Ca-u-tautrice

Ieri avevo in programma le "solite" cose da fare: comporre una nuova poesia, avanzare il lavoro sul romanzo e spedire curricula per i quattro angoli della galassia. E invece. Scrivo una nuova canzone.
Sapevate ch'ero cantautrice? No? Nemmeno io.
Ca-u-tautrice, in verità. Perché tanta prudenza è necessaria in questa fase, dove l'entusiasmo potrebbe trasformarsi in avventatezza. Ma non le ho scritte per me queste canzoni... Pertanto sì, saranno presto vostre. Presto... relativamente! I mezzi sono quelli che sono ;)
Eppure i presupposti per comporre non li ho mai posseduti. Mai avuta una band, mai suonato uno strumento prima dei XXV anni, mai avuto una voce soul. Insomma, non era roba per me. Appunto...

Ma ricordo bene, a 17 anni scrivevo dei testi. Rap. Già, non sapevo suonare alcuno strumento allora. Però la penna girava, eccome! E ricordo, componevo dei versi che mai ho capito se fossero canzoni o poesie... Mah...
A 22 anni mi capitò l'occasione per comporre un brano rap in inglese. Sebbene l'episodio rimase circoscritto, pensai: ma se in un'ora riesco a tirare giù dei versi in chiave american rap, cosa potrei fare se solo conoscessi la musica?
Per molto tempo restai in stand-by. Eppure in famiglia mio padre scriveva canzoni, mio cugino pure, mia cugina era (ed è tuttora) una grandissima interprete... Tutti canterini, tutti strumentisti, perfino compositori... E allora dai, è una questione genetica!
Come sempre arrivo tardi alle cose. Ma ci arrivo. Decisi ad un certo punto di intraprendere una formazione musicale, quasi si trattasse di un istinto che non si può ignorare. Formazione un poco in salita se sei una mancina che decide, di botto, a 25 anni, di impugnare la chitarra (al contrario...) e la musica. Mesi di teorie ed esercizi col buon mastro Fabio, questi accordi e queste scale che non sembrano riuscire... Finché cominciano a capitare cose (im)prevedibili. Ecco che mi scappa una canzone, rap.
Durante l'inverno scrivo "Be born again" che proprio rap non è: introspettiva, struggente. Insomma, roba grossa per me. Pochi giorni dopo, eccone un'altra. E poi un'altra ancora...
La creatività esplode. Accidenti, e mo' che faccio?!
Sono fortunata. Il mio amico chitarrista Marco si offre di fare degli arrangiamenti, giacché le mie canzoni non sono che brani acustici solo voce e chitarra classica. Io frattanto mi getto su un altro strumento: la batteria. Anche il mastro Marcello mi butta nella mischia selvaggia di spartiti e letture e rognosi esercizi per le mani e i polsi, aprendomi un mondo nuovo. Ma la strada è bella lunga, ancora.
E tra un solfeggio e l'altro, prendo coscienza della situazione.
La realtà è che scrivo canzoni.
Non sono e mai sarò una cantante, per carità. Ma sono cantautrice o qualcosa del genere. Cautautrice, me lo concedete?
Non importa come andrà a finire, magari niente di che, però quanto mi fa stare bene...
Ogni canzone che scrivo è una piccola finestra che lenta s'apre e chissà quel che ognuno vi vedrà attraverso.
Molto presto. 

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