Giocatori d'assaggio

I giocatori sanno bene che si può resistere addirittura per ventiquattr'ore di seguito con le carte in mano senza neanche gettare un'occhiata a destra o a sinistra. ("Il giocatore", F.Dostoevskij)
In tempo di crisi lo Stato batte cassa. Non soltanto attraverso le tasse dirette. Palesi. Predilige molto anche quelle indirette. Subdole. Tattiche da monopolio di Stato.
Il gioco d'azzardo - dall'arabo az-zahr, dado- è, appunto, un gioco. Nell'antichità si giocava ai dadi; famosissimi lungo la storia sono stati anche i giochi di carte, che come tutti i giochi divertono, intrattengono, appassionano e sono piacevoli se praticati in compagnia. Ed è così ancora oggi. C'è solo un piccolo problema: il dio denaro. Sempre lui, insinuato nelle attività umane... Dunque, oggi come allora, il gioco d'azzardo rappresenta un'appetibile prova la fortuna in tutte le sue forme. A differenza di un normale gioco però, con l'azzardo si può provare un brivido d'adrenalina, quando la pallina comincia a vorticare sui numeri rossi e neri... Ma la roulette è un gioco da signori. Non è del casinò che s'intende dibattere, dacché chi vi entra solitamente se lo può permettere, tanto di vincere quanto di perdere.


Il vero problema sorge dal gioco d'azzardo "urbano", quello dei giocatori incalliti ipnotizzati da diaboliche macchinette nei bar, nelle sale giochi, nelle tabaccherie addirittura. Queste macchinette sono ovunque, come un (redditizio) cancro statale. Parallelamente a queste vi sono, naturalmente, quelle illegali, che arricchiscono le casse delle organizzazioni criminali.
Giocare non è immorale: una puntatina al lotto o una grattatina al biglietto della fortuna l'abbiamo provato tutti almeno una volta. Ma giocare in maniera ossessiva, ripetitiva e incontrollata è sintomo di una patologia che non è più ricerca di denaro, forse solo ricerca di adrenalina sul tavolo verde, davanti alla slot machine, di fronte ad uno schermo. Si inizia a volere sempre di più dopo una piccola vincita. E non ci si riesce a fermare. E si può continuare anche senza averne la possibilità economica, 'grazie' agli strozzini che si aggirano per elargire appositi prestiti.
Il gioco d'azzardo è come l'alcol: un sorso, un bicchiere e poi tutta la bottiglia. E come l'alcol, pure il gioco è perfettamente legale. Nessun problema fintanto che si tratta di monopolio (e guadagno) di Stato.

Dato che il danno l'ha creato lo Stato, sarebbe esso stesso a dover trovare un antidoto al problema. Magari smettendo di pubblicizzare e strombazzare ed elogiare il poker su ogni mezzo di comunicazione. Fantascienza. Lo Stato dovrebbe ma non fa (non gli conviene) perciò dobbiamo fare noi qualcosa. Con l'educazione, non v'è altro modo. Dovremmo imparare a giocare a piccole dosi: una puntatina, una scommessa, un assaggio e via. Come va, va. Ma per diventare giocatori d'assaggio dovremmo coltivare nuovi hobby, abitudini differenti, e per fortuna ce ne sono in giro di cose belle da fare... Una nuova passione sarebbe utile per trovare inutile, frustrante e dannatamente noioso starsene rinchiusi in casa davanti al pc per giocare, o in anonimi bar davanti a folli e scintillanti macchinette che svuotano le tasche e le anime.

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