Inizio, dicevamo.
Ci tocca continuare. Nessuna fine del
mondo è arrivata, ma non è che siam messi proprio bene... Ci apprestiamo
difatti a chiudere un anno di… chiusura. Troppe porte si son chiuse,
quest’anno.
Chiusura di fabbriche, operai in cassa-integrazione,
se non licenziati. Chiusura di negozi, repentini nell’apparire per le vie
cittadine tanto quanto nell’abbassar le serrande. Chiusura di case. Quanti
benestanti a sigillar la seconda e la terza e la sedicesima casa adibita a
dimora vacanziera; quanti appartamenti vuoti, invenduti, quanti aspiranti
compratori ostacolati da banche esigenti e spietate, quanti giovani
impossibilitati che ancora affollano la casa paterna, quanti agenti immobiliari
piazzisti allo sbaraglio a cercar di vendere comunque, quanti clochard fuori al freddo sotto cuccette
di cartone a osservare. Che sistema stupido, potrebbe concludere un qualsiasi capotribù
indigeno. Già.
Chiusura di associazioni culturali, teatri,
librerie. La cultura non rende. I libri s’impolverano, i palcoscenici
scricchiolano, le parole s’inaridiscono, i sipari calano.
Chiusura di bilanci in rosso. Aziende
sull’orlo dell’oblio, imprenditori aspiranti suicidi a fare e rifare i conti,
per poi far la conta per scegliere a quale cravattaro rivolgersi. Chiusura di
assunzioni. In tempo di crisi qual folle mai potrebbe assumere nuovi
dipendenti? Chiusura di cuori. Qui è un si-salvi-chi-può corale. Chiusura
mentale.
C’è chi
usura ancora questo sistema fallito, che non vivrà più un’altra Belle Epoque, né un altro boom economico
italiano degli anni 50 e 60; nessun altro American
Dream. Perché i sogni del Capitalismo si sono infranti, anzi, consumati. Alla Belle Epoque seguì la Grande Guerra. Al boom economico gli anni di
Piombo. E gli statunitensi, fra stragi armate e disastri sociali, stanno
pagando a caro prezzo il loro contraddittorio sogno a stelle e strisce.
La nostra ostinazione a salvare il
sistema capitalista è in realtà una non-accettazione del mito che affonda. Come
affondò l’inaffondabile e sfarzoso Titanic, celebre magno sogno della Belle Epoque. E proprio nel 2012 abbiamo
assistito al naufragio della Concordia: un’imponente lussuosa nave relax &
benessere rimasta incagliata fra gli italici scogli, inerme, così da esser ben visibile
agli occhi del mondo intero; non è affondata in profondità, no, ma è stata (lussuosa)
trappola letale per troppe vite umane. Lusso che affonda. Simbolico. Profetico.
Tragico.
Ecco, questo è ciò che era. Ed ora, nuova
Era. L’alba che segue la notte. L’arcobaleno dopo la tempesta. La voglia di
vivere che prende il sopravvento sull’istinto a sopravvivere, o sull’inerzia di
lasciarsi andare. Perché questa è l’evoluzione naturale delle cose, sebbene non
ci sia nessuna nuova ideologia dominante a indicarci la via. Ma se vogliamo
farcela, urge un’apertura. E aprirsi a nuove soluzioni significa accettare la
limitatezza dei nostri estremismi, per confrontarci con i pensieri altrui. Apertura
significa prendere le nostre belle idee e condividerle, mettendole e mettendoci
in discussione. Sarebbe poi la mera
applicazione di quella cosa chiamata Democrazia.
Eppur ancora siamo in balia di chi usura
questo sistema logoro. Siamo in balia di chi usura le menti, annacquandole con
la pubblicità per poi stenderle al sole dell’Unico pensiero in modo tale che si
asciughino omologate.
Siamo in balia di chi usura i cuori,
straziandoli e frantumandoli per tornaconti personali. Così che i valori e i rapporti siano solo quelli monetari e legali.
Siamo in balia di chi usura i corpi,
producendo onde violente che moltiplicano i lividi e fomentano la paura. Siamo
in balia di chi usura le anime, succhiando speranza e voglia di vivere. Siamo
in balia di moderni usurai in giacca e cravatta, stilisti di una moda
d’imposizione che soffoca la pelle, strozzini ammiccanti che tendono cappi
attorno ai colli. Rate, tasse, tassi, tagli, debiti, prestiti. I cappi hanno
molti nomi.
Chi usura il mondo in nome della
cartamoneta e del potere se ne infischia sonoramente della bellezza dell’arte,
del grado di istruzione e di salute di un popolo, della solidarietà, dello
sviluppo equo- sostenibile... Chi usura il mondo lo fa per fini dettati dal proprio
Ego che per natura gira in un circuito chiuso e autarchico.
Noi possiamo liberarci da chi usura e da
ogni chiusura. Liberando le nostre idee di cambiamento. Chiudano pure a quattro
mandate ogni porta e portone, con tanto di lucchetto, catena e chiavistello. Noi
accederemo al futuro fabbricandoci nuove grandi porte. Scorrevoli. E le
decoreremo pure. Con materiale di recupero, eh, beninteso.
http://www.uman360.it/chiusura/
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