Domande di un certo peso

Ce l'hai il fidanzatino? Quando ti laurei? Ma quando ti sposi? Allora, lo fate un bambino?!

Ecco una gettonata raccolta di domandine, scomode e imbarazzanti, che tutti ci siamo sentiti rivolgere almeno qualche volta nella vita. Perché su di noi esiste un'aspettativa sociale il cui copione è più o meno lo stesso per tutti: fidanzati, laureati, lavora, sposati, ingravidati. Finito qua? Macché! Poi si ricomincia il giro, come a Monopoli.

A volte sono allusioni, più che domande. E se col tempo s'impara a domare la vecchia zia pronta ad assillarci col ce l'hai il fidanzatino?, più dura diventa quando cominciano a chiederti quando ti sposi?, per non parlare della domanda ultra esistenziale che ti rivolgono le persone che non ti conoscono: tu che fai?
In che senso che fai? Mica si può rispondere "sono una disoccupata cronica, peraltro single." Che figura ci facciamo?
Otto anni fa mi ritrovai più volte in quella situazione; ebbi però abbastanza coraggio (o faccia tosta) da rispondere: "ScrivoSì sono una scrittrice, scrivo romanzi." Ohhh! Cambiava tutto! Facce stupite, sconvolte, invidiose, interessate...
Il punto è questo: dalle domande non si può sfuggire, l'unica difesa che abbiamo è dare risposte sconvolgenti (ma vere). Raccontare dei propri sogni e aspirazioni dà tutta un'altra immagine di noi. E ci aiuta anche a fornire risposte credibili.

Ma gli anni passano. A volte capita che i sogni ce li dimentichiamo per strada.
Ora, benché io abbia un lavoro stabile, un marito altrettanto stabile e una figlia di un anno e mezzo, le fantasie altrui si concentrano sul secondo.
Quando fai il secondo? Perché, è obbligatorio? Strano, la ginecologa non me l'ha prescritto.
Non mi danno chissà quale fastidio queste domande, ma mi fanno pensare. Soprattutto alle altre donne. A quelle sposate senza figli, a quelle nemmeno sposate, a quelle che ancora si arrabattano fra un lavoretto precario e l'altro coi loro progetti al pit-stop. Ecco, ci penso. E concludo che è sempre meglio non chiedere niente di troppo personale agli altri, se non sono loro a volercene parlare. Perché peggio di quelle domande c'è solo: quanto pesi?
Mai chiedere il peso a una donna, è una regola universale!
Se lo chiedete a me, tanto per dire, io manco lo so.

Vi lascio dunque uno spunto per domande da porre a persone che non conoscete o che non vedete da tanto. Al posto del quando fai il terzo figlio? provate a intavolare una discussione sui vostri sogni. Infranti, ricorrenti, attuali, dimenticati. Tanto sono sogni, nessuno vi giudicherà se non avete aperto l'agriturismo in campagna o se il vostro libro non è ancora giunto tra gli scaffali di Giunti e Feltrinelli! Ma verranno fuori cose particolari, che vi permetteranno di conoscere gli altri e farvi conoscere a vostra volta, sotto una luce diversa.

Una volta rivelati i vostri sogni, beh, a quel punto sarete pronti per rispondere con disinvoltura a qualsiasi domandina scomoda. Se poi vi chiedono quanto pesi e voi provate disagio perché le gravidanze o le pastasciutte precedenti vi hanno fatto mettere su pancia... rispondete con stile. Peso dunque sono.

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