Un'animatrice in 'carriera'- sì, l'animazione è un lavoro (bellissimo)!

Ecco che finalmente inauguro la quarta rubrica! Ma questa è proprio speciale.

Dunque, premetto che faccio un lavoro bellissimo.
Sì, lo ammetto: amo il mio lavoro! Non so quanti lo possano dire, ma è così per me. Il rovescio della medaglia è che ciò che faccio è molto dispendioso.

Ricordo che i primi tempi mi scambiavano per una volontaria. In pratica non dimostravo che stavo lavorando. Perché in effetti non viene spontaneo catalogare come lavoro le attività ricreative. Eppure quello dell'animatore professionale è un lavoro a tutti gli effetti, sebbene venga spesso confuso con quello di altre figure, in primis l'animatore turistico. Il professionale indica che lavoriamo nel disagio e che la nostra mission non è solo di mero intrattenimento.

Io lavoro in una casa di riposo. Ricordo, il primo impatto non fu affatto facile. Non avendoci mai messo piede prima, vi entrai con uno stereotipo quasi fiabesco, del tipo: ci sono dei vecchietti che mi aspettano per giocare a carte e a tombola! Poi, la realtà: la grande maggioranza degli ospiti era affetta da demenza senile o Alzheimer e, almeno apparentemente, non era in grado di seguire nessuna attività strutturata.
Mi ci è voluto del tempo. Poi ho ingranato. Certo, ho dovuto imparare a liberarmi dall'egocentrismo latente ogniqualvolta creavo un'attività, e ho dovuto imparare ad ascoltare, intendo per davvero... Col tempo ho sviluppato un ventaglio di attività più o meno alla portata di tutti; forse non mi crederete, ma ho visto persone affette da Alzheimer cantare a memoria vecchie canzoni… Ecco dove sta il trucco! Trovare una chiave. Avremo modo di approfondire. Per ora, invece, mi basta aver legittimato un po' il ruolo di tutti quegli operatori sociali (quindi compresi i nostri 'cugini' educatori professionali) che lavorano ogni giorno con abnegazione, passione e competenza per il benessere altrui.

Scripta manent- Fuga dall'amore: limited edition!

Ecco alcune considerazioni, a freddo, sulla mia esperienza di crowdfunding con la quale mi sono messa in gioco, col romanzo Fuga dall'amore.

Partiamo dal risultato finale: come penso saprete non è stato raggiunto il traguardo delle 200 copie, che avrebbe voluto dire gloria e pubblicazione, ma mi sono fermata a quota 66.
Potrebbe sembrare un fallimento, eppure non è così: considerate che una buona parte dei circa 65000 titoli pubblicati ogni anno in Italia non supera le 50 copie vendute. Voilà, nel mio insuccesso son riuscita a fare di meglio! La Bookabook, infatti, ha fissato una soglia minima di 60 copie che consente ai sostenitori dell'opera di ricevere comunque la loro copia. Quanto fatto mi consentirà dunque di raggiungere un buon numero di lettori. Senza nemmeno pubblicare. Buffo...
Il crowdfunding mi ha fatto capire con esplicita chiarezza quanto sia difficile oggigiorno fare gli scrittori (non che prima lo considerassi una passeggiata) e nello specifico vendere il proprio prodotto; auto-promozionarsi, senza alcun tipo di gancio, è cosa ardua per un'autrice di fatto sconosciuta.
Torino- Borgo Dora, uno dei luoghi del romanzo
Ritengo la piattaforma Bookabook innovativa ma non perfetta, efficace ma non del tutto efficiente. Coi suoi pregi e difetti, però, è attualmente la miglior offerta per scrittori esordienti in Italia.
Ricapitolando il mio libro verrà distribuito in una limited edition, e poi chissà. Vedremo. Proprio in questi giorni ne sto rileggendo la bozza editata, e mi sono emozionata perché si tratta del primo editing su un mio lavoro! Presto si concluderà questa fase, poi si procederà con grafica di copertina e stampa.



Un invito ai lettori di Fuga dall'amore: fatemi sapere del libro! Quando vi arriverà, se vi piacerà, cosa vi lascerà. E' prezioso saperlo.
Potete continuare a seguire la pagina facebook per restare aggiornati sui risvolti futuri: https://www.facebook.com/fugadallamore

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