London 2012_epilogo

                                                         London 2012, cala il sipario.
Jessica Rossi e Massimo Fabbrizi
La staffetta giamaicana: imbattibile
L'Olimpiade si chiude ed è tempo di bilanci. Si parla molto di numeri. Abbiamo confermato grossomodo il medagliere di Pechino vincendo 28 medaglie (una in più),  di cui 8 ori, ma molte cose non hanno funzionato nella spedizione azzurra. Al di là dei numeri infatti, non c'è da sbandierare troppo i nostri successi. Senza i trionfi nelle discipline come tiro a volo o tiro a segno, senza le armi e i combattimenti insomma, sarebbe stato un medagliere molto magro. L'atletica è stata salvata dal bronzo di Donato, il nuoto ha collezionato solo figuracce e polemiche, il commissario tecnico del canottaggio è stato licenziato dopo i risultati mediocri, mentre le squadre hanno reso discretamente, ma non certo benissimo. Riflettere. Riflettere su come mai le altre nazionali siano più competitive, o su come mai non riusciamo a portare nemmeno una staffetta o un atleta in finale nelle gare di velocità, o su come mai l'Italia del calcio non ci fosse, dacché il pallone è sacrosanto sport nazionale.
Fatico non poco a condividere il nostro non-sistema, che non riesce a portare lo sport nelle scuole, cosa gravissima. Per diventare atleti ci si deve arruolare nell'esercito o nei carabinieri o nelle fiamme gialle azzurre eccetera, altrimenti non si ha la possibilità economica di dedicarsi allo sport. Perché non è così popolare, né così ambito. D'accordo, l'atletica leggera (come pure la scherma o il canottaggio) è sacrificio ma, come ha affermato Fabrizio Donato, è anche divertimento santo cielo, si tratta di uno sport, mica di una tortura!
Sistema italico a parte, qualcuno è comunque riuscito a compiere l'impresa: Daniele Molmenti, Jessica Rossi, Carlo Molfetta, perfetti sconosciuti che hanno davvero incantato, specie la Rossi che ha colpito 99 piattelli su 100 stabilendo il record mondiale. Le medaglie che abbiamo vinto sono state tutte sofferte, sudate, bellissime. E talvolta sono state sfiorate, mancate. Perché c'è anche l'Italia del Fuori podio. C'è la piccola Vanessa Ferrari, cui è stato negato il bronzo per un cavillo del regolamento. C'è Tania Cagnotto, giù dal podio per 20 centesimi. E c'è mancato poco che la 47enne Josefa Idem portasse a casa una medaglia, ma il suo quinto posto è stato comunque fantastico.
Josefa Idem
I giochi olimpici a volte assumono la dimensione di un gigantesco circo fatto di vessilli e coccarde e medaglie e sponsor. Ma altre volte emozionano invece nelle piccole cose, nei momenti fuggenti e memorabili, come l'atleta che si stira durante la finale ma anziché fermarsi finisce la corsa zoppicando, o l'atleta che perde la sella e resiste fino al traguardo vincendo una medaglia, o ancora, il campione che si infortuna nella corsa ad ostacoli ma vuol finire la sua gara comunque. Bolt e Blake saranno anche gli uomini più veloci del pianeta, gli uomini copertina di queste Olimpiadi. Ma. Come ha detto Schwazer, la vita non è solo vincere medaglie. E ci mancherebbe, Alex. Tu che volevi andare più forte per non essere da meno, tu che hai distrutto soprattutto te stesso, tu che adesso devi ricominciare da zero. Come atletica, nuoto e canottaggio azzurri. Forse sarebbe ora di smettere di pompare i vincitori vestendoli da dei e denigrare i vinti - magari ex vincitori - vestendoli da perdenti, dacché nello sport si vince e si perde, come nella vita, ma la felicità nessuno la può misurare attraverso numeri, né podi, né allori. E allora, viva le lacrime di Vanessa Ferrari e il rammarico di Roberto Cammarelle, viva Ruggero Pertile giunto decimo nella maratona maschile, viva il campione Liu Xiang che si è infortunato nei 110 ostacoli e che ha terminato la gara saltellando e baciando un ostacolo, viva Thomas Daley, viva Niccolò Campriani, viva Tyson Gay, viva Elena Isinbayeva, viva i fiorettisti azzurri, viva Mo Farah, viva Elisa Rigaudo settima nella marcia che promette scintille a Rio, viva chi sugli spalti si è emozionato, e magari ha pensato: anch'io voglio correre così... Viva lo spirito olimpico, viva i record del mondo, viva i quarti, i quinti e i trentasettesimi posti.   

Fabrizio Donato nel salto triplo
I PODI AZZURRI PIU' EMOZIONANTI
3. Il salto triplo di bronzo di Fabrizio Donato... che soddisfazione  e che grinta a 36 anni!
2. L'argento in volata di Sartori e Battisti nel due di coppia... e la Federazione che non credeva in loro!
1. L'oro a squadre nel fioretto femminile del Dream Team, che già aveva monopolizzato il podio nella gara individuale: Vezzali, Di Francisca, Errigo, Salvatori... semplicemente leggendarie!

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