Cosa farò da grande

Cosa farò da grande,
domanda tale anche senza punto interrogativo che di questi tempi in cui in tremila si presentano per un posto da infermiere assume una rilevanza notevole. Dentro questa domanda ci leggo quesiti esistenziali quali "cosa vuoi fare della tua vita, del tuo tempo?", "che ci stai a fare, qui?" e ancora: "hai una sola vita: dove/come intendi spenderla?"
Ecco, ora sì che viene l'ansia.
Perché l'effetto di porsi queste domande, di porsele veramente, è devastante. Con l'enorme rischio di scoprire che forse non siamo sulla strada che volevamo, che forse ci stiamo uniformando per quattro soldi, ma anche col rischio di mettersi a inseguire chimere astratte e sfuggenti. Con tutti i rischi del caso però, ogni tanto bisogna porsele, queste domande. Perché è del nostro tempo, del nostro esistere, del nostro essere che si sta parlando! Non siamo certo qui per accumulare zeri sul conto corrente, anche se ci preoccupiamo innanzitutto e soprattutto di quelli. E non siamo qui per perdere la nostra dignità con contratti precari, lavori a chiamata, in nero, quando capita... Anche se a volte si deve scendere a compromessi per sbarcare il lunario, con buona pace delle proprie attitudini.

Vi dirò, da qualche tempo mi sono accorta che la mia attitudine è quella di insegnare, sostenere, condurre. Lo è sempre stata, in realtà. Nonostante ciò ho scelto però di studiare scienze politiche, ed ora certamente s'è fatto un pochino tardi per tornare indietro e diventare professoressa di italiano; eppure le mie scelte non sono state sbagliate, né giuste, semplicemente scelte...
Paradossalmente dopo l'università le mie conoscenze/competenze sono lievitate, assieme alle mie consapevolezze, fino a condurmi alla decisione di "giocare" a fare la formatrice, nel modo che so, cioè ispirando gli altri coi miei mezzi da saltimbanco. Per fare questo non sono ricorsa a nessuna iscrizione a nessun albo di professionisti formatori: ho cominciato e basta. Ho cominciato in verità per gioco. Mi è piaciuto. Ho continuato. Ci ho scritto un progetto. E adesso sto continuando a giocare seriamente, per poter costruire questo sogno progetto, e allo stesso tempo esortare gli altri a fare altrettanto con i propri. Perché il nostro tempo è più importante della burocrazia, delle scartoffie e persino di regole, convenzioni e percorsi ordinari.

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