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immagine tratta da Wikipedia |
Essere una cicala d’inverno è dura.
Mentre le formiche si cibano dell’abbondanza delle loro scorte, la cicala ha soltanto briciole di entusiasmo di cui nutrirsi: basteranno a non gettarla nello sconforto?
“Devo resistere, manca poco alla primavera” sussurra a sé stessa.
“Mancano due mesi, vedi un po’ te”, le fa notare acidamente la sua vocina interiore.
La cicala si siede e attende. Pensa a quelle formiche così rigorose e diligenti, sperando che magari ci ripensino e vengano a bussarle alla porta…
La cicala resta seduta, stringendo a sé quelle preziosissime briciole. Sono tutto ciò che ha.
È tesa, invece di so-stare nell’attesa.
D’un tratto prende la chitarra, che il richiamo è troppo forte, e inizia a strimpellare soavi melodie. Chissà se il suono arriverà alle formiche. Chissà.
“Ecco, brava. Almeno ti tieni in esercizio” le sussurra la vocina interiore.
Dopo la strimpellata, le briciole sembrano avere tutt’altro gusto. La cicala si alza e guarda fuori, anche se non c’è molto da guardare, oltre alla neve.
“Ne approfitterò per scrivere una nuova canzone!” dice.
La cicala ha scelto: proverà dunque a scoprire le bellezze di una stagione diversamente incantevole, anche se da offrirle avesse soltanto
quest’attesa
--- Ti piace la favola originaria della cicala e la formica? Hai gradito questo breve “sequel”? ---
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