Immagina un mondo dove se ridi vieni considerato folle.
Cosa faresti? Ti adegueresti al codice comportamentale sobrio, oppure (g)rideresti lo stesso?
La Resa del Riso è un futuro distopico dove la gente ha fatto della tristezza uno status largamente accettato, e così pure la depressione. Al contrario, la (g)risata è percepita come un allarmante sintomo di follia.
L’ispirazione arriva dal mio ruolo di animatrice in RSA: al tempo dell’esordio, infatti, l’impatto fu scioccante. Notai che molti anziani invocavano spesso la morte, come si invoca una liberazione. Dentro mi scattò qualcosa, che rielaborai a livello inconscio; sognai una lunga rampa, illuminata da lucette verdognole, che conduceva a un inquietante ambiente sotterraneo. Ah, e pure un treno che esplode all’arrivo in stazione. Robe tranquille, insomma 🙄
E da quel sogno partii a razzo a scrivere! Ritroverai entrambe le scene nel libro, ovviamente.
Il romanzo è alleggerito da quella stessa ironia vietata nella vicenda (in quanto generatrice di equivoci e, quindi, grisate), consentendo al lettore di mettersi comodo e immergersi nella storia attraverso il racconto di René, lo psicoterapeuta protagonista che cura i pazienti al contrario.
Quando incontrerà i 'gridenti' per eccellenza, ovvero gli adolescenti, René saprà resistere alla tentazione del Riso?
E tu lettore, saprai resistere alla tentazione di sorridere leggendo i suoi pensieri, chiaramente pieni di figure retoriche e giochi di parole?
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