Pubblico eccezionalmente di sabato in quanto ieri ho deciso di fermare blog e social in occasione dello sciopero nazionale.
Per me è stato un momento di pausa in cui ho riflettuto molto sulla nostra epoca. In questa riflessione ho trovato una bussola eccezionale: il libro La società senza dolore, dello stesso autore di cui vi ho parlato la scorsa settimana, Byung-chul Han.
Come si può intuire, la società senza dolore di cui facciamo tutti parte non è affatto bella e felice.
In una società della prestazione non c’è spazio per il dolore, considerato una debolezza; esso viene perciò anestetizzato, rendendoci insensibili e apatici. Senza coinvolgimento siamo incapaci di provare empatia. E così l’Altro scompare.
Non c’è amore senza sofferenza, non c’è attesa senza dolore.
Il messaggio di Han è potente, attuale, anche doloroso, sì. E per fortuna, direi! Avere consapevolezza dei pericoli di questa società iper-digitalizzata equivale a un risveglio, individuale e collettivo, che non dobbiamo temere.
Le piazze gremite di ieri sono un gran bel segnale di risveglio collettivo (finalmente!).
Consiglio questo breve saggio. Perché ogni risveglio è sempre un po’ doloroso, ma indispensabile per dare valore alla vita.