Donald Frank Bonin, in arte Franky L'O.G. |
Era il 2003 quando mi avvicinai al mondo del rap ascoltando a manetta Lose yourself di un certo Eminem. In seguito, da brava intellettuale, cominciai ad ascoltare Frankie hi nrg. Ebbene, proprio in quegli anni riuscii nell'impresa di rappare in duetto con un altro Frankie, meno famoso forse, ma così simpatico! Il pezzo in questione s'intitolava Prigionieri del sistema: un'accozzaglia di rime contro tutto, di fatto la mia prima canzone (ma ne scrissi solo il testo). Ci esibimmo insieme, Franky ed io, nel teatro del mitico oratorio San Giak; cantammo sopra la base di Clap Back, scelta ovviamente dal super esperto in materia Franky, allora poco più che un ragazzino, ma già molto a suo agio col microfono in mano.
Dopo un decennio rincontro Donald, cioè Franky, nel frattempo assai cresciuto (o forse sono io ad essere rimasta alta uguale?!). Lo rivedo alle Officine Corsare, dove sta per esibirsi. Sempre spavaldo, sempre scherzoso, lo sento raccontare dei lavori che ha fatto, dei suoi spostamenti, e infine del suo sogno: vuole fare musica. Come lavoro. Al giorno d'oggi una gran bella sfida...
Curiosissima di risentirlo, mi piazzo sotto il palco; prima di iniziare Franky si presenta al pubblico scherzando insieme ai suoi compari che lo spalleggiano efficacemente, finché non parte la base di Questo è il ballo. E' un po' brano di punta, il cui campionamento richiama un qualsiasi pezzo di Snoop Dogg o Tupac, solo che il testo è in italiano. Franky padroneggia perfettamente ogni rima, ogni parola, le incertezze sul palco svaniscono per chi ha la musica nel sangue, e ascoltarlo è davvero un piacere. Il pubblico ulula, batte le mani, qualcuno addirittura si mette a ballare, dominano i sorrisi e la sensazione è che quel ragazzo abbia il potere di spazzare via qualsiasi malumore: i pezzi di Franky, dalle rime pungenti, sono divertenti, ammiccanti, autentici, e "prendono" anche se non si è appassionati del genere.
Non so dove potrà arrivare Franky, chi può dirlo! Ma una cosa è certa: la predisposizione per fare rap ce l'aveva fin da piccolo, molto più dei tanti damerini che oggi si fanno chiamare rapper solo perché adesso il genere spopola. Franky, di origini ivoriane ma italiano e legatissimo a Torino e al quartiere di Porta Palazzo, potrebbe diventare l'emblema di un modo nuovo di concepire la musica rap: travolgere il pubblico e farlo divertire con l'autoironia e l'arte di non prendersi troppo sul serio, anziché riempirlo di rime soltanto rabbiose o soltanto mielose.
Non so dove potrà arrivare Franky, chi può dirlo! Ma una cosa è certa: la predisposizione per fare rap ce l'aveva fin da piccolo, molto più dei tanti damerini che oggi si fanno chiamare rapper solo perché adesso il genere spopola. Franky, di origini ivoriane ma italiano e legatissimo a Torino e al quartiere di Porta Palazzo, potrebbe diventare l'emblema di un modo nuovo di concepire la musica rap: travolgere il pubblico e farlo divertire con l'autoironia e l'arte di non prendersi troppo sul serio, anziché riempirlo di rime soltanto rabbiose o soltanto mielose.
Franky L'O.G.
Vi invito ad appuntarvi questo nome
e se poi ne avrete l'occasione
andate a vedere la sua esibizione
dal vivo spacca, eccome!
Beh, non sarò brava come lui, ma mi sembrava doveroso parlare col suo linguaggio...
Vi rimando alla pagina facebook di Franky, in attesa di avere presto un suo album.
https://www.facebook.com/pages/Franky-LOG/714471775284963?fref=ts
Nessun commento:
Posta un commento