Didattica distante

C'è una cosa che mi ha lasciato particolarmente perplessa in questo periodo pandemico, ed è la cosiddetta dad- la didattica a distanza, necessaria nell'emergenza per proseguire in qualche modo la scuola, ma che si sta protraendo sempre più in là senza certezze neanche per settembre. Eppure gli altri paesi europei si stanno muovendo in maniera differente, per esempio con la scuola all'aperto: fantastica idea! E in Italia?
Oltre all'anno perso, alla difficoltà di sostenere gli esami, al dibattito su promossi o bocciati, all'orizzonte si profila un settembre in cui i ragazzi andranno a scuola a giorni alterni. Come le auto a targhe alterne nei giorni di smog. 
La cosa grave è l'atteggiamento adultocentrico mostrato dalle istituzioni, che si è purtroppo visto anche nelle piccole cose (per esempio vietando la vendita di articoli di cancelleria nei supermercati, come a voler sottolineare la secondarietà dei bambini e della didattica).
La dad è stata necessaria per fare un po' la supplente della scuola ma ha mostrato tutti i suoi limiti: i collegamenti che vanno e vengono, l'audio intermittente, le parole spezzate, l'impossibilità dell'insegnante di tenere sott'occhio la sua classe per carpirne il livello di attenzione... E' chiaro che un tecnologico surrogato di scuola, nel lungo periodo, non basta.
L'origine del termine didattica affonda le sue radici nel greco antico didàskein che sta a indicare l'acquisizione della pratica dell'insegnamento e del mostrare; scuola invece deriva dal greco scholé e significa tempo libero, da interpretare come una liberazione della dimensione del tempo dal lavoro servile per dedicarsi a più nobili attività. Ne possiamo dedurre che la scuola da sempre non è imparare meccanicamente delle nozioni, versate a imbuto nelle menti dei ragazzi, ma è un luogo dove plasmare quelle stesse menti attraverso la socializzazione (orizzontale, quindi l'importantissima interazione coi compagni, e verticale, il prezioso rapporto con l'insegnante) e la sperimentazione.
Credo che gli insegnanti abbiano dovuto gestire, unitamente ai genitori, una situazione molto difficile, e sono certa che abbiano lavorato con grande abnegazione (incluse le maestre di nido, che si sono date da fare per proporre attività a distanza per i nostri piccolissimi, privati dello spazio dell'asilo) ma bisogna ritornare in aula, o in cortile, bisogna ricreare uno spazio- scuola al più presto! La scuola all'aperto potrebbe essere una possibilità concreta per scongiurare il pericolo di contagio, oppure si potrebbe pensare a piccole classi a orari differenti, come già sta avvenendo nella vicina Svizzera, per poter rispettare la distanza di sicurezza.
Che fare nel frattempo, però, per evitare che questa didattica a distanza resti distante in tutti i sensi dagli obiettivi educativi?
Fintanto che le scuole rimarranno chiuse, credo che gioverebbe un approccio più montessoriano alla dad: l'insegnante fornisce delle linee guida, lasciando poi il bambino libero di sperimentare un'attività anche da solo... Immagino quindi la realizzazione di un piccolo esperimento scientifico, il prendersi cura di una piantina, il recitare a voce alta un testo o una poesia travestendosi da un celebre personaggio, insomma, idee che puntino a stimolare l'alunno anziché riempirlo di compiti. E' possibile che idee brillanti siano già state messe in pratica, anzi, ne sono certa: chi meglio degli insegnanti sa mettere in campo resilienza e creatività?

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