29 giugno
Manuale del provetto sognatore
Spazio recensioni- Cecità di J. Saramago
Edito da Feltrinelli
Immaginatevi cosa accadrebbe se nel mondo dilagasse, inspiegabilmente, un’epidemia di cecità. Questo è lo scenario apocalittico che è scaturito dalla penna dello scrittore portoghese José Saramago, non a caso premio Nobel alla letteratura nel 1998. Cecità è un romanzo sconvolgente per la crudezza della narrazione, che non fa sconti a nessun personaggio.
In una imprecisata metropoli si diffonde – improvvisamente e senza spiegazioni razionali – un’epidemia: si tratta di una cecità desueta, il cui sfondo appare bianco latte anziché nero tenebra. Il Governo decide di internare tutti i malati dentro un manicomio, non a caso qui non-luogo simbolico di perdita della ragione, al fine di contenere la diffusione del 'mal bianco'.
Trasformarsi in egoisti disposti a tutto è purtroppo facile in una situazione estrema, guardare alla cronaca dei fatti crudeli che avvengono nel mondo, dove si uccide anche solo per divertimento o per noia (l’elefantessa in India è il caso più eclatante del periodo), però Cecità mostra come il tutto parta dall’alto: un Governo appena appena citato all’inizio che decide di eliminare il problema dei malati nel più sbrigativo dei modi, sacrificando il benessere individuale per una presunta sicurezza nazionale, calpestando quindi qualsiasi bisogno primario. Ma la cecità è come un’onda inarrestabile che a un certo punto del romanzo spazza via anche queste ultime considerazioni, facendo precipitare il mondo nel caos come spesso accade nelle storie di zombie, solo che qui è un maestro della letteratura a descriverlo.
La seconda parte della trama scorre ancora più coinvolgente: si cambia scenario, ma la crudezza non diminuisce. Quando nessuno è più in grado di provvedere a nessuno si regredisce a uno stato primordiale di massa, mentre persino gli animali domestici mutano il loro comportamento, in una descrizione realistica e per questo agghiacciante.
Le varie ambientazioni appaiono raccapriccianti attraverso tutti e cinque i sensi, quand’anche inquietanti nella seconda parte del libro, tanto da poter fare impallidire l’intero genere horror: qui la paura è così concreta e verosimile da facilitare l’immedesimazione.
I personaggi sono fragili, pronti a macchiarsi di qualsiasi nefandezza pur di mangiare, ma anche sorprendenti laddove fanno prevalere pietà, buonsenso, gentilezza, persino amore. Non c’è dubbio però che Samarago dipinga una società alla deriva e apparentemente senza speranze, se non fosse per gli unici due occhi che ancora riescono a illuminare un poco la via.
Le analogie con l’epidemia attuale di Covid-19 non mancano, anche se qui la cecità collettiva può essere interpretata e trasposta alla nostra cosiddetta normalità: accecati siamo da una luce fortissima, che ci impedisce di vedere le cose per quello che sono, tanto da perderne il valore.
Ciò che mi ha subito colpito di questo libro è però lo stile narrativo dell’autore, decisamente fuori dagli schemi: personaggi privi di nome proprio, protagonista compresa, dialoghi senza le consuete virgolette e inglobati all’interno della voce narrante, frasi lunghissime con pochi privilegi di pausa, punteggiatura arida (i punti interrogativi ed esclamativi non sono contemplati), tempi verbali alternati, eppure il testo funziona e inchioda alle pagine come pochi. Di tutti i romanzi che ho letto in vita mia, nessuno somiglia a Cecità sotto questi aspetti. Le descrizioni sono minuziose, realistiche, in certi passaggi insopportabili. Saramago ha uno stile difficile, originale e inimitabile. La forza della trama è potente, fin dalla prima immagine del semaforo rosso, una sorta di presagio nella vita del personaggio- paziente 1, come l’avremmo chiamato in questi tempi. Da menzionare con lode il sapiente uso dell’ironia, sparsa qua e là, talvolta velata, in modo da non contraddire i toni cupi della narrazione stessa.
Una considerazione sul finale: senza fare spoiler, credo che un lettore
esperto potrà indovinare precocemente la conclusione del romanzo, ma si tratta senza
dubbio di un finale ben costruito e coerente con la storia.
Avvertenza: il libro non è adatto ai lettori sensibili, i contenuti sono forti
ed espliciti, quasi insopportabili in alcuni passaggi. Attenzione: il libro non
è nemmeno adatto ai lettori occasionali e/o scostanti: frasi, periodi, capitoli
sono ben più lunghi dello standard, potreste fare molta fatica. In tal caso
potete ripiegare sul film, Blindness, non l’ho visto ma dal trailer
sembra essere fedele al romanzo.
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