gioie e amarezze (calcistiche)

Lo ammetto, è stata una domenica amara.
Da juventina ci speravo. La coppa Italia, al di là dello scudetto, aveva un certo valore, dopo anni di digiuno. Il fascino di una finale nella capitale - già vetrina della mitica finale di Champions League '96 - l'inebriante euforia di sollevare un trofeo, la soddisfazione di fare il double... Già.
Tralasciamo le analisi tecnico- tattiche, qui il punto è uno solo: bisogna saper perdere. Specie dopo un anno in cui la Juve di Conte ha abituato i propri tifosi a vincere, vincere, pareggiare al massimo. E invece domenica 20 maggio hanno gioito altri. I napoletani dopo anni di digiuno, senza dimenticare le bellissime feste di Toro e Pescara. Commoventi gioie.
Peccato per chi ieri sera all'Olimpico ha (non)pensato bene di fischiare l'inno di Mameli, fischiando così il proprio inno, la propria patria, se stessi praticamente. Poco importa se i fischi erano rivolti ad Arisa, ai politici, agli avversari. Peccato per Lavezzi che non abbraccia Barzagli nel minuto di raccoglimento, rimanendo così staccato dal cordone. Peccato per Quagliarella che entra e rifila una gomitata all'avversario, rimediando un cartellino rosso. Peccato anche per quella parte di tifoseria granata che è andata oltre ai classici sfottò, arrivando a infrangere le vetrine dello Juve Store (forse per ricambiare l'altro ignobile assalto bianconero al negozio del Toro? Occhio per occhio?). Peccato per chi continuerà a protrarre all'infinito la polemica sulla terza stella, ventidue o ventitré, ventotto, trenta, ognuno veda quanti scudetti vuole, non credo sia così importante. Meglio perdere due titoli perché revocati piuttosto che vincerli a tavolino.
Ma domenica mi sono anche commossa. Mi sono commossa nel vedere la festa del Pescara, che torna dopo vent'anni in serie A. Mi sono commossa per l'addio di Del Piero dopo 19 anni di bianconero. Mi sono commossa pure per il rigore di Drogba, calciato con grande sicurezza, ultimo gesto prima di sollevare il trofeo più prestigioso e salutare i propri colori.
E ora l'Europeo. Potremmo far finta che le rivalità sportive non esistano; potremmo provare a stringerci attorno alla Nazionale di Prandelli, una Nazionale fragile, giovane, sorprendente. Difficile, davvero difficile fare pronostici. Ma Giovinco e Balotelli faranno furore. Azzardo una scommessa su di loro. La Formica Atomica e il Bad Boy, perché no?

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