Valvole di sfogo

Fonte foto: schiacciamisto5.it
Da non credere.
Due tifoserie rivali, come tante al mondo ce ne sono, se le sono date di santa ragione in Turchia, durante una partita di basket. Forse fin qui niente di nuovo, se non fosse che la partita di basket in questione, Besiktas-Galatasaray, era una partita di atleti disabili. Durante gli scontri, alcuni di questi ragazzi in carrozzella sono rimasti feriti, altri sono riusciti a scorrere attoniti fuori dal campo, perché i loro "tifosi" avevano ormai rasentato la follia. Botte sugli spalti, gradinate incendiate, peggio di qualsiasi curva. Incredibile ma vero.

Qui non si può nemmeno osare parlare di sport.
Purtroppo tutto il mondo è paese, non succedono solo da noi certe cose.
In Turchia avevano vietato ai tifosi di seguire la squadra in trasferta (precisamente, a tutti i sostenitori delle squadre di Istanbul, fra le quali vige una forte rivalità). Così gli ultras di Besiktas e Galatasaray, non potendosi scontrare durante i match di campionato, hanno pensato bene di infiltrarsi in una partita di basket per disabili - giacché i loro club sono società polisportive - al fine di scatenare tutto il loro odio.

La sensazione è che quest'odio verso l'opposta tifoseria non sia altro che uno sciocco pretesto, una gigantesca occasione, una valvola di sfogo per liberare tutta la frustrazione accumulata e vuotare l'anima da troppo peso. Da inviata sui campi di calcio non posso che confermare la facilità con la quale ci si lascia andare a insulti e offese, anche durante partite di Pulcini. E talvolta si arriva alle mani. Rabbia contro l'arbitro, contro gli avversari, contro i tifosi dell'altra squadra. Che grandi insegnamenti per i  bambini.

E se qualcuno si lascia prendere un po' troppo la mano, qualcun altro finisce accoltellato. E qualcuno, come capitato di recente in Olanda, ci lascia anche la pelle.
Se succede in ogni parte del globo, vuol dire che non abbiamo capito niente. Consiglierei a tutte le teste calde - comprese quelle che si limitano a violenza verbale - di andare in palestra, iscriversi ad un bel corso di arti marziali, o di boxe, e sfogare così la loro frustrazione nel contesto di rigide regole che insegnino loro una vaga idea di rispetto.  

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