuori dal podio.
Mesi e mesi e mesi a preparare la gara della vita e poi. Quarto posto. Una stoccata di troppo subìta. Un centesimo di troppo nuotato. Una sbavatura di troppo eseguita. Una presa mancata. Una concentrazione tradita. Un colpo vincente omesso, o semplicemente, un avversario più bravo. Fuori podio.
Arrivare lì a un passo dal sogno a lungo cullato, arrivarci in buone condizioni ma peccare di imperfezione. Mostrare la propria umanità, i propri limiti. Quinto posto. Abdicare, prego. Fuori podio.
Forse è un'ingiustizia, forse, e allora c'è chi occupa la pedana. Sit-in. Lacrime. Perdere fa sempre male, perdere a volte è inaccettabile per un atleta. E se c'è chi perde la finale per una piccola mancanza, c'è invece chi imbroglia combinando il risultato con le avversarie per garantirsi un percorso più morbido. Loro non sono fuori dal podio. Sporcare i giochi olimpici e l'immagine del proprio sport è sintomo che sono fuori di testa.
Una nazione intera che guarda trepidante, trepidante attende il tuffo perfetto e la medaglia. Ma l'atleta si ferma ai piedi del podio. Qualcuno lo insulta. E non sa che così insulta anche i suoi duri allenamenti, il suo sudore, il suo allenatore, il suo dolore. Fuori podio. Qualcuno anche fuori di senno.
Ogni sport è un ring dove è inevitabile incassare colpi. In fondo non importa quante coppe si accumulano in bacheca, quanti gagliardetti tingono il salotto di casa, quel che importa è quante volte si è capaci di reagire a un colpo incassato. Campioni e novellini, le delusioni comunque arrivano per tutti. Settimo posto. Stampa contro. Tifosi arrabbiati. Chi sta in poltrona non può capire. Chi critica e basta non può capire. Chi non è stato sportivo, chi mai ha assaggiato l'ebbrezza di una gara, l'adrenalina di un duello, la fatica di una partita, non può capire. Loro sì che sono fuori podio. Spettatori. A volte ingrati. A volte invidiosi. A volte ignorano le cose e basta. Vuote chiacchiere da bar. Mentre l'atleta riprende ad allenarsi dopo essere finito
fuori podio. Ma rialzarsi dopo ogni sconfitta, dopo ogni maledetto quarto posto, fa dell'atleta non un loser, bensì un imbattibile. Un lottatore infinito che non molla. E a furia di accumulare delusioni si diventa forti, terribilmente forti. Delle rocce erranti, più forti dei plurimedagliati, dei talentuosi, dei fortunati, degli imbroglioni. Più forti anche dei piagnucoloni e dei senonvincomollo. Più forti di tutto. E quando arriverà il momento della vittoria, scorreranno in sequenza i fotogrammi delle precedenti cadute, in un film che testimonierà quanto ne sia valsa la pena.

Dedicato ad Andrea Baldini, Andrea Cassarà, Valerio Aspromonte, a Federica Pellegrini e alla staffetta 4x200, a Tania Cagnotto e Francesca Dallapé, alla squadra femminile di ginnastica, a Giulia Quintavalle ed Elio Verde, alla coreana Shin A Lam, all'inglese Tom Daley e a tutti coloro che sono arrivati fuori podio. Coraggio ragazzi. Almeno qualcuno tra voi avrà la chance di esultare, molto presto. 

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