L'ecologia è sovversiva poiché mette in discussione
l'immaginario capitalista dominante. Ne contesta l'assunto fondamentale secondo
cui il nostro orizzonte è il continuo aumento della produzione e dei consumi.
L'ecologia mette in luce l'impatto catastrofico della logica capitalistica
sull'ambiente naturale e sulla vita degli esseri umani. (CORNELIUS
CASTORIADIS, Une société à la dérive)
Che guazzabuglio, questo pianeta. Una
crisi pazzesca. Per tirarci fuori servirebbe un colpo di genio, spregiudicato e
rischioso, come la rovesciata da fuori area coniata da Zlatan Ibrahimovic che
già fa proseliti.
Il credo degli economisti, la crescita
illimitata, ci ha prima conferito un presunto benessere, poi le risorse hanno
cominciato a scarseggiare, finché non abbiamo cominciato la discesa, rapida,
ripida, come sulle montagne russe. La chiamano crisi, quest'era di declino
dell'economia basata sul mero utilitarismo. La crescita del PIL, cos'ha
generato poi finora? Ricchezza. Sì. E scioglimento dei ghiacciai,
deforestazione, guerre per il petrolio, povertà, malnutrizione, diseguaglianza,
infelicità, o, se si preferisce, insoddisfazione. «Vai al lavoro per pagarti la
macchina per andare a lavoro», recita un emblematico murales di periferia. Qui
il punto non è però il moralismo, bensì il buonsenso. Quanto senso ha
accumulare ricchezze, produrre beni (inutili), incentivarne l'acquisto infinito
fino all'esasperazione, se poi tale sistema genera povertà (intellettuale,
umana e spirituale, oltre che economica)?
Nessuna società sana dovrebbe essere
proiettata in un'ottica tanto ottusa. O forse la società occidentale altro non
è diventata che un'antisocietà perché votata all'individualismo dei consumi che
consuma coscienze.
Si parla sempre più insistentemente di
decrescita, quella sostenuta dall'economista (economista, non opinionista del
Processo di Biscardi) Serge Latouche. Le risorse sono limitate, dunque anche la
crescita lo è. Semplice. Ma gli economisti pazzoidi nei loro modelli hanno
idealizzato una crescita illimitata. Accidenti quanto ottimismo, nemmeno Walt
Disney.
Poniamo anche il caso che fosse possibile,
che petrolio, acqua, alberi, carbone ecc. sgorgino illimitati. Che cosa ci
porterebbe una crescita illimitata? Davvero la felicità? Davvero la soddisfazione?
O forse il sistema è stato concepito proprio per non soddisfarci mai e creare
falsi bisogni in maniera... illimitata, appunto?
E poi, sappiamo che le risorse del pianeta
Terra sono tutt'altro che infinite. O colonizziamo il Sistema Solare e le sue
risorse (e se fosse possibile l'uomo non si farebbe certo problemi...) o
cominciamo a razionare quel che ci rimane. Ma questo non sarebbe che un mero
sopravvivere, in barba allo sviluppo sostenibile... Allora, occorre
riformattare tutto.
Riformattare questo sistema infetto e
tenuto in piedi con inutili espedienti -continuare a tassare una popolazione
oppressa da disoccupazione, debiti e spese, ad esempio- staccandogli la spina.
Cadere, fallire se necessario, per poi risorgere. Questa, se si vuole, sarebbe
un'autentica rivoluzione, anzi, una rievoluzione, che cambierebbe
il sistema nella sua essenza. Ma se preferiamo, possiamo continuare a
massacrarci in piazza a suon di sprangate, fra lacrime e lacrimogeni a bagnare
l'asfalto. Come sempre, a noi la scelta, cara umanità.
Ma l'economia non è un demone: basta
ripensarla. Chiudere fuori dalla porta ideologie logore, consunte e dannose, e
aprire alle idee. Le idee frutto dell'ingegno e della creatività, per modellare
un nuovo sistema, un mondo migliore. A misura di persona, non a misura della
ricchezza, dell'utile che può ricavarne la persona! Il conflitto di idee può
divenire un confronto, e democraticamente ciò non può che migliorare le idee
stesse, mentre le ideologie storicamente si sono sempre rivelate un po' troppo
presuntuose. Rievolviamo!
Questo articolo lo trovate anche qui:
http://www.uman360.it/rievoluzione/
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