Scultori di bellezza

La bellezza sta negli occhi di chi guarda, dicono.
Dunque la bellezza è ricerca.
Non basta guardarla però, bisogna saperla vedere, per poterla cogliere.

La bellezza era il tema dell'ultimo Sanremo. "La grande Bellezza" è il film che ci rappresenterà alla notte degli Oscar e che, salvo sorprese, si aggiudicherà l'agognata statuetta quindici anni dopo "La vita è bella". Il bello ricorre ancora, il bello di noi italiani capaci di grandi cose, come ricordava Maurizio Crozza nel suo efficace monologo a Sanremo.
Giorgio Gaber cantava ma per fortuna o purtroppo lo sono: dinanzi però ai luoghi comuni su italiani spaghetti e mandolini, egli citava il Rinascimento. Perché noi italiani in fondo siamo come tanti Michelangeli, piccoli scultori di bellezza che esprimiamo in diverse forme... Siamo il serbatoio creativo del pianeta! L'Italia, l'unico Paese ove è nata prima la cultura e poi la nazione, come sosteneva Roberto Benigni. Per questo è difficile spiegarsi come mai oggi l'Italia che fu di Michelangelo e Raffaello sia ora Paese per vecchi, patria della fuga dei cervelli e dei talenti sottopagati, sede delle peggiori ruberie ma, nonostante tutto, teatro delle resistenze intellettuali di quelli che ancora s'ostinano a voler cambiare il Paese, piuttosto che cambiar paese, giusto per fare un'autocitazione; perché in quel mucchietto di non arrendevoli ci sono anch'io. Non vivo un momento fortunato, ma ancor ci credo. E la bellezza? Non c'è. Per questo la cerco... creandola.
Credo sia questa la nostra peculiarità: scolpire un blocco di marmo fino a trasformarlo in un'opera d'arte. Ma la bellezza necessita fatica. Pazienza. Sacrificio. Rinuncia. Determinazione. Anche un po' di testardaggine. Scoprirsi capaci di questo enorme potere di abnegazione significa scoprire il segreto della bellezza.
Fatte tali affermazioni, suppongo che dovrò proseguire a scolpire pure io. Fatelo anche voi. Scolpite. I vostri sogni. Le vostre speranze. Scolpite, gente. Anche se vi dicono di lasciar perdere e di abbandonare il vostro marmo. Credeteci, modellatelo. Non importa quanto ci vorrà. Colpite, scolpite, scoprite, non scappate!


Ma ci vuole coraggio, per procedere Controvento. Non sono una fan di Arisa eppure devo ammettere che, oltre alla soddisfazione di aver azzeccato il pronostico del vincitore per il quarto anno di fila (sì, faccio i pronostici perché seguo il Festival tutti gli anni, amo anche la musica italiana!) penso abbia vinto la canzone migliore, perlomeno fra i big. A mio parere infatti, i brani dei giovani erano molto più autentici; oltre al vincitore Rocco Hunt che si batteva sul palco per la sua terra campana, bella e martoriata - forse giusta metafora dell'Italia - anche Diodato e Zibba hanno portato delle ottime canzoni. Ho sentito tanta ispirazione in loro, tanta voglia di emergere e di esprimersi e di... scolpire, scolpire note e parole, come solo un giovane debuttante può fare. 
Dicono che non sia stato un Sanremo indimenticabile, certamente non un'edizione fortunata; ma quel flash mob canoro, da molti ritenuti la cosa più riuscita del Festival, mi fa ricordare che la bellezza la si può esprimere anche e soprattutto uscendo dagli schemi, perfino scendendo dal palco. Quei cantanti hanno scolpito a modo loro una bellezza musicale unica, mischiandosi fra gli spettatori, fingendo un'azione di disturbo, cantando a cappella e facendosi forza l'uno con la voce dell'altro, vestendo panni diversi e stravaganti. Perché la bellezza è andare controvento... Non per vanagloriarsi di un'impresa difficile, quanto perché spingersi ostinatamente verso quella direzione significa andare verso ciò che davvero si vuole.


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