IL DIRITTO DI LEGGERE OVUNQUE

 

IL DIRITTO DI LEGGERE OVUNQUE

E tu dove ami leggere? Posti consueti o bizzarri?

Per spiegare questo settimo diritto, Pennac scelse di raccontare un lungo aneddoto ambientato nelle… latrine. Ecco, giusto per sottolineare meglio il concetto che sì, cari lettori, possiamo davvero leggere ovunque!

Il punto è che la lettura può essere conciliante nei luoghi più insoliti; la fermata del pullman può diventare rifugio improvvisato per assaporare una bella storia. Un’attesa per una visita medica o una lunga coda alle poste possono farsi più sopportabili grazie a un libro.

Anche se leggo prevalentemente al chiuso, adoro leggere all’aria aperta: se ho un paesaggio davanti, per me è il top. Non mi piace, invece, leggere in condizioni di scomodità (tipo sul bus affollato in piedi, cosa che altri intrepidi lettori si concedono senza problemi).

Dove e come ti piace leggere? Seduto, sdraiato, in piedi? In luoghi pubblici o appartati?

In ogni caso, non vergognarti di nulla: se certe condizioni favoriscono la tua lettura, allora va tutto bene! Dove ti piace leggere? Scatenati nei commenti


Attraversare il ponte

ATTRAVERSARE IL PONTE

(volantino del laboratorio a fondo articolo)


Quante volte ti senti bloccato dalla paura, quando devi prendere una decisione?

Quante volte vorresti attraversare il ponte, ma finisci col rimanerci sospeso? Oppure, quante volte hai imboccato ponti a caso, per paura di rimanere fermo? E quando, invece, hai preferito tornare indietro?


Prendere una decisione non è affatto semplice. Ci sono tante resistenze da vincere. E la paura lì in agguato.


Ecco perché ho deciso – è il caso di dirlo – di creare un laboratorio in presenza dal titolo “Attraversare il ponte”, ‘sequel’ del precedente “Il diario provvede”, così da aiutare le persone a diventare maggiormente consapevoli di sé stesse nel momento in cui devono decidere.


Ma come si fa a decidere bene?


Ascoltandosi. Prendendosi i giusti tempi, se si tratta di una decisione importante.

Per ascoltarsi c’è ovviamente il diario, strumento prezioso, ma in “Attraversare il ponte” andremo oltre, riscoprendo i nostri valori, quei riferimenti più autentici e profondi; i valori possono fungere infatti da bussola interiore per orientarci meglio.


È così che possiamo imboccare la nostra direzione!


(Nella foto: io sospesa lo scorso ottobre sul ponte Isabella, lo stesso del romanzo “L’amore provvede”).


Cosa provi quando devi prendere una decisione importante? C’è qualche strategia a cui ricorri?


Clicca qui per avere un'ispirazione... musicale! Trovare-una-direzione


I DIRITTI DEL LETTORE: IL BOVARISMO

 

IL DIRITTO AL BOVARISMO


Per descrivere questo sesto diritto del lettore, Pennac si ispirò al celebre personaggio di Flaubert – Emma Bovary – da cui appunto il termine ‘bovarismo’.


Con questo termine, lo scrittore ci ricorda che abbiamo il diritto di emozionarci durante la lettura di un libro, quale che sia (riallacciandosi così al diritto precedente, leggere qualsiasi cosa): non dobbiamo vergognarci se una determinata storia ci provoca forti emozioni… In fondo, non è proprio ciò che cerchiamo? Non bramiamo forse lieti fini, intrighi amorosi, grandi avventure, misteri ad alta tensione?


Come Emma, abbiamo il diritto di lasciarci trascinare dalle storie che leggiamo, fino a empatizzare coi personaggi quasi fossero persone reali, camminando nelle loro scarpe, inseguendo i loro obiettivi, piangendo le loro lacrime.


Inoltre, Pennac aggiunge che non dovremmo vergognarci nemmeno di cosa leggevamo da adolescenti; a tal proposito ricordo che, oltre ai fumetti, da ragazzina andavo pazza per una collana di libri game fantasy. Per altri ci saranno stati i manga, gli harmony, i bestseller commerciali, i Piccoli Brividi… Ecco, teniamoci strette anche le emozioni che furono.


Io, da brava ipersensibile, riesco a commuovermi democraticamente con qualsiasi tipologia di libro… e tu? Ti capita di emozionarti facilmente quando leggi? Quale libro ti ha scombussolato di più?

Scala(ta) di picche

Immagine evocativa tratta da Pixabay


Ripropongo questo mio vecchio racconto del 2012, che parla in modo surreale damore. Per sé stessi, per la vita, per qualcun altro.

Scala(ta) di picche

 La giocatrice osservò le sue carte. Facevano decisamente schifo. Continuava a pescare doppioni, invece della cartachetuttopuòcambiare. Da tempo non riusciva a buttare giù nemmeno un dannato tris, mentre gli altri facevano gioco, pur avendo poche carte. Lei, al contrario, aveva un ventaglio di carte in mano! Necessario, per la tattica: stava preparando infatti una scala di picche epocale, da asso ad asso. Di quella di cuori, invece, v’era solo la regina, donna sola, che puntava l’aitante fante di picche. “Jack, Jack!” Ma lui non l’ascoltava. La regina di cuori si voltò dall’altra parte e vide un due di picche. Brutto segno.

In mezzo a quel ventaglio di carte c’erano vari assi, ma nessun jolly. Quando toccò a lei, dacché il tavolo non offriva opportunità, decise di prelevare le carte scartate, fino ad averne in mano ventisette. Dovette distribuirle su due piani per poterle reggere tutte (separando fra l’altro la donna di cuori dal fante di picche).

