Per scrivere questo post
ho preso spunto da un interessante articolo di Alessandro Baricco, in cui lo scrittore analizza e critica il culto del sapere
specialistico ponendolo in contrapposizione con un sapere più versatile e multipotenziale che di questi tempi ci servirebbe disperatamente, per migliorare quei processi decisionali così delicati in una situazione emergenziale come la nostra.
“Un greco del
V secolo, un monaco medioevale o un erudito del Rinascimento avrebbero fatto
fatica ad accettare che a difenderli da una pandemia potesse essere un virologo
che aveva studiato solo virus. Neanche l’idea di un medico, puro e semplice, li
avrebbe entusiasmati. (…) In realtà, quei tre uomini intuivano, ognuno a modo
suo, che qualsiasi porzione del reale fa parte di un sistema più complesso e
che l’unico sapere utile è quello capace di muoversi nell’intero sistema, non
solo in alcune sue parti. Per un simile modo di intendere il sapere, un medico
incapace di conoscere il nome delle piante e riconoscere una bella poesia era poco
più che un tecnico scarsamente autorevole. Se la cosa vi sembra immatura
chiedetevi questo: dai vostri attuali arresti domiciliari, cosa dareste perché
a orientare le politiche governative di contrasto alla Pandemia ci fossero
anche un filosofo, un matematico, un antropologo, uno psicologo, un botanico,
un poeta e uno storico? Io molto.” Alessandro Baricco, Il post, 22 marzo
2021
Insomma, è un po’ come ascoltare
solo un genere musicale, padroneggiandone tutti gli interpreti e le canzoni più
celebri, ma senza volersi mai aprire ad altro. La musica classica è stupenda,
ma non andare oltre significa non restare al passo con i tempi e privarsi,
magari, di ascoltare una bella voce soul. Viceversa, imbottirsi di
musica metal, o solo trap, o solo elettronica, o solo pop, chiude le porte alla
conoscenza dei grandi compositori e della tradizione operistica
italiana. Che nella musica leggera ci sia tanta
banalità è ovvio, ma esercitando un orecchio critico si diventa in grado di distinguerla. Al contempo, però, anche il primo violino dell’orchestra sinfonica potrebbe un giorno sentire l’esigenza di mettersi a ballare sulle note di un frizzante tormentone estivo.
Se ho reso bene l’idea
con questa metafora, allora capirete ancor meglio il pensiero di Baricco, che
riporto per intero qui: www.ilpost.it/2021/03/22/baricco-mai-piu-tre
Ammiro chi svolge un lavoro ‘specialistico’, ma penso che in futuro sempre più persone dovranno necessariamente sviluppare competenze anche molto diverse fra loro. Approfondire discipline differenti aiuta ad ampliare il proprio punto di vista e a comprendere meglio il mondo. Vale per il singolo, vale per la collettività. Si può fare, ci si può lavorare e per qualcuno potrebbe essere una sorta di liberazione.
La sottoscritta è naturalmente una multipotenziale seriale, accertata e patentata, che vive molto meglio da quando ne è consapevole. Certo non fu al momento dell’iscrizione all’università; allora scelsi di iscrivermi alla facoltà di Scienze Politiche, che prevedeva corsi di statistica, economia e demografia internazionale, nonostante la mia fresca e zoppicante eredità liceale a proposito di materie scientifiche. In effetti faticai parecchio con certi esami, ma li superai tutti... Per poi trovarmi neo-laureata a fare educativa di strada con libri e giornali in mano, e poco dopo ancora a millantare musical sociali in terra transalpina. La vita da multipotenziali è difficile, perché non ci si sente mai abbastanza in nessun campo, ma anche bella avventurosa: ti costringe a metterti in gioco quasi continuamente. Anni dopo, comunque, capii che iscrivermi a Scienze Politiche era stata la chiara dimostrazione che a diciotto anni avevo solo un gran bisogno di capire meglio il mondo, e le facoltà di Lettere e Scienze dell’Educazione non erano che una piccola parte del mio personale, strambo e sterminato universo di interessi.
Ecco perché tanti di noi
vanno in crisi alla domanda: cosa vuoi fare da grande?
Io darei almeno dieci risposte
diverse. E voi?
E va bene così, anche con dieci risposte diverse. Perché non è detto che bisogna fare la stessa cosa per tutta la vita… Possiamo essere tanti diversi noi, cambiando teatralmente casacca! Basterebbe cominciare dalle piccole cose, per esempio scoprendo e seguendo con più coraggio le nostre passioni... Che sia coltivare l'orto, che sia imparare a suonare uno strumento musicale, che sia iscriversi a una facoltà completamente distante da ciò che si è studiato, che sia cambiare lavoro, che sia perseguire la Bellezza in tante essenze diverse.
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