Racconto camaleonte (prima puntata)

Vorrei lanciare un esperimento che si chiama "racconto camaleonte". Pubblicherò un racconto a puntate, la cui particolarità è di avere un genere dominante che cambia ad ogni episodio. Per ben incominciare ho scelto un inizio thriller.
Vi svelo le parole guida dei prossimi episodi: amore, ironia, azione, magia, e poi ci sarà il gran finale...
Spero possa piacervi, è una cosa assolutamente sperimentale oltre che inedita! Buona lettura ;)

L'OROLOGIO DI ANDREA

PRIMA PUNTATA (paura)

Buio.
La ragazza aprì gli occhi ma non v'era che buio intorno a lei. Si sentiva indolenzita, la nuca le doleva molto. Freddo. Sentiva freddo, mentre cercava di ricordare cosa le fosse accaduto, ma un fastidioso e sinistro rumore la distraeva: non era che l'insistente gocciolare di un vecchio tubo... Doveva trovarsi in uno scantinato. La giovane cominciò a sospirare rumorosamente. Non scorgeva niente e nessuno. Si tirò le ginocchia al petto, passandosi una mano sul polso, alla ricerca dell'orologio che non c'era. Si tastò allora i lobi alla ricerca degli orecchini, niente. Non aveva con sé i suoi effetti personali, questo fu abbastanza per farla singhiozzare affannosamente, nella morsa inquietante del buio. Non v'erano dubbi: era stata sequestrata. La paura divampò feroce in lei, circondata dal rumore pesante delle gocce, dall'odore nauseabondo di quell'ambiente umidiccio, dall'oscurità atroce che le annullava la vista e al contempo le acuiva gli altri sensi...
Ad un tratto la giovane udì dei passi frenetici avvicinarsi. Passi pesanti, scostanti, tremendi. Poi una chiave girò lenta, e un rumoroso cigolio riecheggiò in tutto lo scantinato. La porta si aprì e lasciò filtrare un cono di luce tenue. La giovane indietreggiò fino all'angolo più lontano, cercando di abituare gli occhi al poco di luminosità, e il battito del cuore alla presenza umana. Due uomini incappucciati avanzarono in silenzio verso di lei. "Chi siete? Che volete da me? Che volete da me!" gridò disperata.
Per tutta risposta uno dei due uomini le tirò uno schiaffo violento che le fece sanguinare copiosamente il labbro.
"Zitta devi stare!" rispose il compare. Poi l'altro impugnò una fotocamera digitale e, senza avvertimenti, scattò in sequenza tre fotografie alla poveretta che rimase abbagliata a tal punto dal triplice flash, da cadere distesa sul freddo pavimento.
"E ora vedremo se paparino pagherà!" disse l'uomo, sogghignando.
Un pensiero aleggiò nella testa della ragazza quando l'uomo che reggeva la fotocamera le si avvicinò. Troppo. Temeva potesse farle del male, temeva potesse...
La ragazza inarcò il corpo alla ricerca di un riparo che non c'era. Il malvivente scoppiò a riderle in faccia, poi sollevò il polso per dare un'occhiata al suo orologio. "E' un bel modello, ti dispiace se lo tengo io?" disse sfociando in un'irritante risata. La giovane non ebbe la forza di protestare, nonostante il valore immenso che aveva per lei quell'orologio.
I due sequestratori si avviarono alla porta senza fornire ulteriori spiegazioni, soltanto continuando a ridere.
"No, no! Vi prego, non mi lasciate qui! Non mi lasciate qui!" urlò istintivamente la giovane scattando in piedi. Avrebbe preferito correre il rischio di restare con loro, piuttosto che giacere abbandonata in quel posto immondo.
I malviventi la bloccarono con un ghigno e la spinsero a terra. "Spiacente bellezza, disposizioni del capo, tu resti qui! E fai la brava!" sentenziò l'uomo che le aveva sottratto l'orologio.
I due si avviarono alla porta, confabulando tra loro, incuranti delle urla isteriche della ragazza, che inerme osservò la tenue luce dissiparsi. Rimase sola, tremante e disperata, immersa in un silenzio agghiacciante.
Buio.

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