Non poteva resistere a lungo. Guardò i suoi punti: due miseri tris. E ventisette carte in mano. Aveva scelto così. Per un gioco efficace le occorrevano tempo e pazienza. E se fosse stato troppo tardi? Che fare, rompere la tattica in nome della concretezza o rischiare e tentare la scala(ta) di picche epocale?

Frattanto il suo vicino aveva appena realizzato una scala di sette carte, la pinnacola; avrebbe anche potuto chiudere, dal momento che reggeva solo due carte in mano. Lei sempre ventisette.

Che scalata. È il momento. Non al prossimo giro. Ora! Non ci è dato scegliere le nostre carte, possiamo solo imparare a usarle bene.

Non potendo ancora mostrare la preziosa e celata scala di picche, perché incompleta, la giocatrice decise di resistere ancora un turno. Nel frattempo, però, notando un tris di fiori che quasi rischiava di dimenticarsi, decise di buttarlo giù. Poi si apprestò a pescare. Cosa sarebbe uscito? Un jolly, la cartachetuttopuòcambiare o una carta inutile?

Ovviamente una carta inutile. A che poteva servirle un dannato nove di quadri? La giocatrice divenne furiosa. Nessuno lo sapeva, ma lei aspettava il sette di picche, quello che avrebbe congiunto le due parti di scala di picche, da asso ad asso. Guardò impassibile l’inutile nove di quadri appena pescato. Poi rifletté un momento. Chiunque dei suoi ignari avversari avrebbe potuto scartare il sette di picche. O magari l’avrebbe pescato lei al giro successivo. Oppure sarebbe potuto non arrivare mai.

Era tempo di scartare. La giocatrice indugiò sul dieci e la donna di cuori: mancava il fante. Ma decise infine di tenere i cuori. Le sarebbero serviti, ne era convinta. Tenne persino la carta inutile, il nove di quadri: divenne il prescelto per chiudere la partita, se mai fosse riuscita a tirar giù quella scala di picche… Tutte le carte dovevano contribuire alla causa: serviva una grande cooperativa… di carta.

La giocatrice scartò infine l’asso di fiori, bello e intrigante, ma non le sarebbe servito mai. Mentre il giro ricominciava, scrutò la sua quasi pinnacola di picche. Era incompleta, come lei. Anche la regina di cuori si sentiva incompleta. Lo sapeva, la sua partita rischiava d’essere un fiasco. Eppure, era ancora aperta.

Come finirà la partita? Riuscirà la giocatrice a realizzare la sua pinnacola epocale? Esiste un sequel di questo racconto - Cuori e ripicche - che potete recuperare qui: faresol.blogspot.com/2013/08/cuori-e-ripicche.html

LEGGERE QUALSIASI COSA

 LEGGERE QUALSIASI COSA

Preparando il post, mi sono resa conto che questo diritto è più controverso di quanto ci si aspetti. Vediamo perché.


In sintesi dice che possiamo leggere quel che ci pare.

Attenzione, però…


Pennac distingue fra “buoni” e “cattivi” romanzi, con le dovute virgolette, per separare la letteratura industriale dalla letteratura… elevata. Inutile girarci attorno: certi libri sono più accessibili di altri, e quindi più confortevoli.


La vera sfida per il lettore, dunque, è decidere a un certo punto di “salire a prendere una boccata d’aria” avvicinando Tolstoj, Balzac, Svevo, chiudendo la porta in faccia ai bestseller.


Non c’è niente di male a leggere libri commerciali, anzi, credo che nella vita da lettori occorra una giusta via di mezzo, concedendosi anche un po’ di leggerezza.


È un diritto, questo, potenzialmente propedeutico, che può aiutare a compiere il salto di qualità in ogni momento e che al tempo stesso ci concede il conforto di un libro già letto o dallo stile semplice.


Ricordo che da ragazzina leggevo solo fumetti. Non sarà stata grande letteratura, eppure quelle storie con le nuvolette mi hanno ‘svezzata’. Forse per certi tomi non mi sentivo all’altezza. Finché non è arrivato l’incontro col libro giusto, che mi ha poi avvicinato a tutti gli altri, al di là delle imposizioni scolastiche.


E ora dimmi… Tu leggi di tutto?

Leggere qualsiasi cosa lo si può interpretare anche al contrario, cioè concedendosi i grandi classici?

RILEGGERE UN LIBRO

RILEGGERE UN LIBRO

 

Fra vari i Diritti del lettore, questo lo sento molto mio!

Rileggere aiuta a comprendere meglio, ad approfondire, a ricordare, a riconnetterci con una storia che abbiamo apprezzato, a darci un confortevole rifugio.

 

Amo rileggere un libro, perché non si sa mai cosa si troverà dentro dopo tanto tempo: l’opera è rimasta la stessa ma il nostro sguardo, nel frattempo, è mutato.

 

“Rileggere quel che una prima volta ci aveva respinti, rileggere senza saltare nessun passaggio (…) Ma rileggiamo soprattutto in modo gratuito, per il piacere della ripetizione”.

 

Pennac coglie nel segno: rileggiamo spesso per poter godere di ciò che ci è piaciuto, per andare sul sicuro insomma. Anche qui può nascere un senso di colpa, specie se il libro in questione non è un conclamato capolavoro, ma non c’è proprio nulla di male: concediamoci questo diritto, che non mancherà occasione per scoprire nuovi autori!

 

Uno dei libri che mi ha sorpreso di più è stato “Due di due”, di Andrea De Carlo, riletto a distanza di un decennio. C’è un altro testo che ha saputo sorprendermi, ed è “A pesca nelle acque più profonde” di Paolo Cognetti; in tal caso è stato davvero come leggerlo per la prima volta.

 

Rileggi volentieri i libri?

Qual è il libro che più ti ha emozionato, rileggendolo?


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