Itaglia

Più tasse meno servizi. Più tagli meno investimenti. Sale l'inflazione scende l'occupazione. C'è qualcosa che non mi torna. I soldi, tanto per cominciare...
Le tasse e l'illusione dei servizi. Le rate e l'illusione del possesso. I prestiti e l'illusione di ricchezza.
Il governo Monti, quello tecnico, quello non eletto dal popolo, sta spremendo questo Paese generando problematiche sociali che nemmeno il governo-circo precedente avrebbe potuto architettare.
Hanno creato gli esodati, una nuova non-categoria. Benvenuti in Itaglia.
Hanno creato l'IMU, la Spending Review. Continuano a tassare i cittadini senza fornire agli stessi un adeguato impianto assistenziale, il cosiddetto welfare, candidato a divenire specie in via d'estinzione.
Ma ridurre le siringhe e i posti letto non ci salverà dalla scure del debito pubblico. Tagliare laddove bisognerebbe investire -scuola, università, ricerca, tre cose assolutamente a caso- suona come un clamoroso autogol che ipoteca il futuro. Il nostro futuro.
Il guaio di questo Paese è, ridotto all'essenza, che non si vuol scommettere (partite truccate a parte, s'intende). Non si rischia, non si investe, non si cambia, soprattutto. Non si ha il coraggio di farlo. In questo senso, siamo assolutamente un Paese vecchio. Che pur di non investire lascia partire le menti brillanti. Arrivederci. E giù un altro colpo di forbice.
Giovane, hai un'idea? Tienitela. Oppure mettila in valigia e prova da un'altra parte.
Qui sorge un problema, allora. Di idee io ne ho mille e non ho alcuna intenzione di fare la valigia, al momento. Dunque, io e chissà quanti altri giovani in questo Paese, rappresentiamo la volontà del cambiamento. Se permettete, cari ministri e industrali e alte cariche supreme, se permettete noi non ci rassegnamo alla situazione. Continuate pure a fare gli Edward mani di forbice. Noi, giovani e meno giovani, continueremo a fare i Dylan Dog. Indagatori dell'incubo contro mostri quali cassa integrazione e precariato e disoccupazione.
La metafora perfetta di tanto disastro è il nostro amato sport nazionale: il calcio. Grandi club che utilizzano i giovani dei propri vivai come merce di scambio o come tesoretto per fra quadrare i bilanci. Strutture che cadono a pezzi, ultras facinorosi che comandano e mietono paura, porcherie all'italiana tipo partite vendute, bilanci truccati. Campioni osannati e ricoperti di milioni e giovani talenti messi in panchina o lasciati in squadre di provincia perché sono troppo giovani.
Tagliate le borse di studio. Tagliate le pensioni. Tagliate la ricerca. Tagliate il personale. Tagliate il futuro direttamente. E non sia mai però, non tagliate i privilegi dei parlamentari. Nella storia, una volta è successo che han cominciato a tagliare le teste, in una certa rivoluzione. Qui invece tagliano i cervelli. E magari succede che ti ritrovi laureato, plurilaureato e troppo qualificato o senza esperienza per lavorare. Per lavorare, si sa, devi avere esperienza. (E per avere esperienza, devi lavorare...)

Itaglia, bisognerebbe avere il coraggio di cambiare. Nuova economia, nuovo sistema.
Urge un'economia etica, capace di porre al centro l'essere umano e non la moneta. Altrimenti saremo punto da capo. C'è la crisi e la gente corre al casinò e a giocare al lotto. C'è la crisi e tanti imprenditori, troppi imprenditori, pensano a come farla finita. C'è la crisi e i giovani girano il mappamondo per capire dove andare. C'è la crisi e i malati fanno in tempo a guarire da soli, fintanto che aspettano i tempi biblici della mutua. C'è la crisi e in un attimo perdi lavoro e dignità. Basta.
Una civiltà evoluta dovrebbe essere in grado di vivere degnamente il suo tempo, invece di pensare a come sopravvivere.

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