Fuori podio

Fuori podio. Sfuma il sogno.
L'atleta campione favorito primo nel ranking ma finisce fuori dal podio.
Mesi e mesi e mesi a preparare la gara della vita e poi. Quarto posto. Una stoccata di troppo subìta. Un centesimo di troppo nuotato. Una sbavatura di troppo eseguita. Una presa mancata. Una concentrazione tradita. Un colpo vincente omesso, o semplicemente, un avversario più bravo. Fuori podio.
Arrivare lì a un passo dal sogno a lungo cullato, arrivarci in buone condizioni ma peccare di imperfezione. Mostrare la propria umanità, i propri limiti. Quinto posto. Abdicare, prego. Fuori podio.
Forse è un'ingiustizia, forse, e allora c'è chi occupa la pedana. Sit-in. Lacrime. Perdere fa sempre male, perdere a volte è inaccettabile per un atleta. E se c'è chi perde la finale per una piccola mancanza, c'è invece chi imbroglia combinando il risultato con le avversarie per garantirsi un percorso più morbido. Loro non sono fuori dal podio. Sporcare i giochi olimpici e l'immagine del proprio sport è sintomo che sono fuori di testa.
Una nazione intera che guarda trepidante, trepidante attende il tuffo perfetto e la medaglia. Ma l'atleta si ferma ai piedi del podio. Qualcuno lo insulta. E non sa che così insulta anche i suoi duri allenamenti, il suo sudore, il suo allenatore, il suo dolore. Fuori podio. Qualcuno anche fuori di senno.
Ogni sport è un ring dove è inevitabile incassare colpi. In fondo non importa quante coppe si accumulano in bacheca, quanti gagliardetti tingono il salotto di casa, quel che importa è quante volte si è capaci di reagire a un colpo incassato. Campioni e novellini, le delusioni comunque arrivano per tutti. Settimo posto. Stampa contro. Tifosi arrabbiati. Chi sta in poltrona non può capire. Chi critica e basta non può capire. Chi non è stato sportivo, chi mai ha assaggiato l'ebbrezza di una gara, l'adrenalina di un duello, la fatica di una partita, non può capire. Loro sì che sono fuori podio. Spettatori. A volte ingrati. A volte invidiosi. A volte ignorano le cose e basta. Vuote chiacchiere da bar. Mentre l'atleta riprende ad allenarsi dopo essere finito
fuori podio. Ma rialzarsi dopo ogni sconfitta, dopo ogni maledetto quarto posto, fa dell'atleta non un loser, bensì un imbattibile. Un lottatore infinito che non molla. E a furia di accumulare delusioni si diventa forti, terribilmente forti. Delle rocce erranti, più forti dei plurimedagliati, dei talentuosi, dei fortunati, degli imbroglioni. Più forti anche dei piagnucoloni e dei senonvincomollo. Più forti di tutto. E quando arriverà il momento della vittoria, scorreranno in sequenza i fotogrammi delle precedenti cadute, in un film che testimonierà quanto ne sia valsa la pena.

Dedicato ad Andrea Baldini, Andrea Cassarà, Valerio Aspromonte, a Federica Pellegrini e alla staffetta 4x200, a Tania Cagnotto e Francesca Dallapé, alla squadra femminile di ginnastica, a Giulia Quintavalle ed Elio Verde, alla coreana Shin A Lam, all'inglese Tom Daley e a tutti coloro che sono arrivati fuori podio. Coraggio ragazzi. Almeno qualcuno tra voi avrà la chance di esultare, molto presto. 

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